Storie di donne, letteratura di genere/ 378 – Di Luciana Grillo
Maria Teresa Giaveri, «Lady Montagu e il dragomanno, viaggio avventuroso alle origini dei vaccini» – L'intuito di una donna che ha visto più lontano dei medici
Titolo: Lady Montagu e il dragomanno. Viaggio
avventuroso alle origini dei vaccini
Autrice: Maria Teresa Giaveri
Editore: Neri Pozza 2021
Pagine: 160, Brossura
Prezzo di copertina: € 17
Mentre da più di un anno viviamo bombardati da notizie spesso contrastanti sulla pandemia e sui vaccini, questo romanzo ci trasporta nel mondo dell’aristocrazia inglese, ci presenta la moglie di un ambasciatore che viaggia al seguito del marito, fratello della sua amica più cara scomparsa prematuramente, e raggiunge la Turchia, attraversando mezza Europa all’andata e in parte via mare al ritorno.
Lady Mary Wortley Montagu descrive Vienna e Praga, Dresda e Hannover, Belgrado e Adrianopoli, Budapest, boschi, praterie e campi segnati dalle battaglie, il Danubio ghiacciato... «in ogni luogo la famiglia dell’ambasciatore inglese era ricevuta dai governatori locali, che l’alloggiavano nelle loro residenze o nei migliori palazzi».
A Costantinopoli la carovana arriva nel maggio 1717: lady Montagu è colta e curiosa, dalla carrozza osserva la città e la gente, distingue i turchi dai greci e dagli ebrei, «in un intrecciarsi vivace dei vari costumi che di ciascuno dicevano l’origine, la funzione, il livello sociale… era un mondo fatto di bellezza e di crudeltà… di potere sfrenato e di paura organizzata».
Non tarda a fare amicizia con l’ambasciatrice francese, Madame de Bonnac, a scoprire il fascino della città, l’era dei tulipani, i bei palazzi, le fontane splendide, i luoghi «proibiti» come il bagno turco affollato da donne nude, elegantemente esposte agli sguardi, senza stupore o curiosità o compiacimento, e l’harem.
Analizza la condizione femminile e la confronta con quella europea: «le donne non hanno molto da temere dal risentimento dei mariti, dato che quelle ricche hanno in mano tutto il loro patrimonio, che portano con sé in caso di divorzio, con un’aggiunta che egli è obbligato a dare».
La lady ha l’occasione di incontrare persone affascinanti, sempre guidata dal «primo dragomanno» che è interprete, traduttore, medico, esperto della cultura turca, conoscitore del diritto, dei rapporti diplomatici e commerciali fra Stati, figura indispensabile nei rapporti con l’Oriente.
Lady Mary conosce il terribile male del suo tempo, il vaiolo, che le ha deturpato il viso, e quando sente parlare di una nuova pratica medica («È un metodo inquietante: prevede di sconfiggere la peggiore fra le pestilenze che hanno decimato l’umanità nel corso di secoli, il vaiolo») non esita a informarsi con serietà, ad entusiasmarsi tanto da volere che anche suo figlio venga sottoposto all’inoculazione.
Di questa pratica, in realtà, si era già parlato, presso l’Università di Padova e gli studiosi erano Emanuel Timoni e Giacomo Pilarino, ma i testi che avevano pubblicato erano passati del tutto inosservati e i due studiosi morirono a breve distanza di tempo, nel 1718.
Intanto, il lavoro diplomatico di Montagu non sembra andare a buon fine e anche i rapporti fra la lady e le signore più influenti segnano il passo, tanto che la famiglia si vede costretta a tornare in Inghilterra, e «la bella stagione invita a viaggiare per mare».
Senza fermarsi in Grecia, «terra non più di dei ma di briganti», la famiglia Wortley sosta a Tunisi, ma «è ormai luglio e il sole ferisce crudelmente gli occhi senza ciglia di Mary alla ricerca delle antiche tracce di Cartagine…».
Approdati a Genova, i coniugi decidono di tornare a casa via terra e affidano i figli alla balia, che li accompagnerà in Inghilterra per mare. Torino, Lione, Parigi sono tappe del viaggio di ritorno.
Intanto, l’epidemia di vaiolo si ripresenta e Mary chiede al medico di inoculare la figlia di tre anni.
È il 1721, «la prima variolizzazione su suolo inglese si compie con tanto successo che uno dei due testimoni, il dottor James Keith, i cui figli erano morti di vaiolo, decide di sottoporvi l’unico figlio che gli è rimasto».
Come capita anche ai nostri giorni, si crearono due partiti, uno a favore, l’altro contrario all’inoculazione; la pratica, proposta per giunta da una donna e appoggiata da un’altra, spinse il cappellano a proferire minacciosamente dal pulpito versetti biblici; la principessa del Galles, invece, convinta da Mary, chiede al marito di far variolizzare gli eredi della famiglia reale.
L’idea ha intanto attraversato l’oceano e ha trovato sostenitori a Boston, dove il vaiolo infuria negli stessi mesi in cui colpisce l’Inghilterra.
Altri si affermano in Italia, tra questi Angelo Gatti, mentre in Francia si chiedono illustri pareri alla Sorbona «che, per statuto, è incaricata di decidere quando un cristiano deve essere salassato e purgato» e che poi vorrà soltanto tollerare la pratica.
Nel corso degli anni, si succedono vari avvenimenti, per lady Mary nasce anche l’amore per un affascinante italiano, Francesco Algarotti; per tutte le donne si apre il mondo delle scienze con la pubblicazione del «Newtonianismo per le dame»; lady Mary trascorre lunghi periodi in Italia, e da Venezia scrive all’Algarotti: «…mi trovo molto più a mio agio che a Londra. Certo lascerei una seconda volta tutte le comodità della mia vita per fare la felicità della vostra…», ma un incontro deludente a Torino nel 1741 sancisce la fine delle illusioni. Madame Montagu è comunque molto apprezzata in Italia, «i colti interlocutori italiani si stupiscono che non abbia mai pubblicato nulla…lei scrive per diletto personale…ammira spettacoli musicali… nelle sue lettere le descrizioni paesaggistiche e gli episodi vissuti si alternano a osservazioni acute sulle popolazioni osservate…».
L’Illuminismo avanza, dal Portogallo alla Russia, «Illuminismo non significa solo fiducia nella ragione e nelle scienze… si propone una scrittura vivace, divulgativa, che infrange le barriere dei saperi e dei poteri (medico, religioso, politico)», anche Pietro Verri sul giornale «Il caffè» prende la parola a proposito del vaiolo: «La vera natura del vaiolo mi è ignota… e so che i medici, maestri e guida degli altri, sono nella stessa ignoranza in cui sono io», e aggiunge che in Europa, su 24.167 inoculazioni eseguite, solo 19 hanno avuto un esito infausto. E il 1766.
Giaveri ci offre una interessante curiosità: l’inoculazione a un certo punto diventa vaccinazione, perché un agricoltore inglese, colpito e guarito dal vaiolo, inocula nel braccio dei suoi familiari il pus prelevato da una vacca ammalata. Chi lo sapeva?
La lettura di questo romanzo, scritto con garbo e rigore, mi ha fatto pensare al ’700, ai Lumi, all’intuito di una donna che ha visto più lontano dei medici e degli scienziati, alla fatica che ha dovuto fare per essere convincente e credibile… benché donna!
Luciana Grillo – [email protected]
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