La nostra amata Rovereto/ 5 – Di Paolo Farinati
Intervista ad Antonio Fedeli, titolare della «Pantofoleria e pelletteria Fedeli»
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È inizio di dicembre, in una mattinata dal cielo velato di grigio e resa scintillante da qualche fiocco di neve, mi trovo a sostare qualche istante alla Contrada della Crosara, lungo la sinuosa Via Rialto.
Intorno a me palazzi storici e negozi di vari generi. Imbocco in discesa la Via Mercerie, il cui nome ci ricorda la vivace e indimenticata Rovereto veneziana.
Dopo poco più di qualche decina metri mi aspetta sotto lo splendido palazzo Bombieri, di stile liberty di inizio Novecento, un sorridente Antonio Fedeli, attuale titolare di una bottega dalla lunga affascinante storia.
Ho il grande piacere di parlare con lui per una bella ora abbondante, è persona che ben conosce la nostra città e la ama come pochi.
Diamo inizio alla nostra interessante chiacchierata.
Signor Fedeli, buon giorno. I più sinceri complimenti per il suo negozio, col quale ha saputo mantenere a Rovereto una tradizione antica. E oggi è pure uno spazio pregno di storia e un punto originale della nostra città, e particolare lungo l'affascinante via Mercerie. Ci racconta la storia di questa sua attività. Dove e quando nasce? Quali sono oggi i nuovi protagonisti dell'azienda?
«L'attività nasce dal lontano 1934 per desiderio del nonno, Antonio Fedeli (Classe 1904), con la nonna Argentina (Classe 1909).
«La vendita si basava su articoli per calzolai, quindi: gomma, cuoio per suole, tomaie, sgalmere, tacchi, pellami, semenze, arnesi vari.
«Faceva anche consegne a domicilio perché, a quanto raccontava mia nonna, in quegli anni pochi avevano l’automobile, quindi nei paesi vicini, come Terragnolo, Folgaria, Castellano e altri, veniva dato questo servizio.
«La nostra attività è nata in via Mercerie 36, proprio dove si trova tuttora, ubicata nel fantastico palazzo stile Liberty del 1908, Casa Bombieri, e da qui non si è mai spostata.
«Ovviamente nell’ arco del tempo la merceologia si è adeguata alle situazioni, quindi con il calo di calzolai, si è portata la vendita del prodotto finito, come scarpe per uomo e donna, poi venne poi inserita la valigeria e pelletteria, mantenendo sempre gli accessori per calzolai.
«I protagonisti dell'azienda sono stati nei decenni: nonno Antonio e nonna Argentina. Quest’ultima è assolutamente da ricordare perché si può dire che è rimasta in negozio fino all'età di 95 anni. Era la colonna portante e tante persone che vengono in negozio, se la ricordano ancora per tenacia, serietà, impegno, costanza e professionalità. Nel 2010 purtroppo è mancata.
«Tra il 1960 e 1970 , arriva Giovanni, figlio di Antonio e Argentina, che dopo gli studi decide di portare avanti l’attività.
«Nel 1971 apre un secondo negozio in via Mazzini, di calzature più di tendenza e di moda.
«Nel 1974 viene chiuso per motivi di salute di mia madre e, quindi, mio padre intraprese un'attività di rappresentanza, che lo portò fino alla pensione nel 2000.
«Nel 1985 presi le redini io, Antonio Fedeli, classe 1964. Entrai come commesso qualche anno prima, imparai moltissimo dalla nonna e da una brava collaboratrice che rimase con noi per quasi 20 anni.
«Dal 1987 è con me in negozio anche mia sorella.»
Quali sono i marchi, le tipologie di prodotti e i servizi che voi offrite alla clientela?
«I nostri marchi sono: Menphis, Grunland, Giesswein, Arcopedico, Emanuela, BioNatura, Tirol .
«Sono tutte ditte leader nel settore della pantofoleria o della calzatura comfort, per il benessere del piede o per risolvere problematiche che necessitano l'inserimento di plantari o cose simili.
«I servizi offerti alla clientela sono in primis la ricerca assoluta dell’articolo adatto alla persona, al piede, alle esigenze intese come comodità, utilizzo, necessità o bisogno, in tutte le stagioni.
«Inoltre, abbiamo un retrobottega dove si può trovare la parte storica sia nell'arredamento, che nella merceologia da calzolaio, dove effettuiamo lavoretti di applicazione bottoni automatici, rivetti, occhielli e piccole riparazioni a borse e cinture.»
La pantofola, un'amica affettuosa delle nostre giornate e delle nostre serate casalinghe. Come nasce questa grande passione all'interno della Sua famiglia?
«La scelta di specializzazione nella pantofoleria è stata fatta essenzialmente per due motivi.
«Nel 1990, analizzando l'andamento di tutti i nostri articoli, abbiamo constatato che gli scaffali di calzature da esterno avevano poco movimento, invece i pochi articoli che allora facevamo, di pantofoleria e pianelleria avevano un bel giro di magazzino.
«La seconda motivazione, in quegli anni si parlava tanto di specializzazione come chiave per emergere, quindi quando poi nel 1992 abbiamo ristrutturato tutto l'interno, siamo ripartiti come negozio specializzato in pianelleria e pantofoleria.
«Non nascondo che i primi anni, a dispetto di tutti gli studi di marketing, non è stato facile. Per la clientela classica e storica, c'era un certo timore nell’entrare in un negozio esteticamente nuovo e rimodernato, anche se i prezzi non erano cambiati e nemmeno la gestione.»
Quali sono le emozioni che prova ogni giorno nell'entrare nel suo accogliente negozio?
«Bella domanda. Sinceramente variano da periodo a periodo, principalmente perché non tutti i giorni sono uguali, il bello di essere a contatto con la gente, avere dialogo, riceve stimoli, confrontarsi, essere anche un punto di ritrovo anche di amici e conoscenti che passano e ti raccontano le loro giornate e le loro esperienze.
«Poi ci sono le emozioni tristi, dei momenti che l'attività non risponde come dovrebbe, perché niente è scontato. Io non sono a stipendio alla fine del mese e, comunque, la merce è da pagare, come pure le tasse, i contributi previdenziali, gli affitti e lo stipendio del dipendente.»
Lei è imprenditore del commercio conosciuto e stimato in città. Cosa chiede alla nuova Amministrazione comunale per migliorare la nostra Rovereto? E in particolare il suo piccolo ma unico e affascinante centro storico?
«Sicuramente il problema è di viabilità. Lo snodo statale SS12 e rotonda di Piazzale Orsi, a certe ore della giornata, è una cosa invivibile.
«La situazione parcheggi sta migliorando, però, in certe ore, non bastano.
«Il centro storico è una chicca, basterebbe mantenerlo pulito e ordinato, ad esempio nella nostra Via Mercerie, comunque ognuno fa la sua parte e mi sembra sia decorosa.
«Ho aderito, e spero con esito positivo, all'iniziativa del Bonus 50% per le attività, per il rifacimento delle parti esterne. In questo senso una bella rinfrescata a tutte le facciate non sarebbe male.»
Come far conoscere di più ai turisti italiani e stranieri questa nostra amata città? Quali sono per lei i punti forti di Rovereto?
«Promozione, Promozione, Promozione! Bassano del Grappa solo con un ponte fa numeri da paura!
«Su questo punto sono un po’ critico con l'APT, mi sembra che potrebbe fare molto di più.
«I punti forti e qualificanti di Rovereto li sappiamo: il Castello con il fantastico Museo della Guerra, che si potrebbe anche ampliare, visti tutti i lasciti importanti ma non esposti, anche perché purtroppo non essendo pubblico, arranca sotto l'aspetto economico.
«Poi la nostra unica Campana dei Caduti, il Museo Civico e il MART, ovviamente, dove non manco mai alle mostre proposte con guida. Quando lo visito mi sembra di essere in una città di ben altre dimensioni rispetto a Rovereto.»
I nostri giovani coltivano sempre le loro giuste nuove ambizioni, i loro sogni: come coinvolgerli in attività commerciali e artigianali preziose e stimolanti come la sua?
«Bisognerebbe essere più campanilisti, decantare le nostre qualità, ricordare la nostra storia.
«Quando ero adolescente, o poco più, facevano la Mostra dell’Artigianato. Ovviamente era un motivo per incontrarsi con amici, girare per la città, c'erano manifestazioni importanti, vedevi antichi mestieri o quasi, almeno sapevi quali ditte, artigiani e fabbriche c'erano a Rovereto. Conoscevi la città anche sotto l'aspetto storico, entrando nelle corti, negli androni e percorrendo vicoli mai conosciuti.
«Coinvolgere i giovani con stage formativi e professionali. Infatti ho avuto dei ragazzi che hanno, per diverse situazioni, allestito le mie vetrine, visto che il loro indirizzo di studio era proprio quello.»
Le parole innovazione e qualità sono per lei il pane quotidiano. Come vive giornalmente questa filosofia aziendale e personale?
«Sono attratto dall’innovazione soprattutto per oggetti tecnologici e mi aiuta anche la mia passione musicale. Per fortuna anche grazie a quest'ultima sono riuscito a mettere le mani sui computer che ora sono indispensabili per qualsiasi mansione.
«Ovviamente in attività lo adopero per spedire mail alle mie aziende fornitrici e ai clienti. Inoltre uso internet per conoscere altre aziende, confrontare prezzi, offerte.
«Negli ultimi anni mi sono avvicinato ai social, quali Facebook e Instagram, dove ho profili personali e aziendali, che gestisco in modo semplice e personale.
«La mia speranza per il futuro è che mia figlia, la quale sta studiando Advertising e Web Marketing allo IUSVE di Verona, mi possa supportare in tutto questo.»
La convivenza con il Covid19 non è semplice. Lei come si è organizzato?
«Sono stato attento a tutte le disposizioni della mia Associazione di categoria, dove è stato istituito un canale whatsapp, e in più riceviamo email giornaliere, che mi danno il giusto supporto.
«Ho frequentato anche il Corso Covid per titolare, come responsabile della sicurezza.
«Abbiamo segnato i percorsi, posizionato il gel lavamani, appeso tutte le locandine per promuovere le linee guida. Serviamo sempre con mascherina e a distanza di sicurezza. Ci laviamo le mani ad ogni cliente. Sterilizziamo bancomat ad ogni transazione e ho uno spray disinfettante per le calzature provate.
Le chiedo, infine, un messaggio di fiducia da far arrivare a tutti i nostri concittadini.
«Il messaggio è uno solo.
«Usufruite delle nostre attività, che sono tessuto sociale, esercitano un controllo del territorio, mantengono le vie illuminate, offrono qualità e senso della vita cittadina, creano dialogo vero e non da social e, quindi, danno autentico contatto umano.
«Sotto l'aspetto commerciale, il prodotto lo puoi toccare, provare e avere subito, non attenderlo giorni da un corriere.
«Se più persone usufruiscono delle attività, queste ultime possono investire sempre di più nell'offerta di prodotti, proponendo alternative di marchi, di articoli, di colori, di assortimento in genere.
«Il benessere non è del singolo ma di un'intera comunità. Anche per un senso circolare delle cose: sto bene io, quindi vengo a comprare da te.»
Paolo Farinati – [email protected]