La strategia di Franco Ianeselli – Di Nadia Clementi
«La forza della nostra proposta sta nell’unità, non solo delle forze politiche che mi sostengono, ma anche della comunità cittadina»
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Franco Ianeselli è nato il 5 agosto 1978, è cresciuto a Povo dove vivono ancora i suoi genitori Wilma e Pierluigi. Vive a Trento nel quartiere di San Giuseppe con sua moglie Chiara e suo figlio Andrea.
È laureato in Sociologia a Trento. Fin dai tempi del liceo da Vinci ha sempre sentito l’importanza del mettersi assieme per migliorare le comunità.
A scuola è stato tra i fondatori dell’Unione degli studenti e da quell’esperienza è maturato il suo impegno nel sindacato dei lavoratori.
Ha lavorato per 20 anni alla Cgil del Trentino di cui è stato segretario generale dal 2015 al gennaio 2020, quando ha lasciato il sindacato per candidarsi alle elezioni comunali.
In questi anni si è occupato in particolare di politiche del lavoro e welfare e ha fatto parte dei cda di Agenzia del lavoro, Università di Trento, fondo pensione Laborfonds e fondo sanitario Laborfonds.
Dottor Ianeselli, dalla Cgil alla politica. Come è sorta venuta l’idea? Qual è stato l’incipit? Ci racconta come è avvenuta la scelta?
«Non c’è stato un vero percorso a tappe. Il mio nome, insieme a quello di altre persone degne e di valore, è circolato sulla stampa per settimane come possibile figura d’aggregazione.
«Ho accettato di candidarmi quando ho capito che sul mio nome era possibile costruire quell’unità che era mancata alle ultime elezioni provinciali, uno schieramento ampio che comprende gli autonomisti e il centrosinistra, tenendo insieme le culture che rappresentano la storia del Trentino, i riformisti, i popolari, gli autonomisti, gli ecologisti.»
Quali sono i partiti che l’appoggiano?
«Mi sostengono 12 forze politiche riunite in 7 liste: Partito Democratico e Partito Socialista; Patt; Futura; Unione per il Trentino e Azione; Europa Verde (composta da Verdi, Volt, Sinistra Italiana, èViva); Italia Viva e +Europa (nella lista +Trento Viva) e una lista civica a sostegno della mia candidatura, Insieme per Trento. La nostra alleanza si chiama SìAmoTrento.»
Cosa le fa pensare di potercela fare a diventare sindaco?
«Non sono presuntuoso, e ho abbastanza esperienza per sapere che non è sufficiente sommare i voti dei partiti per capire chi può farcela. Però in questi mesi ho trovato manifestazioni di fiducia e appoggio da tante persone che non avrei mai iscritto in un’ipotetica lista di miei sostenitori a prescindere.
«Io credo che la forza della nostra proposta stia nell’unità, non solo delle forze politiche che mi sostengono, ma anche della comunità cittadina. Nel centrodestra si dividono ogni giorno sul nome del loro candidato.
«Quello è lo schieramento di chi scommette sulle divisioni e sulle paure, sono quelli che hanno teorizzato il primato delle valli sulla città.
«Noi pensiamo invece che il Trentino cresce assieme o cade assieme e che a maggior ragione dopo l’emergenza Covid servano forze responsabili con un progetto chiaro e condiviso di città.»
Qual è la città di Trento che lei vorrebbe costruire da sindaco? Quale è lo slogan della campagna?
«Lo slogan che abbiamo scelto è SìAmoTrento. Uno slogan che racchiude contenuti diversi. Sì amo Trento significa affermare che amiamo la nostra città e che, sì, non parteciperemo mai al gioco di raccontarla peggio di com’è pur di conquistare qualche voto.
«Trento non è allo sbando e non è un simbolo di degrado. È una bellissima città con qualche problema irrisolto da affrontare con decisione, e dire che va tutto male è il modo peggiore per pensare di cambiare ciò che non funziona.
«Siamo Trento invece richiama l’essere una comunità, una comunità autonoma che nella sua storia è stata capace di affrontare momenti critici e faticosi, ma che attraverso la coesione e l’innovazione si è sempre rialzata costruendo un futuro migliore. L’esatto contrario di chi, come la Lega, appalterebbe tutto al capitano di turno che governa a Roma, sperando ci pensi lui.»
Ora le facciamo delle domande concrete. È favorevole al centro polifunzionale di Piedicastello, con auditorium adatto alla città invasa dai Festival, con la location di fiere decentrata ma collegata al centro città e con il ponte funzionale per pedoni e biciclette da Piedicastello a Piazzale Sanseverino? È tutta roba che doveva essere pronta da due anni…
«Certo che sono favorevole. Il progetto della Destra Adige è una grande occasione per la città perché con il centro fieristico si completa l’offerta turistica e si offrono opportunità in più per i cittadini perché potrà essere utilizzato anche come auditorium.
«Con il nuovo parcheggio di attestamento da 1.500 posti all’ex Italcementi e la passerella sul fiume si darà una risposta ai temi della sosta e della mobilità. La sfida sarà far nascere un nuovo quartiere con una vocazione giovane visto che lì si costruirà anche un nuovo studentato.»
Seconda domanda. Che ne pensa dell’ascensore turistico che dalle Gallerie di Piedicastello porti sul top del Doss Trento? Sarebbe il recupero dei più bei giardini pubblici della città, che la gente ha difficoltà a raggiungere. Tutti si sono dichiarati favorevoli (anche gli Alpini), ma nessuno ha avuto coraggio di portarlo avanti.
«L’idea è sicuramente molto suggestiva. Penso che il Doss sia da riscoprire, anche perché quando sono state fatte iniziative, come la “cene benedettine", la risposta c’è stata. Penso che per il Doss Trento si debba partire anche da interventi semplici: creare un piccolo punto di ristoro per chi sale, pensando a un bando del Comune come si è fatto per Piazza Dante e Predara, e rendere più fruibile la vista sulla città.
«Già con questi interventi i trentini tornerebbero sul Doss Trento perché siamo una città di camminatori. L’accessibilità per tutti si può garantire anche con delle navette.»
Il collegamento con Mesiano? Il progetto è pronto ma…
«Il progetto è finanziato dal Comune ma purtroppo la giunta Fugatti sta tirando indietro. Dobbiamo evitare che questo intervento si blocchi perché rappresenta un primo passo importante per la mobilità della collina est.»
Questi erano i nostri sogni. Ora ci dica quali sono i suoi sogni. Come sarebbe la città di Trento griffata Franco Ianeselli?
«Li riassumo tutti in uno: una città dove i ragazzi che fanno esperienze all’estero abbiano voglia di tornare per costruire il loro futuro. Abbiamo una città bellissima e vivibile, abbiamo una delle università migliori d’Europa e siamo in mezzo alle Alpi. A volte non ci pensiamo abbastanza.
«Io sogno una Trento più verde, con una mobilità sempre più a misura di pedoni, ciclisti e mezzi pubblici.
«E sogno una Trento più giusta, che aiuta a rialzarsi chi cade e lascia correre chi può farlo.
«Siamo una città geograficamente in mezzo all’Europa, dobbiamo sapere che le diversità sono una ricchezza e quindi sogno una città aperta al mondo e alle culture, nel rispetto delle regole.»
Nadia Clementi – [email protected]