Storie di donne, letteratura di genere/ 388 – Di Luciana Grillo

Stefania Cavagnoli e Francesca Dragotto: «Sessismo» – Le autrici dimostrano che «usare un linguaggio non sessista può davvero cambiare la realtà»

Titolo: Sessismo
Autrice: Stefania Cavagnoli
Autrice: Francesca Dragotto
 
Editore: Mondadori Università 2021

Pagine
: 216, brossura

Prezzo di copertina: € 16

Di «sessismo» si parla, si scrive e si legge ogni giorno.
Questa pubblicazione espone linguaggi, concetti, situazioni, con il sostegno di citazioni dalle origini più diverse, per chiarire – una volta per tutte – che il problema «sessismo» è universale, sorretto dagli stereotipi di genere che si estendono sul mondo intero.
Particolarmente significativi sono l’esempio di Camilla, una scoiattolina, protagonista di una favola, ai cui genitori la civetta Bertilla chiede: «Un solo cucciolo? Siete contenti lo stesso? Certo, se vi fosse nato anche un bel maschietto sareste stati più felici! Ma bisogna sapersi accontentare!», l’esercizio proposto per rinforzare la coerenza testuale (pag. 34), quando l’unico abbinamento possibile per «Lucia è troppo grassa» risulta «per indossare una minigonna» e le notizie pubblicate dai quotidiani nazionali sulle maschere di bellezza per le bambine di 3 anni, che fin da piccolissime possono usare trucchi, profumi, creme per avere «una pelle più scintillante… giocare ad imitare le madri».
 
Uno dei problemi evidenziati dalle autrici è l’esistenza di «immagini fisse su ciò che compete agli individui in funzione del loro sesso o di altre coordinate sociali… (e quindi) impossibilità, anche in presenza di potenzialità adeguate, di provare a essere ciò che si potrebbe essere».
È evidente insomma il condizionamento che si subisce, fin da bambine, tanto che anche i percorsi di studio risultano ancora oggi diversi.
Il sessismo si manifesta dunque a partire dal linguaggio: quello delle istituzioni (Chiesa compresa) è maschile, frutto di una costruzione politica, di relazioni sociali, di convenzioni, pertanto a chi sostiene che «esistono questioni più importanti che accanirsi sul femminile nella lingua italiana» bisogna rispondere che non nominare le donne è come renderle invisibili, «La necessità di nominare le donne, in tutti i ruoli che rappresentano nella società, è il punto di partenza per un cambiamento effettivo nella realtà linguistica, in modo da poter prevenire e debellare il sessismo. Perché il sessismo passa in primo luogo dalle parole».
 
I dizionari sottolineano tre tipi di sessismo: «Il primo è quello che usa le parole forti, discriminanti, spesso legate ad immagini sessuali e corporali. Il secondo è quello che non nomina, che non usa il femminile nei titoli e nelle professioni, che usa il maschile inclusivo rimandando sempre ad immagini maschili. Il terzo è quello che individua la donna come pericolosa, benché inferiore all’uomo»; a questi, si aggiunge il sessismo benevolo, fatto di vezzeggiativi, solo apparentemente bonario, ma in realtà destinato a sminuire le capacità femminili.
Qualche esempio: l’uomo non sposato è uno scapolo (uomo libero, appetibile), la donna è una zitella (acida, rifiutata, sola); se l’uomo è nervoso, la donna è isterica… e così via, non solo in italiano, ma anche in altre lingue.
 
L’Unione Europea, a questo proposito, considera la parità di genere un diritto fondamentale, una condizione indispensabile perché l’economia sia sana e innovativa.
Per «genere» intende ruoli, comportamenti, attività appropriati per tutti, donne e uomini e propone un decalogo programmatico (in realtà in 7 punti) che parte dalla necessità di liberarsi di violenza e stereotipi e si conclude con l’invito a «Lavorare insieme per un’Europa garante della parità di genere», in cui l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione sia una consuetudine.
All’Unione Europea si affianca l’Onu che già nel 1978 approvò la «Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna», ratificata però da 189 Stati, dall’Italia nel 1985.
 
Oggi si parla di «Contrasto dell’omofobia e della transfobia nonché delle altre discriminazioni riferite all’identità sessuale» (proposta di modifica alla legge 654 del 1974, al decreto legge 122 dell’aprile 1993 convertito dalla legge 205 del giugno 1993 degli onorevoli Boldrini e Speranza, relatore l’onorevole Zan), si propone l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia e si guarda al «discorso giuridico in ottica di vera parità... nel settore del diritto del lavoro (discriminazioni, sessismo, precarietà, concorsi, molestie),… del diritto di famiglia (nuove famiglie, nuovi modelli, nuove responsabilità genitoriali)… del diritto penale…».
 
Un intero capitolo è dedicato ai social in quanto veicoli del sessismo: ci sono esempi eclatanti, la presa di posizione di Michela Murgia e le espressioni violentemente sessiste dei politici.
Un esempio di odio sessista è quello dei numerosi messaggi indirizzati a Lucia Annibali, sfregiata dall’ex fidanzato. Sono «parole per ferire», come scrisse Tullio De Mauro pochi mesi prima di morire.
 
Ma non ci sono soltanto parole, pensiamo agli stupri, al «revenge porn», all’odio riversato su Cécile Kyenge, che è stata Ministra per l’integrazione nel governo Letta, alla senatrice Segre che ogni giorno è raggiunta da almeno 200 messaggi online carichi di odio razziale, a figure note e meno note come Laura Boldrini, già presidente della Camera dei Deputati, Asia Argento, Greta Thunberg, Carola Rackete, Emma Marone, colpite insensatamente per aver pronunciato una frase o avuto un atteggiamento che hanno disturbato i maschi, del cui aspetto fisico non si dice nulla, mentre a una donna – se è magra – si dà dell’anoressica, - se è grossa – della cicciona/palla di lardo.
Nulla di nuovo sotto il sole, se pensiamo che anche Edmondo De Amicis parlò nel 1905 di «atmosfera d’odio»...
 
In conclusione, le autrici insistono sul linguaggio: «usare un linguaggio non sessista può davvero cambiare la realtà, perché attraverso la lingua si dà dignità, o la si toglie, ad atteggiamenti, comportamenti, modalità che stanno alla base degli stereotipi».
Molto ricco l’apparato bibliografico, che è suddiviso in due settori e propone interessanti suggerimenti, tra i quali i testi di Mammaonline/Foggia, curati da autori vari e di Ledizioni, curati da G.I.U.L.I.A.
 
Luciana Grillo - [email protected]
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