Il ruolo della stampa al vaglio del Festival dell’Economia

Le sfide del giornalismo economico: cogliere le implicazioni politiche, sociali e culturali

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Le vicende dell’economia hanno spesso significative implicazioni politiche, sociali e culturali.
Il giornalismo economico è in grado di coglierle?
In un confronto tra diverse esperienze, ne hanno parlato, coordinati dall'editore Giuseppe Laterza, Giuliano Amato, giudice della Corte Costituzionale e John Lloyd, editorialista del Financial Times e de la Repubblica, presenti al Teatro Sociale, e, in collegamento, Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore e Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria.
L'incontro ha offerto l'opportunità per ricordare la figura del giornalista Fabrizio Forquet.
 

 
John Lloyd ha esordito evidenziato le differenze tra le culture giornalistiche italiana e anglosassone. Il giornalismo, ha spiegato, alla fine risponde sempre al mercato, oltre che all'editore, al lettore e alla verità.
In una realtà globalizzata, ha detto, servono media con una visione ampia, serve una narrativa più completa per capire meglio come funziona il nostro mondo.
Per Roberto Napoletano è importante il giornalismo investigativo che parte dal racconto quotidiano, dal metodo di lavoro con cui si cerca di raccontare ogni giorno il Paese, individuando le notizie importanti.
«Abbiamo cercato di cambiare il racconto della politica – ha ricordato Napoletano -, partendo dall'economia, dai numeri.»
La politica, per Napoletano, è soprattutto amministrazione della cosa pubblica e quindi si intreccia molto con l'economia. Nel fare informazione è fondamentale rispettare il mercato, non tradire la verità, che si fonda su un metodo, sull'analisi basata sui numeri.
 

 
Marcella Panucci ha detto che i grandi quotidiani dovrebbero aiutare le persone a capire i fenomeni economici, a farsi un'opinione sui fatti e sulle loro implicazioni.
Per lei il giornalismo economico avrà un futuro se sarà capace di questo racconto dei fatti e delle spiegazioni che ne conseguono.
Giuliano Amato ha espresso fiducia nel giornalismo italiano.
«Però – ha detto – è spesso orientato non tanto a scegliere di capire e far capire ma piuttosto a scegliere l'emozione da suscitare.»
Più che informativo, il giornalismo che si pratica è quindi emotivo.
«La professione giornalistica – ha ricordato – è nata come tramite tra le notizie e il mondo che non ha altri mezzi per essere informato su ciò che accade.»
Nel tempo è diventata una professione di qualità perché ce n'è stato sempre più bisogno.
«Chi fa la professione del giornalista – ha aggiunto Amato – non deve assecondare l'emozione prevalente ma deve informare attraverso analisi.»
Per il giornalismo economico è fondamentale saper ricostruire i fatti, dare il contesto e saper valutare le soluzioni offerte dalla politica.