Giovani in azione: Nicole Rizzi – Di Astrid Panizza
Ampliare l'azienda mettendoci del suo: come farlo con costanza e impegno per creare i «Nicole Gioielli»
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Questa settimana la protagonista della nostra rubrica è una giovane di 27 anni, Nicole Rizzi, sempre vicina alla famiglia al punto che, dopo le superiori, ha deciso di seguire il padre nella sua storica attività artigianale a Rovereto, addirittura ampliandone l'offerta.
Ma lasciamo parlare Nicole così che ci racconti lei, con la sua voce, di che si tratta...
«Non riesco a definire il mio lavoro con una parola sola perché è particolarmente complesso.
«Sono subentrata anni fa nell'azienda di famiglia, la Rizzi Creazioni Artistiche, che si occupa della produzione di coppe, trofei, medaglie e tutto ciò che gira attorno al mondo delle premiazioni.
«Ho cominciato gestendo la contabilità, il rapporto con i clienti e l'amministrazione in generale, il tutto a piccoli passi, entrando in una realtà nuova, ma comunque respirando aria di casa, facendo esperienza giorno dopo giorno.
«Il lavoro della ditta già di per sé era molto ampio. Come dicevo, si va dalle spille, ai portachiavi, alle targhe e alle coppe vere e proprie di tutte le fattezze e dimensioni. Tutto ciò, però, non mi bastava.
«Mi sono resa conto che volevo creare qualcosa di veramente mio su cui lasciare l'impronta della mia personalità.
«Con il tempo è nato quindi quello che ora è il marchio “Nicole gioielli”, il secondo ramo aziendale, per così dire.»
Dalle coppe ai gioielli, non è comunque un passo così scontato. Oltre al desiderio di cimentarti da sola, cos’altro ti ha spinta a voler ampliare l'offerta già ampia della vostra attività?
«Devo dirti che mia mamma una volta gestiva una gioielleria a Mori, che però è stata chiusa ancora una decina d'anni fa, ma di cui mi era rimasto qualcosa nel cuore.
«Ho scelto di ritagliarmi questo spazio, quindi, unendo in un certo senso quello che mi hanno trasmesso papà e mamma. Inizialmente mio padre era scettico, ma quando mi ha vista così determinata, ben presto mi ha dato il giusto appoggio e ha creduto in me.
«Oggi mi occupo della progettazione dei gioielli, in particolare bijoux realizzati principalmente in ottone, bagnati in rodio, rutenio e oro rosa, il tutto realizzato in azienda da mio padre e dal nostro team.»
Da dove parte l'idea per creare un gioiello?
«Molto spesso parte per caso, guardando la natura, il mondo che ci circonda. Oppure può succedere che a pranzo, parlando fra di noi in famiglia, vengano fuori delle idee che poi proviamo a realizzare e, se va bene, il gioco è fatto!
«È iniziato tutto con le collane con impressa l'iniziale. Abbiamo pensato che poteva essere una buona idea per cominciare e così abbiamo provato a fare dei saggi incidendo su di un dischetto una lettera dell’alfabeto.
«Ci è piaciuta da subito già la prima collana e così abbiamo dato il via alla produzione vera e propria. Per la vendita ci siamo poi appoggiati a qualche rivenditore di Rovereto, che fortunatamente ha creduto in noi e nel valore del nostro lavoro.
«Adesso, oltre che in azienda e nei negozi convenzionati che promuovono il marchio, è possibile acquistare i nostri gioielli anche direttamente dal sito online https://www.nicolegioielli.com/.
«Pensa che recentemente ho mandato un ordine addirittura negli Stati Uniti!»
Immagino che impiantare un’attività del genere non sarà stato tutte rose e fiori. Quali sono le difficoltà che hai incontrato sul tuo percorso?
«Oltre alla parte tecnica, perché può succedere che si rompa un pezzo o che il design immaginato alla fine non sia quello voluto, le difficoltà maggiori le incontro tuttora nella parte della vendita.
«Non dobbiamo dimenticarci che un marchio locale come Nicole gioielli è insignificante rispetto a marchi nazionali o addirittura mondiali, con i quali, ovviamente, non riuscirai mai a competere. Un gioiello artigianale come quelli che faccio io ha dei costi di progettazione e di realizzazione che non sono quelli delle aziende multinazionali.
«La nostra politica, poi, è quella del chilometro zero che esclude materiali d’importazione, ma che invece vuole utilizzare materie prime che provengono direttamente dal territorio.
«Per dirla in poche parole, la nostra forza sta in un gioiello legato all’arte e al lavoro, all’idea e alla sua immediata realizzazione. Un gioiello che non si potrà trovare ovunque proprio perché porta con sé l’originalità dei piccoli numeri.
«Piano piano, però, mettendomi in gioco anche in prima persona, con i mercatini e con il passaparola cerco sempre di più di far conoscere il nome e la nostra produzione. E a distanza di tempo vedo che ci riesco.»
Dalla prima idea delle collane con l'iniziale incisa, hai poi ampliato la gamma di prodotti che offri?
«Certo, allargare la propria offerta sta negli obbiettivi di qualsiasi impresa. A volte mi capita che qualche cliente mi chieda un gioiello personalizzato che, a meno che non sia un pezzo unico, poi realizzo anche su scala più ampia, lo tengo di serie e lo propongo nella nuova collezione.»
Il pezzo più particolare che hai realizzato?
«Direi che è la collezione delle rune. Si tratta di un alfabeto celtico in cui ogni simbolo ha un suo particolare significato che rappresenta un augurio.
«Quest'idea è nata perché molto spesso ci chiedevano gioielli con inciso l'albero della vita.
«Abbiamo quindi pensato di ampliare l'offerta con proposte simili ed ecco che abbiamo trovato l'alfabeto celtico che ben si è prestato a essere realizzato sulle nostre placche in ottone.
«È tutta una questione di provare e riprovare e se il risultato alla fine è piacevole si prosegue con la produzione.»
È stato più difficile iniziare, oppure è più complicato ora mantenere buoni ritmi nella produzione?
«L'inizio è stato sicuramente molto difficile, soprattutto il farsi conoscere ed entrare con i miei prodotti nei negozi.
«Devo ammettere, però, che il territorio trentino è sensibile al made in Italy e dato che noi facciamo tutto qui in azienda, o comunque ci appoggiamo a realtà del Nord Italia, ci sono tante persone che credono in noi e danno fiducia ai nostri gioielli.
«Inoltre, non è da sottovalutare il fattore marketing. Cerco di puntare in vari modi sull'online, anche dal punto di vista della pubblicità, mandando ad esempio qualche gioiello a delle fashion blogger in modo da poterlo lanciare anche in questa maniera.
«Stiamo facendo così con molte delle nostre collezioni, in questo periodo soprattutto con i “chiamangeli”, collane specifiche per donne in dolce attesa.
«Facendosi pubblicità sui social, però, non è semplice come può sembrare. Bisogna starci dietro quotidianamente e non sempre c'è il tempo per riuscire a fare tutto.»
Ci sono stati dei momenti in cui pensavi che non saresti riuscita a portare avanti questo tuo sogno?
«Certo che momenti del genere ci sono stati e ci sono tutt'oggi, continuamente.
«L'importante nel mio lavoro è prendere una cosa per volta. Se c'è bisogno di concentrarsi più sulla parte dei trofei o delle coppe perché in quel periodo ci sono molte più richieste rispetto ai gioielli va bene, mi concentro su quello. Poi però riprendo in mano la mia passione, e magari mi metto a creare un nuovo prodotto.
«Non c'è nulla di calcolato, però dopo tutti gli sforzi che ho fatto per realizzare questo mio sogno non voglio assolutamente che svanisca come i sogni al mattino.
«Quindi è ovvio che mi impegno per riuscire a dare il massimo, anche se, come detto, non mancano i sacrifici e le fatiche.
«Cerco, con il tempo, di crescere in entrambi i settori dell'azienda, quello legato alle premiazioni, che occupa più della metà del fatturato, e quella dei gioielli.
«È un percorso lungo, lo so, ma non ho fretta. L'importante è vedere sempre dei progressi, anno dopo anno. Così che, con i progressi, arrivano anche le soddisfazioni.»
Astrid Panizza – [email protected]
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