«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

Il prof. Fulvio Ferrari nell’incontro di giovedì 23 marzo 2023 parlerà di presenze germaniche in Trentino e di tracce nelle parlate romanze locali – L’intervista

Il prof. Fulvio Ferrari.

Prosegue con un altro interessante appuntamento il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato dal presidente dell’Associazione, l’archeologo Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana.
Il protagonista della serata di giovedì 23 marzo 2023 sarà Fulvio Ferrari, professore ordinario di Filologia germanica all'Università degli Studi di Trento.
Nella conferenza dal titolo «Presenze germaniche in Trentino - Tracce nelle parlate romanze locali», che avrà luogo a Mezzolombardo, Sala Spaur, Piazza Erbe, alle 20.30, spiegherà come certi termini di uso corrente trovano la loro giustificazione nella storia.
 
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
 
Fulvio Ferrari (Milano, 1955), professore ordinario di Filologia germanica all’Università di Trento, è traduttore dal tedesco, dalle lingue scandinave (svedese, norvegese, danese e islandese) e dal nederlandese dagli anni Ottanta.
Laureato in Lettere moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, ha frequentato corsi di Lingua nederlandese e Lingue e Letterature scandinave all’Università degli Studi di Milano.
Collabora con diverse case editrici, per le quali ha tradotto classici e premi Nobel, come pure voci di punta della narrativa contemporanea, tra cui – oltre a Stig Dagerman – Pär Lagerkvist, Cees Nooteboom, Knut Hamsun, Hans Christian Branner, Torgny Lindgren, Göran Tunström, Fredrik Sjöberg, Gerard Reve e le antiche saghe islandesi.
Nel giugno 2016 gli è stato assegnato il Premio Gregor von Rezzori per la migliore opera di traduzione italiana.
 
I suoi principali interessi di ricerca sono: le saghe islandesi, con particolare riferimento alle «saghe del tempo antico» (Fornaldarsögur). Nel corso degli anni, tale interesse si è concentrato sui meccanismi di costruzione dei mondi finzionali nella saghe e sulle relazioni intertestuali e transgeneriche sia all'interno del sistema letterario islandese, sia nell'interrelazione con i sistemi letterari continentali; la letteratura svedese medievale, in particolare per quanto riguarda l'utilizzo della produzione letteraria al fine della costruzione di una identità collettiva dell'aristocrazia svedese in epoca basso-medievale; le letteratura nederlandese medievale e la sua posizione chiave nell'interrelazione tra i sistemi letterari tedesco (alto e basso) e francese; la ricezione della letteratura medievale nell'ambito della cultura contemporanea.
In tale ambito di ricerca si sono indagati soprattutto i fenomeni di ricezione moderna della materia nibelungica e della mitologia nordica; teoria della traduzione, con particolare attenzione alla traduzione del testo medievale.
 
Conta al suo attivo numerosissime curatele, traduzioni, fra le sue pubblicazioni più recenti ne citiamo alcune a titolo esemplificativo:
«Le saghe nordiche: Eroi, vichinghi e poeti nella Scandinavia medievale», Milano: Meltemi, 2022; «The Danish Translations of the Eufemiavisor and the Literary Polysystem of Medieval Scandinavia» in Bampi, M., Richter, A.K. (a cura di), Die dänischen Eufemiaviser und die Rezeption höfischer Kultur im spätmittelalterlichen Dänemark, Tübingen: Narr Francke Attempto Verlag, 2021; «Lárentíus saga biskups: Between History and Historiography» in Bullitta, D., Wolf, K. (a cura di), Saints and their Legacies in Medieval Iceland, Woodbridge: D.S. Brewer, 2021; «I Paesi Bassi, crocevia del Medioevo europeo» in R. Dagnino, M. Prandoni (a cura di), Cultura letteraria neerlandese: Autori, testi e contesti dal Medioevo a oggi, Milano: Editore Ulrico Hoepli, 2020; «Quando le valchirie cantano in nederlandese: Het weefgezang der walkyren di A.C.W. Staring» in Filologia Germanica, v. 12, (2020);
Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 
Nella conferenza del 23 marzo su quali aspetti focalizzerà maggiormente l’attenzione?
«Avrò circa un’ora di tempo, e in quell’ora vorrei in primo luogo soffermarmi sulle popolazioni germaniche che si sono stanziate nel territorio trentino tra la tarda antichità e l’alto medioevo.
«Per i Goti il Trentino aveva un’importanza strategica fondamentale, in quanto chi controllava il Trentino controllava l’accesso all’Italia lungo la valle dell’Adige; si spiega così perché si preoccuparono di fortificare il Doss Trento. Dopo i Goti, che regnarono sull’Italia tra la fine del V e i primi decenni del VI secolo, una nuova popolazione germanica, i Longobardi, si impadronì del Trentino e ne fece un ducato nel complesso assetto politico del loro regno.
«Queste due popolazioni mi sembrano particolarmente interessanti anche perché lasciarono un segno nelle parlate neolatine locali. Poi, naturalmente, sono venuti i Franchi e, in epoca più recente, gli stretti contatti tra il territorio trentino e il mondo di lingua tedesca.
«Vorrei appunto chiudere la conferenza, dopo questa sintetica panoramica storica, con qualche esempio delle tracce linguistiche germaniche – soprattutto quelle più antiche – nella lingua italiana e nella varietà trentina.»
 
Potrebbe tratteggiare, a grandi linee, le principali tappe storiche delle presenze germaniche in Trentino?
«Come dicevo, le tappe fondamentali sono, almeno per quanto riguarda l’argomento della conferenza, il dominio gotico, quello longobardo (dal 568 alla conquista franca, nel 774), e poi, a partire dall’inizio dell’XI secolo, la creazione del Principato vescovile nel quadro del Sacro romano impero della nazione germanica e, in particolare, i contatti politici, culturali ed economici con l’area bavarese.»
 
Che tracce hanno lasciato nel linguaggio quotidiano? Può fare qualche esempio?
«La seconda parte della conferenza vorrei dedicarla all’esame di alcuni termini che sono entrati nel dialetto trentino (e a volte anche nell’italiano “standard”, formatosi sulla base del toscano) dalle lingue germaniche.
«Un esempio particolarmente interessante mi sembra quello del termine bega e del verbo derivato begar.
«La presenza di una e nella radice rivela che si tratta di un prestito dal gotico, perché la e lunga germanica si muta in tedesco in a lunga, e difatti il verbo corrispondente in tedesco antico è bāgan, non bēgan.
«È anche interessante il fatto che mentre il sostantivo è entrato nell’italiano standard, pur se nel linguaggio colloquiale, così non è stato per il verbo, per quanto sia diffuso in diversi dialetti settentrionali.
«Altri esempi interessanti sono l’aggettivo biòt (nudo) e il sostantivo manega (quantità, moltitudine). Ma, naturalmente, ce ne sono molti altri.»
 
Lei conta al suo attivo numerose pubblicazioni. Nel 2022 è uscito il volume intitolato «Le saghe nordiche». Come è nata l’idea di questo libro e come è strutturato?
«Il libro è nato all’interno di un progetto: con un gruppo di altri studiosi di antichità germaniche abbiamo pensato a una collana composta di libri dedicati ai testi fondamentali del mondo germanico medievale.
«L’idea era quella di fornire uno strumento il più possibile agile e interessante da usare nei corsi di Filologia germanica, ma anche di presentare questi testi a un pubblico più ampio, formato da persone amanti della letteratura e interessate alla storia della cultura europea.
«Per questo abbiamo cercato di usare un linguaggio rigoroso, ma non strettamente specialistico. Questo era tanto più necessario per un libro sulle saghe: il mondo della Scandinavia medievale arriva a un pubblico molto vasto grazie alle serie televisive (penso per esempio a Vikings), ai fumetti, alla musica e c’è quindi un notevole interesse per questa cultura.
«D’altro canto mi sembrava necessario anche far capire come i testi originali siano qualcosa a sé, che sta all’origine, ma non coincide con le rielaborazioni moderne.»
 
Progetti editoriali futuri?
«Al momento sto lavorando a un libro sulle rielaborazioni moderne - soprattutto nell’ambito della letteratura fantasy e della fantascienza - di un classico della letteratura inglese antica, il poema Beowulf.
«È davvero impressionante la quantità di romanzi, film, fumetti, racconti che si ispirano a questo poema e che lo ripropongono oggi nei modi più differenti, e credo che uno dei compiti degli studiosi di culture germaniche antiche sia quello di capire come queste culture vengano riprese e riproposte in epoca contemporanea, con finalità ovviamente completamente diverse da quelle dei testi originali, ma non per questo meno degne di studio.»

Daniela Larentis – [email protected]