Storie di donne, letteratura di genere/ 474 – Di Luciana Grillo

Leila Marzocchi, «L’Ombra non è mai così lontana» – L’autrice fonde la vicenda della zia internata in un Lager con i migranti trasportati su carrette del mare

Titolo: L' ombra non è mai così lontana
Autrice: Leila Marzocchi
 
Editore: Oblomov Edizioni, 2023
Genere: Deportazione nazista
 
Pagine: 184, illustrato, Brossura
Prezzo di copertina: € 20
 
Leila Marzocchi è una fumettista molto apprezzata. Questa volta, alla sua abilità di illustratrice, si aggiungono i ricordi familiari, una storia vera e drammatica rivelata dalla protagonista – zia Dina – soltanto nel 2004.
Aveva diciotto anni Dina quando fu costretta a lasciare la sua casa a S. Giovanni in Persiceto per essere portata nel lager di Bolzano, dove rimase, insieme a più di 3000 prigionieri, fino al 1945.
Il padre e il fratello non tornarono più a casa e Dina chiuse nel suo cuore lo strazio di quei giorni terribili… fin quando non fu intervistata da alcuni operatori dell’Archivio Audiovisivo della Memoria di Bolzano.
E allora soltanto Dina si liberò del peso che gravava nella sua mente e cominciò a raccontare per non correre il rischio che l’esperienza drammatica vissuta da li e da tanti altri fosse dimenticata.
 
Marzocchi fonde la vicenda della zia con quella analoga vissuta da altri sopravvissuti e addirittura la attualizza accostandola ai migranti trasportati su carrette del mare, ai prigionieri ingabbiati negli USA nel 2018 e ancora oggi in Libia.
E ricorre naturalmente a Primo Levi, il cui testo memorabile Se questo è un uomo «venne rifiutato per due volte dalla Einaudi, che finalmente lo pubblicò nel 1958. Più di dieci anni dopo gli eventi che narra», alle immagini terrificanti del documentario Memory of the Camps montato da Hitchcock, ai ricordi di una ventenne reduce dal campo di Ravensbruck – Lidia Beccaria Rolf, – a Edith Bruck e Liliana Segre, che per tanto tempo ha taciuto: «Nel mondo che mi circondava sentivo che era impossibile parlare del lager. E mi imposi il silenzio… La gente voleva dimenticare la guerra…».
 
Alberto Sed, dopo cinquanta anni, rompe il silenzio, ricorda sua madre sbranata dai cani che le SS lanciavano contro i prigionieri e «i bambini di pochi mesi (che) i nazisti ci facevano tirare in aria e si divertivano a ucciderli come nel tiro al piattello».
Al silenzio dei superstiti, che temevano di non essere creduti, e alla volontà della politica di dimenticare, si oppose Simon Wiesenthal, diventato dopo infinite peripezie cacciatore di nazisti, figura leggendaria protagonista persino di due bestseller.
Marzocchi disegna con rigore, illustra ciò che scrive in maniera inequivocabile, non tralascia il processo di Norimberga, la figura di Eichmann… per tornare poi alla zia Dina che ha raccontato davanti a una telecamera tutta la vicenda, dalla guerra, al fascismo, dalla nascita dei partigiani alle torture da essi stessi subite, dalla deportazione a suon di ceffoni, al bombardamento sul Po mentre viaggiava verso Bolzano.

Luciana Grillo - [email protected]
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