L’ombra. Quando a teatro va in scena l’inconscio – Di G. Maiolo psicoanalista

L’ombra è un fatto fisico, esiste e la vedi proiettata dietro, presente nella lunghezza dello spazio ma allo stesso tempo effimera perché non la afferri…

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L’ombra è un fatto fisico, esiste e la vedi proiettata dietro, presente nella lunghezza dello spazio ma allo stesso tempo effimera perché non la afferri. Anzi svanisce e si perde senza lasciare tracce, men che meno orme della sua esistenza. Eppure c’è sempre, ti accompagna ovunque silenziosa, nascosta, invisibile.
Diceva, Carl Gustav Jung, che l’ombra nasconde l’inaccettabile di noi stessi e dell’esistenza, che si proietta sulla parete e fa esistere quello che non si può dire, men che meno vedere se non c'è luce.
 
Ecco, «Il Teatro d’Ombre» illumina quello che di solito non vediamo, ci mostra quello che «proiettiamo sul muro». È la forma teatrale, che forse più delle altre, mette in scena l’inconscio.
Alberto Jona, regista, musicista e musicologo di Torino, Co-fondatore di Contoluce insieme a Cora De Maria, designer e Jenaro Meléndrez Chas, pittore, racconta che il Teatro d’Ombre «è l’esperienza teatrale che coniuga luce e ombra, detto e non detto, coscienza e inconscio».
 
Racconta storie incrociando danza, musica, voce, in una sorta di percorso psicologico che ti aiuta a scendere nelle profondità dell’anima. Ed è un percorso che fa non solo l’attore che interpreta un personaggio, in quanto è quel personaggio, ma anche lo spettatore che accede al non-detto attraverso la parola o il silenzio, il gesto proiettato con il suono o la voce, ma soprattutto la luce e l’oscurità che ti portano al confine della coscienza in uno spazio che non conosci. «Quando canti – prosegue Jona parlando dell’attore/cantante - in un certo senso ti spogli dei tuoi abiti e non puoi mentire, perché la tua voce mostra chi sei e cosa vuoi».
 
Allora il Teatro d’Ombre è rappresentazione che può essere «cura» e non tanto clinica quanto attenzione e considerazione. Meglio ancora qualcosa che ti fa accedere a ciò che sei e illumina per l’appunto l’ombra, il lato oscuro delle cose, quella che sta dietro ed è partecipe del tuo esistere. Ed è il luogo in cui, quando c'è, si può intercettare il disagio e narrarlo, anche quello più profondo della malattia mentale.
«La sua forza simbolica, ha una potenza narrativa particolare» conferma Cora De Maria musicista e creatrice delle sagome originali degli spettacoli «perché questa forma espressiva è capace di suscitare stupore e meraviglia, che sono emozioni sempre profondamente terapeutiche».
 
In questo fare Teatro, che è allo stesso tempo antico e originale, si ritrova il nesso con l’esistenza, la presenza della vita, il motivo della sofferenza, anche quella che si fatica a raccontare con il comportamento.
E a Controluce, in fondo, si dice che l’ombra è l'anima, quella che ci permette di individuare la traiettoria che stiamo seguendo e la cui proiezione sullo schermo ci fa sentire prossima la nostra esistenza a quella degli altri, conosciuti o meno.
Di questo teatro, allora, si parlerà ancora stasera venerdì 20 settembre alle 20,30 con Alberto Jona e la compagnia di Controluce. Si farà presso la Sala Consiliare di Villanuova sul Clisi, dove si potrà assistere anche ad una breve rappresentazione teatrale di «Ombre» dal titolo «Barbablu».

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento