Chiuso il 14esimo Festival dell’Economia, l’ultimo di Tito Boeri

Secondo la nostra opinione, con la presidenza Fugatti cambierà tutto: dall'impostazione scientifica del Festival all'intero impianto estetico

Il nostro giornale, l’Adigetto.it, ha l’età del festival dell’Economia.
Abbiamo seguito assiduamente tutte le edizioni che si sono susseguite in questi 14 anni e non abbiamo fatto eccezione per l'edizione che si è conclusa oggi.
I nostri collaboratori sono stati un po’ dappertutto, come sempre, tanto vero che pubblicheremo servizi, recensioni e commenti anche nei prossimi giorni sulla grande quantità di materiale che è stato versato sui sempre più numerosi affezionati del Festival.
I numeri del Festival sono in costante crescita (vedi servizio), a dimostrazione che l’iniziativa è stata una grande intuizione di Lorenzo Dellai e che ogni anno attira i più illustri economisti del mondo.
Non ci è sfuggito tuttavia un certo malessere registrato dai nostri collaboratori.
 
Più di un economista ha parlato da tecnico al Festival, ma in netto contrasto con il proprio comportamento in sede politica.
Salvini non ha partecipato, secondo noi, perché non poteva venire al Festival dell’Economia e parlare del ritorno della Lira.
Il ministro Tria ha spiegato in sostanza che la propria politica sta andando dalla parte sbagliata.
Per restare in tema di politica del governo, neanche i Grillini sono venuti a confrontarsi con l’attenta platea di Trento.
Il PD nazionale non si trovava nella condizione migliore per inviare i propri economisti.
Visco ha ripetuto pacatamente quanto già detto a Roma, che il Paese rischia grosso. Tanto, lui rimane al vertice della Banca d'Italia sino a fine mandato.
Insomma, è sembrato di respirare l'atmosfera dell'ultimo giorno di scuola: la nostra impressione è che ci si trovi di fronte a un grande cambiamento del Festival dell’Economia.
 
Il presidente Fugatti, che è intervenuto spesso senza esprimere la propria precisa posizione dialettica, ha dimostrato da una parte di essere stato un presidente responsabile a non voler sostituire Boeri in corso d'opera, cioè già per questa edizione, dall’altra però ha evidentemente deciso di imprimere al festival un cambiamento di rotta.
Se il Festival dell’Economia finora è stato «di sinistra», con ogni probabilità il prossimo sarà «di destra». O di centrodestra. Del resto l'economia è una cosa, la politica un'altra.
Tempistico, anche se probabilmente casuale, l’intervento di Rampini che ha intitolato il proprio dibattito «Il fallimento della sinistra» (vedi). Sembra che si sia voluto portare avanti con i lavori...
Insomma, secondo noi, il Festival di Boeri è terminato con questa 14esima edizione.
Ora Fugatti ha tutto il tempo di trovare un nuovo direttore scientifico e imprimere un nuovo corso.
Non solo, siamo pronti a scommettere che dalla 15esima edizione cambierà anche la cosmetica del Festival, in modo da rendere più che palese il cambio di rotta.

GdM