«Che cosa credete, che non veda il filo spinato?»
Nell'omelia di Natale, Vescovo Lauro cita Etty Hillesum, ebrea olandese vittima dell’Olocausto
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«Natale racconta non solo un Dio che ama, ma un Dio che si lascia amare. E chi non si lascia amare, in realtà non ama nessuno.»
È un passaggio dell’omelia pronunciata alle ore 10 di oggi, Natale 2023, dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nel solenne pontificale in Cattedrale.
Monsignor Tisi esordisce citando le parole di speranza di Etty Hillesum, vittima dell’Olocausto, capace di «vedere – commenta Tisi – anche nel posto più indicibile come un campo di concentramento, uno spiraglio di luce».
«Il volto di Dio che si fa Bambino, piccolo, fragile, vulnerabile – aggiunge don Lauro – è lo spicchio di cielo che può squarciare le tenebre di quest’ora drammatica.»
«La sua vulnerabilità, la sua fragilità, incredibilmente è forza, è vita, – argomenta l’Arcivescovo riprendendo il “fotogramma evangelico” con le parole dell’angelo ai pastori. – Questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.»
Il fatto di «non accettare la vulnerabilità, sognare di essere invulnerabili è il male dei mali» sottolinea monsignor Tisi, annunciando che «Dio viene a liberarci da questa schiavitù e a offrirci salvezza».
«Egli – attesta l’Arcivescovo – ci salva dalla paura che il far posto all’altro, accreditarlo, porti alla rovina di noi stessi.
«Grazie al Dio di Betlemme abbiamo la possibilità di fare esperienza che lasciare entrare e accogliere l’altro nella vita è beatitudine, antidoto alla morte, liberazione dall’ossessione di sé.»
«Da dove, allora, fiorisce la speranza? – S’interroga infine don Lauro. – Dalla disponibilità, è la risposta alla luce del Vangelo a lasciarsi avvolgere in fasce. Dal riconoscere il bisogno viscerale di essere amati.»