Barbara Cappello, due mostre a Trento – Di Daniela Larentis
«Come sabbia» verrà inaugurata l’11 maggio, nello espositivo Donde. Seguirà «Aubet Cubet Quere» il 14 maggio, all’Atelier Benigni di via Belenzani – L’intervista»
Barbara Cappello, foto Lucio Tonina.
Due sono le mostre di Barbara Cappello, nota protagonista del panorama artistico trentino contemporaneo, che verranno inaugurate a breve a Trento, ambedue nel cuore della città, lungo la stessa via: «Come sabbia» sarà inaugurata sabato 11 maggio alle ore 18:30, presso lo spazio espositivo «Donde - Officina delle arti performative e del benessere in movimento», in via Belenzani 42.
La mostra presenterà una serie di opere inedite, le quali rimarranno esposte durante la primavera-estate 2024 in un luogo dove è possibile assaporare il proprio tempo e stimolare la propria creatività.
La seconda, intitolata «Aubet Cubet Quere», prenderà il via il 14 maggio alle ore 18.30, presso l’Atelier Benigni degli Editori, in via Belenzani 51, impreziosita dalla presentazione critica curata da Fiorenzo Degasperi. Resterà aperta al pubblico fino al 22 giugno 2024.
Sottolinea l’artista, parlando del tema affrontato: «Lavorare nella ricerca tra sacro e profano fa scivolare i pensieri e l’anima in un terreno da cui tutto è probabile come il suo contrario.
«Tesi e antitesi si intrecciano di continuo e tessono trame di spiritualità, leggenda, narrazioni, corpi vissuti, visioni inventate, immagini reali e concretezza surreale.
«Ho lasciato fluire la tempera grassa come una pennellata iniziatica lasciando l'espressione dell'essenza delle tre Vergini uscire dalle setole intrise nel colore della vita, della femminilità, della sofferenza e della sacralità.
«Pensando, guardandole, a come battezzarle, semplicemente nella trama costruttiva della loro presenza in Val Pusteria e, presso il Tempietto Longobardo di Cividale Friuli, ho compreso che Aubet è Canto, Cubet è Inno e Quere è Lode.»
Barbara Cappello, AUBET CUBET QUERE, 2023.
A partire dal mese di maggio 2024, con cadenza bimestrale, gli artisti e i fotografi del presente e del passato si alterneranno sui candidi muri seicenteschi dello spazio interno della libreria adiacente alla splendida chiesa barocca dell’Annunciata.
Saranno esposte opere selezionate, talvolta create appositamente per questo contesto, che offre un'atmosfera impregnata di storia arricchita dalla presenza dei libri.
Si instaurerà così un dialogo ricco e variegato, con uno sguardo particolare rivolto anche agli artisti trentini del passato, spesso dimenticati. Pensiamo soltanto ad Alcide Davide Campestrini, Orazio Gaigher, Bruno Colorio, la scuola roveretana (Luigi Vicentini, Giuseppe Balata, Attilio Lasta, Vittorio Casetti, ecc.), Peter Fellin.
Senza dimenticare i valenti artisti contemporanei che operano nella cosiddetta «periferia» e che, nonostante l’immediatezza e la tempestività dei social, rimangono spesso trascurati o poco conosciuti.
L’esposizione sarà anche l’occasione per approfondire temi legati alle tecniche, alle sperimentazioni, alla ricerca, alla presenza di gruppi e movimenti artistici, alla presentazione di linguaggi nuovi o riflessioni critiche. Un piccolo spazio che si colloca tra l’arte e la letteratura, dove si promuoverà la circolazione delle idee che ispirano la produzione artistica.
Gli artisti presenti, sia del Trentino che dell’Alto Adige, saranno di volta in volta selezionati e presentati dal critico d’arte Fiorenzo Degasperi. Inoltre, saranno scelti i temi degli incontri e dei dibattiti, con l'obiettivo di promuovere la circolazione e la discussione delle idee, oggi quanto mai importante.
Barbara Cappello, presidente di FIDA Trento (Federazione Italiana degli Artisti Trento|Bolzano), ha respirato l’arte in famiglia fin da bambina (come il fratello divenuto pittore e scultore), osservando il padre pittore.
Curatrice di mostre ed eventi culturali, è presente in molte esposizioni in Italia e all'estero. Il corpo è il tema centrale delle sue ricerche, oggetto di ogni sua declinazione artistica.
Abbiamo avuto occasione di rivolgerle alcune domande.
Barbara Cappello, Come sabbia - 2024.
L’11 maggio verrà inaugurata a Trento «Come sabbia», allestita nello spazio espositivo Donde. Di che evento si tratta?
«Un incontro, un momento in cui le trame delle mie opere prenderanno vita attraverso immagini narrate dalla mia voce. Un momento aneddotico in cui immergersi con il periscopio della curiosità nel fluire della creazione di un'opera artistica. Naturalmente, circondati da questa mia ultima serie»
Qual è il significato del titolo e come si collega alla sua visione artistica espressa nelle opere in mostra?
«Considero questa serie di lavori una poesia espressa attraverso la relazione del corpo con uno degli elementi che preferisco, ovvero la sabbia. Si tratta della genesi di una performance vissuta in assoluta solitudine, o meglio, Nuditutine, come esprime la mia ricerca. Le opere si sono successivamente sviluppate come un tessuto nel quale le trame riportano a una diretta relazione con lo spazio. Riconoscersi è come dissolversi nella nebulosa di una Nuova galassia…»
Parliamo del suo processo creativo: come nascono le sue opere e con che tecniche sono realizzate?
«La fotografia è il primo passo che dà vita all'opera. Gli scatti ritraggono persone - quasi esclusivamente senza mostrare il volto - che fanno parte della mia vita. Non ho mai pensato di scegliere corpi da cataloghi di agenzie, perché hanno poco da dirmi.
«Le linee materiche, in un secondo momento, prendono forma per narrare il tema che intendo sviluppare, spesso seguendo un testo letterario piuttosto che scientifico.
«Il corpo diventa portatore di parole, concetti, poesia, attraverso la composizione di tessuti di carta, patchwork, cuciti a macchina, ornati con filo oro, e arricchiti con campiture minimali di smalto rosso o china nera.»
Barbara Cappello, Come sabbia, 2024.
Che cosa la spinge a concentrarsi sul corpo come tema centrale della sua arte?
«Rispondo con il mio ipse dixit: corpo. La pelle è la copertina. Ciò su cui mi concentro nella ricerca è il tesoro in esso custodito, difficile da decifrare ma intrigante da manifestare.
«Inoltre, considero il corpo, sia il mio che quello degli altri, sacro, poiché rappresenta la sacralità della persona. Più lo conosciamo, più lo rispettiamo. Farlo conoscere attraverso l'arte è il mio linguaggio per svelarlo.»
Il 14 maggio, all’ Atelier Benigni degli Editori in via Belenzani, verrà inaugurata la personale dal titolo «AUBET CUBET QUERE»: può darci qualche anticipazione?
«Questo progetto nasce da un dialogo con Fiorenzo Degasperi, che mi ha incuriosita raccontandomi, un paio di anni fa, la storia delle tre Vergini di Maranza in Val Pusteria. Anche se esiste un testo di Karl Gruber su di loro, rimangono poco citate in altre ricerche.
«Relazionare il corpo nudo con queste tre figure, non canonizzate a sante ma comunque venerabili per la loro importanza legata alla tradizione popolare, che le vede come emblema di fertilità, fede e prosperità, è un terreno molto delicato. Tuttavia, sia l’essenza spirituale che la venerabilità hanno avuto un corpo, un'effige.
«Dunque, ho cercato di rappresentare in maniera elegante e discreta la sacra nudità di queste tre figure. Si tratta di un lavoro tra sacro e profano, in cui la sacralità si evidenzia attraverso geometrie delicate, contornando di un'essenza aurea il corpo sottostante appena accennato.»
Daniela Larentis – [email protected]
Barbara Cappello, CUBET, 2023.