«Nella svolta digitale è fondamentale il ritorno dello Stato»

Il monito del Nobel dell'economia 2001 Michael Spence: «Ma ci vuole una classe politica in grado di gestire queste trasformazioni epocali»

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I cambiamenti inattesi accelerati dalla pandemia portano ad un boom del settore tecnologico.
«Abbiamo strumenti potenti che cambiano il mondo con opportunità e sfide che possono essere un'arma a doppio taglio – ha affermato il premio Nobel dell'economia 2001 Michael Spence. – Il ritorno dello Stato in questo contesto è molto importante.
«Ma ci vuole una classe politica in grado di gestire queste trasformazioni epocali. Un compito non facile ma per vedere la luce in fondo al tunnel bisogna unire le forze.»

Che significato può vere il ritorno dello Stato in un mondo che dopo la pandemia si avvia ad un boom del settore tecnologico con i vantaggi e i rischi che ciò comporta?
La risposta del premio Nobel per l'economia Michael Spence durante il confronto con Robert Johnson presidente di Inet (Institute for New Economic Thinking) è stata chiara:
«Credo che il ritorno dello Statto significhi molte cose. Lo Stato è molto importante per la tutela sociale, per ovviare agli insuccessi del mercato.
«Ci saranno cambiamenti nei modelli di globalizzazione ma le persone pensano allo Stato e non alla globalizzazione. E lo Stato deve essere in grado di rispondere alle aspettative dei cittadini.»
 
E di fronte a quella che Johnson ha definito «disperazione politica in crescita» (anche se Biden ha fatto progressi nel ripristinare la fiducia nei cittadini dopo le disuguaglianze provocate dalla pandemia) è necessaria una nuova classe politica.
«Umiltà, perseveranza, inclusività e volontà di reclutare i talenti migliori sono elementi fondamentali per una visione diversa rispetto a quella di oggi: questa è la leadership» – ha affermato Spence.
Il premio Nobel ha parlato di una rivoluzione della storia con il boom della tecnologia digitale che riguarda tutti i settori, dalle scienze biomediche all'economia, con i vantaggi e i rischi che ciò comporta.
 
Tecnologia digitale uguale meno posti di lavoro? Sì per alcune professioni ma «se riusciremo a gestire la transazione in modo equo ci potrebbero essere grandi opportunità per l'occupazione» –  ha aggiunto Spence.
Tecnologia digitale significa grandi opportunità di conoscenze per tutti, di miglioramento della qualità della vita, di nuovi mercati.
Ma c'è un aspetto che preoccupa: la tutela della privacy.
«Ci sono gravi carenze nelle norme per garantire cittadini e imprese a sicurezza digitale. I governi non fanno abbastanza, – ha sostenuto il premio Nobel. – I big data dispongono di una quantità immensa di dati delle persone e il loro uso non sempre è trasparente.»
«E che dire dell'e-commerce? Si parla di resilienza: stiamo pagando per il clima, ma quanto energia consumano queste piattaforme digitali? Tantissimo» – ha aggiunto Spence.
 
Ma in una visione sempre più digitale del pianeta rimangono molti problemi a risolvere: dal cambiamento climatico alle disuguaglianze sociali che rischiano di aumentare soprattutto nei Paesi più poveri: «Non possiamo portare le sfide all'estremo, – ha ammonito Michael Spence. – La collaborazione tra gli Stati è fondamentale.»