Le determinanti del successo per una regione. L’importanza dell’«Innovazione»

Sempre più necessario conoscere e studiare il fattore «capitale sociale» in funzione di una sempre maggiore esigenza di sviluppo dell'innovazione e della tecnologia

Sala conferenze della Banca di Trento e Bolzano questa mattina era praticamente al completo per un argomento di grande attualità: l'analisi del fattore innovazione e il suo collegamento al concetto di «capitale sociale». Dopo una breve introduzione a cura del direttore della Banca, la dottoressa Capello, del Politecnico di Milano, ha iniziato ad esporre i suoi studi esponendo ai presenti un quesito: «Quale ruolo gioca l'innovazione sulla crescita regionale?».

Per spiegare ciò la Capello fa un breve excursus storico partendo dagli anni 50, quando la capacità produttiva dipendeva dal capitale e dal lavoro; in questa fase tutto quello che i fattori produttivi non erano in grado di spiegare dipendeva dall'innovazione, la quale era vista ancora come una sorta di «manna dal cielo», insomma un fattore non ben definito.
Una parziale evoluzione si ebbe negli anni '70, quando si iniziò a comprendere come l'innovazione dipendesse strettamente dalle caratteristiche della regione in cui si sviluppa, ed in particolare, dalla sua capacità di saper sfruttare i nuovi input tecnologici.
Ma bisognerà aspettare gli anni '90 per avere un ulteriore passo avanti, con le varie aziende che cambieranno radicalmente «modus operandi», diffondendo il proprio grado di innovazione al di fuori dell'azienda stessa e aprendosi dunque a contatti con altre organismi dello stesso settore che garantiranno sempre maggiori successi di innovazione e quindi di produzione.
La «prossimità spaziale» è dunque in questa fase caratterizzante per l'incremento dell'innovazione. «Questo cammino troverà il suo compimento negli anni '00, periodo nel quale - sostiene la Capello, - gli attori iniziano a saper piegare l'innovazione secondo le proprie esigenze, ottimizzando nel miglior modo il processo produttivo.»

In seguito tra i numerosi altri interventi della tavola rotonda odierna, la professoressa Masciorelli dell'Università di Trento, ha fornito una definizione particolarmente interessante del concetto di «Capitale Sociale» definendolo come «uno stock esistente di relazioni sociali in una società» ed in particolare individuandone due dimensioni: una strutturale che vedrebbe l'insieme delle relazioni e delle interazioni formali tra gli individui, ed una dimensione relazionale che consisterebbe in alcune risorse radicate in queste relazioni.
In conclusione, la professoressa Masciorelli collega in modo brillante il concetto di innovazione con quello di capitale sociale, sostenendo come «essere localizzati in Regioni con un alto grado di capitale sociale, favorisce la propensione all'innovazione».

(jm)