Cartoline di Bruno Lucchi: Scogliera Viva, Caorle 2008

La pietra è dura e per essere lavorata ha bisogno di attrezzature pesanti e tanta forza

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Confidenze fra scultori.
Dopo la cartolina su ex Villa Presti-Serlini di Ospitaletto in provincia di Brescia a breve aperta al pubblico e dedicata allo scultore Domenico Ghidoni in cui vi confidavo un inizio di dialogo con lo stesso mentre modellavo una nuova scultura, ho deciso di dirvi qualcosa di più in merito.
Ebbene, la nostra conversazione ha preso una piega interessante riportandomi al 2008 invitato alla manifestazione Scogliera viva a Caorle in provincia di Venezia. Un Simposio.
Una galleria d’arte in riva al mare. Unica nel suo genere in tutto il mondo. Impossibile mancare.
 
Scolpire la pietra. Per me prima e unica volta.
Ne ho parlato con lo scultore Domenico Ghidoni. Confidare ad uno scultore che ha lavorato una vita intera con la pietra di aver fatto una sola esperienza con questa materia ripromettendomi di non ripeterla mai più è stata una sorta di liberazione.
L’ammissione di un mio limite dei confronti della materia. La pietra è dura con chi non l’accarezza, la coccola, per far uscire delle maestose opere d’arte. Così è stato per me.
Ho chiesto come abbia trovato la forza di abbracciare la pietra. Un materiale così complicato da gestire, così duro, non solo in apparenza.
 
Mi rivolgo a lui e vedo i suoi occhi illuminati. Il suo sguardo è stato attirato dalla luce del sole che entrava dall’esterno del laboratorio e ha iniziato a parlare:
«Vedi Bruno, come tutte le cose… ognuno trova la sua dimensione in quello che fa. La materia usata dipende anche dalla forza che hai dentro.
«Nel mio caso più duro era il materiale, più la mia voglia di far uscire quello che ci intravedevo aumentava… capisco che per i più un sasso è un sasso.
«Per me rappresentava un punto di partenza dove la mia voglia di dare forma ai pensieri usciva prepotente. L’ho sempre voluto fortemente e quello che ho creato è lo specchio della mia anima.»
 
Potete immaginare come mi sono sentito.
Sono quasi cinquant’anni che uso l’argilla, l’unico materiale che non ha bisogno di strumenti per essere lavorato e il contatto è direttamente mani e materia. Solamente con il tatto. La creta è morbida e con un po’ di esperienza consente lavorazioni che a volte sorprendono anche l’artista.
 
Chiaramente ho fatto presente il mio sgomento, ma lui per tutta risposta ha commentato: «Ricorda, sii sempre orgoglioso di quello che sei…di conseguenza sarai sempre orgoglioso di quello che fai». Mi fermo qua.
La conversazione poi ha preso una piega più rilassata quando Domenico Ghidoni ha cominciato a raccontarmi alcuni aneddoti di vita personale. Naturalmente questa è un'altra storia e certe confidenze fra uomini restano tali.
 
Ritornando alla manifestazione a Caorle, vi voglio lasciare alcune interessanti indicazioni.
È nata nel 1992 da un’idea dello scultore trevigiano Sergio Longo che trasformò per primo uno dei massi in trachite euganea in una scultura che raffigura Nettuno il dio del mare.
L’interesse e il clamore di quelle prime opere convinsero l’azienda di promozione turistica di allora nel proseguire l’avventura organizzando un vero e proprio simposio di scultura internazionale, inizialmente a cadenza annuale e poi biennale.
Sono più di cento le opere che in trent’anni hanno arricchiti la passeggiata del lungomare che porta al santuario della madonna dell’Angelo trasformando la scogliera frangi-flutti con i suoi massi scolpiti da artisti di fama internazionali in una grande galleria a cielo aperto visitata da migliaia di turisti provenienti soprattutto dall’Europa.
 
Come da tradizione, durante il simposio, anch’io ho lavorato sotto gli occhi del pubblico che ha potuto seguire tutte le fasi della realizzazione dell’opere.
La pietra è dura e per essere lavorata ha bisogno di attrezzature pesanti e di tanta forza. Polvere, tanta polvere.
Le mie mani e la mia schiena non dimenticheranno facilmente quell’avventura. Ricorderò per sempre la bella esperienza fatta con gli altri scultori che con me hanno lavorato in quell’edizione.
 
Dal sito di Scogliera Viva nel catalogo del 2008 trovate:
LUCCHI BRUNO Italia, Androgino, 2008
«La figura evocata dalla scultura presenta una fronte ampia, uno sguardo enigmatico dalle orbite infossate e capelli simili a lembi dell’anima. Questa figura, sottendendo arcane presenze, si proietta quale custode del tempo a testimonianza del presente.»
Celiberti Giorgio, Ciulla Girolamo, Licata Riccardo, Serra Margherita, Atchugarry Pablo, Gonzales Alba, alcuni amici e autori delle opere sulla scogliera informe che aveva l’unico scopo di difendere dalla furia del mare la splendida città di Caorle, un esempio virtuoso di metamorfosi di un’opera utile in bellezza.
 
Bruno Lucchi



























 Bruno Lucchi 
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