Storie di donne, letteratura di genere/ 428 – Di Luciana Grillo
Brigitte Riebe, «Il tempo della speranza» – Terzo libro di una trilogia, che però ti trascina nella storia, nuova, affascinante e coinvolgente
Titolo: Il tempo della speranza. Le sorelle del Ku'damm
Autrice: Brigitte Riebe
Traduttrici: Teresa Ciuffoletti e Viola Savaglio
Editore: Fazi, 2022
Pagine: 500, Brossura
Prezzo di copertina: € 18,50
Ho cominciato a leggere questo romanzo con l’idea che, non avendo letto i due precedenti volumi della trilogia, mi sarebbe mancato qualcosa.
Invece di pagina in pagina sono entrata nella storia, – è il 1958. – Ho seguito con passione le esperienze di Flori, terza sorella, figlia del secondo matrimonio del padre.
Le sorelle maggiori hanno «qualcosa che lei non potrà mai avere e che non ha nulla a che fare con l’età: Rike e Silvie hanno vissuto insieme per dieci anni prima che lei venisse al mondo. Hanno condiviso esperienze importanti che, in situazioni di necessità, costituiscono un legame inscindibile. Un legame da cui lei si sente esclusa… Lei è la piccola sorellastra… infantile, del tutto inutile… ha dovuto tirar fuori le unghie, alzare i toni per farsi sentire, ha dovuto lottare per non essere ignorata… impegnarsi con tutte le sue forze per distinguersi dalle altre».
Perciò è andata via da Berlino e si è dedicata all’arte invece di occuparsi dell’azienda di famiglia, ha condotto una vita libera a Parigi, ha fatto amicizie, gioito e sofferto, ha pianto quando ha saputo della morte del fratellastro Oskar, gemello di Silvie, «l’unico che riusciva a capirla».
Poi, il ritorno a Berlino, la vita in casa del cugino Gregor, l’impegno a frequentare l’Accademia per dimostrare a se stessa e alla famiglia di essere davvero un’artista, mentre la città divisa vive gli anni della guerra fredda, ad ovest l’economia prospera, ad est nulla sta in piedi, «sempre più persone stanno scappando: medici, ingegneri, operai specializzati, tutti quelli che sanno fare qualcosa e vogliono raggiungere un obiettivo nella vita».
Anche la grande famiglia di Flori è divisa tra est e ovest, lo zio Carl, sua moglie Kitty, Franzi e le commesse del grande magazzino, che arrivano sempre in ritardo, a causa di controlli ogni giorno più accurati, vivono all’est: «L’ultimatum del Cremlino era come un’ombra che incombeva su Berlino Ovest. Lo status quo non era cambiato e la vita di tutti i giorni proseguiva come sempre, ma quanto sarebbe durata quella situazione?»
Flori dipinge, i colori sembrano cantarle nell’anima, il cugino Paul si esibisce con la sua Jenny, Franzi, «la figlia/sorella/nipote/cugina smarrita è tornata dai Thalheim!».
Rapporti familiari complicati si appianano, un incidente gravissimo mette in pericolo la vita dello zio Carl, il paterfamilias Friedrich scioglie dubbi e svela misteri, Flori finalmente trova l’uomo della sua vita, mentre «a Berlino Ovest si viveva come su un’isola, separati dal resto della Repubblica Federale» e all’Est si costruisce il Muro, un vero incubo, «rinforzato con il filo spinato e la cosiddetta striscia della morte, una lingua di terra dotata di illuminazione notturna…».
Flori non si abbatte, la fotografia è la sua grande passione, espone foto e ritratti, finalmente le sue capacità sono riconosciute e apprezzate, anche se «si sentiva ricordare costantemente che il suo era un lavoro da uomini: le donne – questa era ancora l’opinione general – dovevano stare davanti all’obiettivo, non dietro».
Primi anni ’60, maschilismo imperante… «Come può una donna produrre arte valida? Dopotutto il posto delle donne è a casa, con i figli! Probabilmente ci vorranno decenni prima che il mondo cambi mentalità».
Con questo timore e con le parole luminose del presidente Kennedy «Ich bin ein Berliner» Flori, stretta dal suo Benka, capisce che «il futuro apparteneva a loro».
Brigitte Riebe ha disegnato la storia di Flori, delle sue sorelle, delle loro famiglie con l’abilità di una pittrice, sullo sfondo di una città divisa.
E alle vicende, aggiunge una cronologia puntuale che va dal I° gennaio 1958, quando nascono CEE e EURATOM al 20 dicembre 1963, giorno di inizio del processo contro venti funzionari del campo di concentramento di Auschwitz.
Luciana Grillo - [email protected]
(Recensioni precedenti)