Back from Kenya/ 7 – Il parco naturale più grande del mondo

Un paese in cui sono gli animali selvatici a tollerare la presenza dell’essere umano

Il Kenia è il più grande parco naturale del mondo.
Ma proprio nel senso letterale della definizione, perché la differenza tra la popolazione faunistica che popola il Paese e quella che vive nelle riserve, cambia poco.
Certamente i parchi sono un’oasi di tranquillità per gli animali, ma per contro si tratta di colonie impossibilitate a uscire e fare una vita per così dire normale.
Nel nostro viaggio in Kenia siamo riusciti a passare una mezza giornata al Parco nazionale di Nakuru, che si affaccia sull’omonimo lago, non molto distante da Nyahururu.
Il parco non è particolarmente grande, ma certamente racchiude un po’ tutti gli esemplari che ci si aspetta di trovare in un safari in Kenia.





Il Nakuru National Parc è situato a 1.730 metri sul livello del mare, si trova adagiato sul fondo della Grande Rift Valley (che attraversa tutto il Paese). È stato aperto nel 1968 e si estende per quasi 200 Kmq.
Come quasi tutti i laghi della Rift Valley, il lago Nakuru è salato e non molto profondo.
La fama di questo lago è dovuta alle migliaia di fenicotteri rosa che vivono sulle rive del lago, nelle acque del quale vi trovano il loro cibo ideale: le alghe azzurre del genere Spirulina.
Quello che si può ammirare dalle sue sponde è considerato lo spettacolo ornitologico più bello del mondo con centinaia di migliaia di fenicotteri rosa che si muovono in tutte le direzioni per cibarsi delle alghe che ricoprono il bacino del lago. Quando poi prendono il volo lo spettacolo è maestoso: una nuvola di varie tonalità di rosa, viola, rosso, colorano il cielo.
Le dimensioni del lago sono molto variabili, quando si ritrae per diversi chilometri tanti uccelli si spostano più a nord verso i laghi Bagoria e Magadi.
Ma l'attrazione del posto non sono soltanto i fenicotteri: quando il livello dell'acqua è più basso il carbonato di sodio si cristallizza sulle rive del lago formando una striscia di polvere bianca e lucente che dona al paesaggio un'atmosfera quasi surreale.
In lingua masai il nome di questa polvere bianca è «nakuru», da cui l’origine del nome del lago.
L’avifauna va incontro periodicamente a forti oscillazioni, secondo le stagioni.
Nelle foresta del parco si rifugiano tante specie di animali: scimmie, impala, giraffe, zebre, bufali e altri animali compreso i rinoceronti bianchi (recentemente reintrodotti nel parco).
Ci sono anche colonie di leoni, che però di giorno stanno prudentemente sugli alberi a guardare il passaggio dei turisti in fuoristrada. Di notte scendono e si cibano della preziosa avifauna della riserva. Insomma, noi i leoni non li abbiamo visti, ma sappiamo di essere stati visti da loro.





Nel parco si incontrano con facilità scimmie, zebre e giraffe.
Babbuini e macachi, vivono in gruppi numerosi (in terra nei parchi e sugli alberi fuori), con una gerarchia solida e dittatoriale proprio perché altrimenti i branchi sarebbero una fonte incontrollata di devastazione.
I giovani giocano tutto il giorno, le mamme e i piccolini sono tranquilli e beati, i maschi adulti sono sempre in cerca di cibo e di femmine in calore.
Quasi una simbiosi le pulci e le zecche, che sembrano essere un cibo prediletto sia dei babbuini che dei macachi: si spulciano tra di loro, mettendo in bocca i piccoli parassiti.
Sono notoriamente cialtroni, nel senso che gradiscono particolarmente essere viziati dai turisti. Ai quali peraltro sarebbe vietato dar loro da mangiare…
Le zebre sono proprio degli asini robusti e ginnici, con il caratteristico manto cutaneo bianco e nero. Secondo i detrattori sono in maglia juventina, secondo altri sono in pigiama…
Vivono in piccoli branchi che non si curano della presenza dei turisti che li fotografano.
Le giraffe vino invece in gruppi familiari. Di solito padre madre e due cuccioli. Beh, si fa per dire, dato che i piccolini raggiungono presto i tre metri…





In realtà, però, alcuni animali che desideravamo vedere , nel parco non vivono. Ma, come detto, li abbiamo trovati fuori.
Abbiamo visto, assolutamente liberi e indisturbati, un branco di 25 elefanti e un gruppo di una dozzina di ippopotami.
Gli elefanti erano abbastanza tranquilli. Mangiavano un po’ tutto il verde che incontravano, con le mamme che aiutavano gli elefantini a cibarsi. L’atmosfera del branco era serena, anche se per gli abitanti del posto si trattava di una calamità naturale. Provate a pensare a una ventina di elefanti che, sia pure tranquilli, si fanno strada nei campi, nei pressi dei centri abitati, lungo i corsi d’acqua…
Non si può fare nulla per dissuaderli, né tanto meno per spaventarli. Guai a chi ne uccide uno. La legge locale protegge gli animali selvatici come esser umani e se una persona subisce danni dalla fauna, o magari viene ucciso, il risarcimento versato dallo Stato è minimale.
Gli ippopotami di giorno sono tranquilli e dormono in mezzo agli stagni, quanto basta per non essere disturbati dagli uomini.
Di notte, invece, scorazzano in tutta libertà, mangiando tutto quello che trovano. Sono una vera calamità per la gente del luogo, anche perché sono ferocissimi contro chiunque attenti alla loro tranquillità.
Un particolare caratteristico degli ippopotami è dato dal loro modo singolare di evacuare. Girano le terga alla sponda del fiume o dello stagno e poi si svuotano con una violenza inaudita, in modo che gli escrementi espulsi si spargano a pioggia. In questo modo l’erba viene concimata e cresce rigogliosa, presto nuovamente a disposizione delle bocche gigantesche di questi splendidi animali. Insomma, una catena alimentare sostenibile…





Nelle foto che seguono, riportiamo altre immagini di animali scattate da noi entro e fuori parco.

Guido de Mozzi
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