La strategia di Alessandro Baracetti – Di Nadia Clementi

Il candidato sindaco di Trento per il centro destra: «Abbiamo una bellissima urbs, ora va costruita la civitas»

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È nato e cresciuto a Trento: vive a Villazzano con sua moglie Serena e il piccolo Giulio.
Si è diplomato al Collegio Arcivescovile e ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso la Facoltà di Trento discutendo una tesi in diritto ecclesiastico sulla libertà religiosa nel rapporto di lavoro.
Dopo la laurea, ha intrapreso la professione forense e ora è titolare di uno studio legale.
È stato consigliere e Tesoriere dell’Ordine di Trento sino alle dimissioni rese per dar seguito all’impegno politico per le amministrative 2020.
È giudice sportivo per FGCI.
Ha aderito all’associazionismo a tutela dei diritti degli animali e per la tutela dell’ambiente.
La sua passione: la montagna, come natura e cultura.


Dottor Baracetti, improvvisamente alla ribalta. Come è sorta l’idea? Qual è stato l’incipit? Ci racconta come è avvenuta la scelta?
«Le forze politiche del centro destra autonomista hanno creduto nella forza civica del cambiamento per la città di Trento. Così hanno condiviso alcuni ideali: visione politica di centro destra, cultura e pratica autonomista, qualità morali, stima professionale, assenza di legami o militanza partitica, capacità di sostenere la dialettica politica, conoscenza e attenzione al territorio e alle sue esigenze. In ragione di ciò, mi hanno chiesto la disponibilità alla candidatura.
«Quando assumo un impegno lo faccio con serietà: ho dato la mia parola e, sino in fondo, sosterrò la competizione elettorale per consentire a Trento il cambiamento.
 
Cosa si intende per «cambiamento»?
«La parola cambiamento non significa rivoluzione, ma segna una svolta positiva: non sono un disfattista, bensì realista. Le forze politiche del centro sinistra occupano da lustri le stanze di Palazzo Thun: si è creato, anno dopo anno, un vero e proprio dominio politico, che è diventato anche un sistema che dà visibilità solo ai propri sostenitori.
«Per questa ragione, molti hanno accolto il mio nome con l’esclamazione: non lo conosco. Rivendico questo dato con orgoglio: non faccio parte di alcun sistema. Mi sono accreditato per la mia persona: un professionista, serio, moderato e determinato.
«Non sono un politico in senso classico ma sono sostenuto da partiti di grande tradizione e attualità rappresentativa: i partiti e i movimenti che mi appoggiano hanno deciso, per Trento, di mettere al centro il cittadino e non l’ideologia. E lo hanno fatto partendo dal loro sindaco: chi guiderà le scelte d’intesa, lo farà a partire dalla prospettiva del cittadino, con la competenza e la disposizione del professionista che ogni giorno sa di dover conquistare e mantenere la fiducia.»
 


Quali sono i partiti che l’appoggiano?
«La colazione è composta da partiti e formazioni civiche. I partiti sono Lega, Forza Italia, Fratelli D’Italia, Cambiamo di Toti, La Civica, Autonomisti Popolari.
«Sostengono il cambiamento che rappresento anche altre liste civiche che presenteremo nel corso della nostra campagna elettorale.
«Ci sarà anche una mia lista, di persone animate dalla volontà di prestare la propria professionalità e la passione nel fare bene per Trento.»
 
Cosa le fa pensare di potercela fare a diventare sindaco?
«La mia visione politica comporta un mutamento di paradigma, che intercetta bisogni emergenti da tempo e divenuti ancora più distinti dopo le vicende sociali ed economiche generate dalla pandemia. Mi riferisco all’esigenza che la politica, anche locale, torni a mettere al centro della sua azione il cittadino, con le sue esigenze concrete e primarie. L’oggetto di cura dell’azione politica devono essere tutti i cittadini, indistintamente.
«Dico questo perché, dalla dialettica elettorale attuale, emerge una tendenza: il centro sinistra sta agendo per conservare il potere politico, perseverando in un messaggio che contrappone loro agli altri sulla base della mera appartenenza ideologica; la coalizione da me rappresentata ha come fine dare voce a tutti i cittadini, riportando al centro dell’attenzione il valore dell’essere comunità.
«In questo momento storico è necessario agevolare l’intraprendenza economica: per questa ragione, la guida della città deve essere svincolata da interessi di campo e deve trovare la linea guida nella meritocrazia.
«Per me essere sindaco di Trento significa sempre e comunque praticare l’autonomia: l’azione amministrativa deve sapere difendere la storia e valorizzare la nostra specificità e le relazioni territoriali che l’hanno costituita.
«Questa è la mia visione e la poterò avanti rimandando fedele al mio essere, diretto e senza sovrastrutture.
 

 
Qual è la città di Trento che lei vorrebbe costruire da sindaco? Quale è lo slogan della campagna?
«Il mio impegno nasce da un bisogno diffuso: Trento è certamente bella, lo è per natura, ma nel tempo è degradata, per sicurezza e decoro, e non ha avuto slanci. L’amministrazione comunale uscente si è adagiata, ha continuato a galleggiare limitandosi a non affondare. Sono state ignorate richieste di attenzione che riguardano la vita di chi abita e lavora a Trento. Si è accentuata una separazione tra il centro e le circoscrizioni, sia dal punto di vista ambientale sia politico, provocando serie lacerazioni.
«Date queste premesse, è il momento di fare.
«Il bene politico più grande, che spetta all’amministrazione, è quello di portare i privati, in ogni campo, ad esprimere la propria intraprendenza. Voglio sognare una Trento elegante, decorosa, attiva, socialmente unita, proiettata al futuro. I piedi vanno tenuti saldi a terra: l’emergenza sanitaria ha comportato misure eccezionali e scenari nuovi. Mi voglio comportare come un padre di famiglia, positivo e ambizioso, e soprattutto buon gestore: che fa illuminare di gioia gli occhi del figlio con promesse che sa essere realizzabili.»
 
Quale è la sua strategia per vincere le elezioni?
«La mia strategia è essere me stesso: un uomo concreto, senza sovrastrutture, onesto e svincolato alle logiche del potere, che lotta ogni giorno per un grande ideale: dare a Trento la possibilità di un cambiamento.»
 
Ora le facciamo delle domande concrete. È favorevole al centro polifunzionale di Piedicastello, con auditorium adatto alla città invasa dai Festival, con la location di fiere decentrata ma collegata al centro città e con il ponte funzionale per pedoni e biciclette da Piedicastello a Piazzale Sanseverino? È tutta roba che doveva essere pronta da due anni…
«Tutte le azioni devono essere coordinate e pensate per creare uno sviluppo armonico. La città ha bisogno di un piano di sviluppo interconnesso: non si possono pensare porzioni di città destinate a accendersi e spegnersi in relazione alle funzioni specifiche. La città deve vivere su tutta la sua estensione e non deve essere parcellizzata.»
 

 
Seconda domanda. Che ne pensa dell’ascensore turistico che dalle Gallerie di Piedicastello porti sul top del Doss Trento? Sarebbe il recupero dei più bei giardini pubblici della città, che la gente ha difficoltà a raggiungere. Tutti si sono dichiarati favorevoli (anche gli Alpini), ma nessuno ha avuto coraggio di portarlo avanti.
«Ritengo che il Doss Trento, con i suoi giardini e punti di interesse storico-artistico, sia un luogo che va riportato all’interno della città vissuta. Ciò, nella mia visione, comporta interventi non solo per facilitare l’accesso ma anche per consentire, a chi lo frequenti, di trovare lì più gradevole la permanenza.»
 
Il collegamento con Mesiano? Il progetto è pronto ma…
«È certa la necessità di avere un collegamento efficiente tra la città e la collina, al servizio di studenti e residenti. Occorre valutare la possibilità di espansione dei mezzi di comunicazione già esistenti: mi riferisco alla ferrovia della Valsugana che potrebbe diventare una veloce metropolitana di superficie, con beneficio esteso anche ad altri punti di contatto cittadino.»
 
Questi erano i nostri sogni. Ora ci dica quali sono i suoi sogni. Come sarebbe la città di Trento griffata Alessandro Baracetti?
«La città dei sogni va pensata e immaginata per più generazioni. Sogno una città green dove la persona sarà in continuo contatto e immersa nella natura. Dove l’energia rinnovabile fornirà la forza necessaria alle esigenze cittadine. Dove la mobilità sarà a guida autonoma. Dove la città sarà accogliente per il cittadino ed il parco l’estensione naturale della propria abitazione. Dove le tradizioni vivono e si rinnovano. Dove Trento sia al top di ogni classifica per sicurezza e stile di vita.»

Nadia Clementi – [email protected]