Il Festival dell’Economia e le donne – Di Luciana Grillo
Non c'è stato solo un dibattito, è anche stato fatto molto per le donne in questa edizione
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Se è vero, come ha scritto il collega Maurizio Panizza, che il Festival pratica più la teoria che la concretezza, mobilitando premi Nobel e Ministri e portando un certo scompiglio in città (vedi servzio), è pur vero che Trento diventa un palcoscenico nazionale sul quale si incrociano figure di grande rilievo mediatico e persone capaci di interessare il pubblico, sempre folto e quest’anno ricco di giovani, di rispondere a domande anche scomode, di tratteggiare con sicurezza problemi, tentativi di soluzioni, criticità.
Gli eventi in programma, come in ogni Festival, sono tanti, diversi… spesso alla stessa ora, nello stesso giorno, si è costretti a scegliere, rinunciando comunque a qualcosa di interessante.
E non dobbiamo dimenticare che, oltre il Festival, ci sono il Fuori Festival, che si rivolge in particolare alle nuove generazioni, e il Festival in piazza che prevede la partecipazione a trasmissioni radiofoniche e televisive, promuove forme espressive non usuali – fumetto, grafica, satira… – informa sul mercato del falso, propone Mostre, espone in vendita libri.
Un altro contributo interessante arriva al Festival dalla Fondazione Demarchi che non soltanto ospita in piazza i quadri degli allievi dell’Università della Terza Età e del Tempo disponibile, ma offre uno spazio dove sviluppare, sperimentare e implementare soluzioni innovative per giovani e meno giovani.
Agli utenti che frequentano l’UTETD la Fondazione ha offerto un «Terzo Tempo», un’intera giornata di riflessioni, suggerimenti, indicazioni.
Come in altre occasioni, le donne finiscono con l’essere protagoniste, perché sono sempre numerose, attente, curiose, interessate!
La mattina del 4 giugno – dopo i saluti del Presidente FDM Samadem e delle assessore Stefania Segnana e Chiara Maule, dopo la presentazione del percorso a cura della dr.ssa Laura Antonacci, responsabile dell’area UTETD della Fondazione Demarchi – con il coordinamento di Francesca Gennai, vicepresidente della Fondazione, ha preso la parola il Presidente UNIEDA, Unione italiana di educazione degli adulti, Francesco Florenzano che, dati alla mano, ha parlato di educazione permanente, che non rilascia diplomi, ma combatte l’invecchiamento della popolazione, abbatte i pregiudizi che ruotano intorno alla terza età, aiuta ad ampliare conoscenze e competenze anche in campi un po’ ostici come il digitale.
E ha posto questa «formazione non formale» al centro, fra la formazione formale volta al conseguimento di titoli di studio e l’apprendimento informale che ciascuno può praticare in autonomia.
È stata poi la volta di una testimonianza diretta, quella di Katia Fortarel, che ha presentato le caratteristiche dell’UTETD in provincia, sia dal punto di vista della docente che da quello di Amministratrice, ossia sindaca di Civezzano.
Dopo una breve pausa pranzo, l’incontro si è mosso in altra direzione: Laura Antonacci ha dato la parola prima al dr. Giuseppe Ferrandi, docente UTETD e direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, poi al prof. Carlo Andrea Postinghel, docente UTETD e archeologo, infine al dr. Giorgio Lunelli, docente UTETD e giornalista: al centro dei loro interventi, la Storia, le diverse interpretazioni degli eventi storici, le fake news, la necessità di saper leggere oltre le righe.
Su tutto, per i tre relatori, è emerso l’entusiasmo dei docenti che inaspettatamente trovano fra gli iscritti a questa Università interessi profondi e curiosità indomabile.
Di fronte ai tre relatori, un bel pubblico, formato al 90% da donne, che sono quelle che frequentano con assiduità i corsi e seguono con interesse suggerimenti di viaggi e letture.
Donne protagoniste in platea, dunque, mentre nel giorno di chiusura del Festival, donne, tante, fra le relatrici: politiche, registe, imprenditrici, docenti universitarie, giornaliste esperte di intelligenza artificiale, genetiste, avvocate, antropologhe.
Ho dovuto scegliere, non potendo trovarmi in contemporanea a palazzo Geremia e al Muse, tanto per fare un esempio.
Il titolo dell’incontro «Parità ed empowerment femminile» mi ha attratto, perciò ho ascoltato con immenso piacere la professoressa Paola Severino che, intervistata da Maria Latella (e non da Ferruccio de Bortoli, come da programma), ha raccontato le sue esperienze di vita, sollecitando i giovani a scegliere un lavoro che segua le loro inclinazioni, a non piegarsi a compromessi, ad essere determinati, capaci di cogliere al volo le occasioni che si presentano, a studiare studiare studiare…
Alla Luiss i corsi di Economia comprendono anche esami di Storia, nulla deve essere trascurato; gli studi scientifici possono acquistare spessore e vigore se accompagnati anche dalle discipline umanistiche.
Certo, le donne che intraprendono lo studio delle Stem sono poche in Italia, come poche sono percentualmente le donne che lavorano (fuori casa), ma bisogna insistere, non demordere.
Altro intervento molto significativo, ma purtroppo online, è stato quello di Diana Bracco, imprenditrice di successo, socia del Soroptimist club Milano Fondatore, che ha esordito dicendo che «se non c’è uguaglianza di genere, il mondo non cresce».
Ha riconosciuto che le donne al vertice sono una minoranza, che bisogna favorire l’imprenditoria femminile e l’accesso al credito, la meritocrazia e le competenze.
Severino e Bracco hanno toccato anche il tema della leadership femminile ed io, da vecchia e fedele socia del Soroptimist, ho pensato con soddisfazione che da circa quaranta anni il Soroptimist d’Italia offre alle giovani donne meritevoli un breve master alla SDA Bocconi, centrato sulla Leadership femminile!
Maria Latella ha condotto l’incontro con il garbo che le è proprio, ha sollecitato l’intervento al dibattito di studenti e studentesse presenti, ha concluso sottolineando l’opportunità di chiedere consigli, di fidarsi degli adulti, di saper guardare sempre davanti a sé.
Quasi in contemporanea, nello stesso palazzo, si parlava di parità di genere, di ostacoli e obiettivi raggiunti.
Ho potuto soltanto salutare la Char Women20 Italia, Linda Laura Sabbadini, che conosco da tempo ed è amica del Soroptimist d’Italia: le statistiche ripetono sempre che la presenza femminile nei ruoli apicali è scarsa, ma quel soffitto di cristallo comincia ad essere meno lontano…
Le giornaliste però sono tante, forse hanno raggiunto la parità, come conferma la numerosa presenza in questo periodo buio di inviate nei luoghi di guerra.