Storie di donne, letteratura di genere/ 537 – Di Luciana Grillo

Sara Rattaro, «Io sono Marie Curie» – Il messaggio è: «Indossate il vostro coraggio e sfidate il mondo. Tutte possiamo essere Marie Curie»

Titolo: Io sono Marie Curie
Autrice: Sara Rattaro
 
Editore: Sperling & Kupfer, 2024
Genere: Narrativa a sfondo storico
 
Pagine: 208, Rilegato
Prezzo di copertina: € 17,90
 
Sara Rattaro è una scrittrice di grande abilità, capace di costruire storie con sapienza e originalità e di coinvolgere chi legge: la conosco da molti anni, avendo avuto il privilegio di presentarla al Trentino Book Festival, ho letto i suoi romanzi – anche quelli destinati ai ragazzi – ho sempre apprezzato la qualità della scrittura, la scorrevolezza dei periodi, l’espressione controllata, apparentemente semplice.
 
La vita di Marie Curie scorre fra le pagine, il carattere della giovane donna che diventerà una scienziata di fama mondiale e vincerà due volte il Premio Nobel è delineato con cura: Marie sa che essendo donna incontrerà maggiori difficoltà, ma non ha intenzione di rinunziare alla sua ricerca.
A Pierre, che le chiede di sposarlo, risponde senza esitazioni: «Non sarò quel tipo di moglie. Non rinuncerò a tutto questo per sistemare una casa o prepararti da mangiare…» e si commuove nel sentire che Pierre le dice: «Non voglio niente del genere. Non sarai mai una mia proprietà, sarai la compagna di tutti i miei sogni».
 
Come in altri romanzi, Rattaro fa muovere la sua protagonista in tempi diversi: da Parigi la riporta in Polonia, dove Maria ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, in una famiglia che mal sopportava l’ingerenza russa, presente anche nelle scuole, dove la lingua polacca era stata sostituita da quella russa.
Il padre di Maria era un uomo intelligente e aperto, voleva che le figlie studiassero e ripeteva spesso «La vostra cultura sarà l’unica cosa che nessuno potrà portarvi via… Solo il sapere ci avrebbe resi liberi, anche in un Paese così prigioniero».
 
Per aiutare la sorella Bronia a realizzare il sogno di andare a studiare Medicina a Parigi, Maria trova lavoro presso una ricca famiglia polacca: deve occuparsi dell’istruzione delle due bambine, e lo fa con passione e senso del dovere, ricevendo cortesie e attenzioni dal padrone di casa, mentre la signora, madre delle piccole, la tratta «con la distaccata condiscendenza che si riserva alla servitù», forse temendo che quella giovane donna, intelligente e bella, potesse infiltrarsi nella famiglia facendo innamorare il rampollo Kazimierz: cosa che accade, in realtà, ma viene abilmente evitato ogni ulteriore coinvolgimento sentimentale tenendo lontano Kazimierz e infine licenziando Maria che dice a se stessa: «Un giorno sentiranno parlare di te!!!»
 
Maria raggiunge la sorella a Parigi, si tuffa nella ricerca, incontra Pierre, prova l’ebbrezza di andare in bicicletta… per lei «come per molte donne a quell’epoca, le due ruote rappresentavano un’emancipazione improvvisa, la possibilità di essere indipendente e veloce».
Non abbandona il laboratorio durante la gravidanza e vi torna subito dopo il parto, finché, «il 25 giugno 1898, dopo una precipitazione con ammoniaca il mio campione incognito risultò trecentotrenta volte più attivo dell’uranio… Pierre, ti presento il polonio… lo chiamerò così in onore della mia terra… tanti anni fa, quando frequentavo la scuola clandestina, durante le lezioni di chimica l’avevo promesso!».
 
I tempi però non sono ancora pronti ad ammettere che una donna possa arrivare a così alti livelli, quindi i complimenti e la notizia dell’attribuzione del Premio Gegner sono indirizzati a Pierre che cerca di placare la rabbia di Marie («Non importano le mie idee, il mio lavoro, la mia fatica, agli occhi del mondo io sono solamente tua moglie!») e le suggerisce: «Prosegui gli esperimenti. Fagli vedere davvero chi è Marie Curie! Loro neanche immaginano la tua grandezza».
 
Dopo la tragica morte di Pierre, il suocero Eugène spinge Marie a riprendere la sua attività, «Smettila di fare i capricci, Marie. Tu sei la prima donna ad aver vinto il premio Nobel… fai un bel respiro e torna a fare quello che tu e Pierre sognavate. Lui vorrebbe così».
A Marie viene affidata la cattedra che era stata di Pierre alla Sorbona, entra in contatto con Einstein, riscopre l’amore in Paul, sembra riprendere a vivere, accompagnata nelle sue giornate anche dalla sorella, mentre le sue bimbe crescono.
Gli eventi si susseguono, la moglie di Paul scatena una campagna contro di lei, la relazione finisce, con sofferenza Marie si ritrova sola… ma il comitato per il Nobel le conferisce un nuovo premio per la chimica: «Mai nessuno ha vinto due premi Nobel, Marie! Tu sei la prima…»

Il romanzo si conclude a Stoccolma, Marie riceve il premio Nobel per la seconda volta, la figlia Irène le stringe la mano e le dice: «Tu sei Marie Curie e ora lo sanno tutti».

Luciana Grillo – [email protected]
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