L’ultimo Tex: «Fratello di sangue» – Di Romano Pesavento

Una grande storia western, improntata all’esaltazione dell’amicizia e della giustizia

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«Fratello di sangue» Tex n.752, sceneggiato da Giorgio Giusfredi, con disegni di Alfonso Font, copertina di Claudia Villa, edito Bonelli, in edicola dal 7 di giugno, è una grande storia western, improntata all’esaltazione dei più fonti topoi del genere: l’onore, l’amicizia, la giustizia e la difesa dei più deboli.

La cavalcata dei nostri pard parte in medias res, spingendo il galoppo sempre con maggiore intensità, tra le pianure desolate e le pagine dell'albo, esaltata da un efficace intreccio di diversi piani narrativi, in cui non mancano azioni fulminanti, scontri, duelli e scene corali di forte impatto emotivo.
 

 
La narrazione incalzante e ricca di colpi di scena si sostanzia ulteriormente di un azzeccato flashback finale veramente commovente.
Il rapporto che si stabilisce con il proprio fratello di sangue, colui che è pronto a difenderti sempre e il privilegio-onore di conoscere qualcuno degno di una fiducia assoluta costituiscono il cuore pulsante della vicenda.

Il senso dell’amicizia nella forma più alta viene raccontato in modo epico, vagamente gotico e potente dal genio affabulatore di Giusfredi, che, in un percorso prettamente circolare, riesce ad accompagnare il lettore lungo il sentiero dell’avventura e delle relazioni umane più forti, partendo dal valore supremo della «fratellanza scelta» per chiudere l’avventura ribadendo con forza lo stesso valore, eterno, universale e «transgenerazionale».
 

 
Molto suggestive le scene notturne con le tenebre stellate ad avvolgere i nostri eroi: il chiarore del bivacco o la luce accecante del selvaggio West delineano i volti dei personaggi dai tratti vagamente «cortomaltesiani», con Tex e i suoi amici insolitamente spigolosi nei tratti e più allungati nella figura; da sottolineare la resa grafica impeccabile dei nativi americani, curata e diversificata in modo dettagliato in funzione della tribù di appartenenza.

«Fratello di sangue» è un autentico classico, una ballad intensa e struggente, popolato da personaggi minori che non sono mai semplici comprimari da Capelli di sole al giovane amico Nayati di Kit Willer, ma esprimono con fierezza e consapevolezza tutta la filosofia delle terre amerindie:
«Si nasce, si vive e si muore… È il destino di tutti gli esseri viventi… Così vuole il Grande Spirito.»