La leggenda del Settebello: i trionfi della pallanuoto italiana

Settant’anni di storia della pallanuoto mondiale italiana raccontati da alcuni fra i suoi maggiori protagonisti di ieri e di oggi

Settant’anni di storia della pallanuoto italiana raccontati da alcuni fra i suoi maggiori protagonisti di ieri e di oggi. Sono quelli rivissuti questo pomeriggio al Festival dello Sport di Trento nell’evento «Settebello l’originale» per un viaggio fra ricordi, emozioni e trioni nella storia di una Nazionale che ha scritto pagine  memorabili e ha fatto innamorare gli sportivi italiani.
Sul palco, intervistati dai giornalisti della Gazzetta dello Sport, Eraldo Pizzo, Sandro Campagna, Gianni De Magistris, Marco Del Lungo, Pietro Figlioli, Ratko Rudic, Carlo Silipo e Stefano Tempesti.
 
La narrazione legata alla pallanuoto azzurra, lo sport di squadra più antico nel programma olimpico assieme al calcio, è iniziata da una figura leggendaria del Settebello come quella di Eraldo Pizzo, 82 anni vissuti con la passione per lo sport, sempre accompagnato dal soprannome di «il caimano» datogli da un compagno di squadra perché, al momento giusto, emergeva dall’acqua come un coccodrillo.
In attività fino ai 44 anni Pizzo ha tracciato un parallelo fra la pallanuoto di ieri e quella di oggi.
«Quando ho iniziato io si giocava in mare e non nelle piscine come avvenne in seguito. Purtroppo molte delle piscine di ieri sono anche quelle di oggi e questo è un vero problema per la pallanuoto italiana che non dispone di impianti adeguati come in molti casi accade all’estero.»
 

 
Per Pizzo la pallanuoto italiana avrebbe bisogno di una maggiore pubblicità e una soluzione potrebbe essere quella di riportarla in estate in una dimensione legata al mare con tornei ed eventi studiati ad hoc.
Fra gli aneddoti raccontati da Eraldo Pizzo quello sull’oro olimpico conquistato a Roma nel 1960.
«Il nostro trionfo fu oscurato dall’incredibile vittoria di Livio Berruti nei 200 metri. La sua impresa ci ha rovinato un pochino la festa e ogni volta che lo sento non mi dimentico di ricordarglielo.»
 
Un altro fuoriclasse della pallanuoto italiana è stato il fiorentino Gianni De Magistris, uno, per capirci, capace di conquistare per 16 anni consecutivi il titolo di capocannoniere del campionato.
«È un record – ha sottolineato De Magistris – a cui tengo molto e credo assai difficile da battere. Io ho vissuto negli anni ’70 un momento magico della pallanuoto, circondata da grande entusiasmo, palazzetti pieni e voglia di intraprendere questo sport nei giovani.
«Credo che gli italiani amino questo sport ma che, a parte nei momenti dei grandi trionfi, abbia poca visibilità e sia penalizzato anche da impianti inadeguati e obsoleti.»
 

 
Sulle maggiori differenze fra la pallanuoto del passato e quella del terzo millennio De Magitris non ha dubbi.
«La mia era una pallanuoto che lasciava più spazio all’estro e alla fantasia mentre quella che vedo è più legata alla fisicità e alla potenza. Credo che ci si divertisse di più sia in acqua che sugli spalti.»
Al nome di Ratko Rudic, considerato come l’allenatore più grande e carismatico di tutti i tempi, sono legati alcuni dei trionfi del Settebello.
«Ad animarmi – ha raccontato l’allenatore croato – è sempre stata la passione per la pallanuoto : ero un buon giocatore e poi ho subito incominciato a studiare da allenatore.
«Ero ambizioso, non lo nascondo, e non smettevo mai di fare esperimenti e ricerche per preparare al meglio le mie squadre.»
 

 
Quando è arrivato in Italia Ratko Rudic si è trovato davanti una realtà diversa da quella che conosceva.
«La nazionale giocava a zona per evitare di soccombere davanti ad atleti spesso più potenti fisicamente. Io ho subito spiegato ai miei giocatori che non si doveva aver timore, ci voleva coraggio e bisognava affrontarli con la giusta tattica ed intelligenza in campo.
«La mia convinzione, allora come oggi, è che le partite si giocano e si vincono con una perfetta combinazione di piano mentale e fisico.»
Un insegnamento che ha fatto suo anche l’attuale Ct della Nazionale Sandro Campagna reduce con il suo Settebello dall’ultimo trionfo azzurro lo scorso luglio ai mondiali di Gwangju in Corea del Sud.
«Per me Rudic è stato un maestro capace di farci migliorare come atleti e come uomini. Mi ha insegnato a curare sia la psicologia, che l’aspetto fisico dei miei giocatori per fargli dare sempre il massimo.»
 
Sul suo ruolo di c.t. della Nazionale ha invece spiegato.
«La tecnologia oggi ci aiuta a studiare tutti i dettagli sui nostri atleti e i segreti degli avversari. Sono partito dal Vhs per arrivare ai mezzi sofisticati di oggi: una rivoluzione che si lega anche alla pallavolo di oggi che si gioca in una maniera molto più veloce e questo ci ha spinti a cambiare anche le modalità di allentamento e a gestire diversamente gli atleti in acqua.»
Il prossimo obiettivo del Settebello sono le Olimpiadi di Tokio del 2020 e con la giusta dose di scaramanzia Sandro Campagna ha spiegato come «Per me sarebbe un sogno vincere la medaglia d’oro olimpica che non ho ottenuto neanche da atleta. Posso solo dire che è alla nostra portata ma non sarà facile vista la qualità dei nostri avversari.»
Quel che è certo è che anche in questa occasione il Settebello avrà al suo fianco il pubblico entusiasta che ha affollato l’incontro al Festival delle Sport concluso fra autografi e selfie.