«Un Natale agrodolce per il florovivaismo italiano»
Confagricoltura: «Rispetto allo scorso autunno registriamo un’importante riduzione delle attività. Ma restiamo ottimisti»
Che Natale sarà per il florovivaismo italiano?
La Federazione di prodotto di Confagricoltura ha fatto il punto della situazione produttiva e di mercato con una riunione a cui hanno partecipato, insieme al presidente Luca De Michelis, le regioni più importanti per il comparto.
La produzione dedicata al periodo natalizio, in particolare le varie specie di abete, ha perso di importanza rispetto al passato. Lo conferma Luca Magazzini, presidente dei florovivaisti della Toscana.
«Rispetto allo scorso autunno – ha detto durante l’incontro – registriamo un’importante riduzione delle attività. Siamo comunque ottimisti per la primavera prossima, vista la vitalità e l’interesse degli operatori nazionali ed internazionali che visitano numerosi i nostri vivai.
Nel comparto siciliano regna l’incertezza, a causa dei costi dell’energia destinata al riscaldamento.
«Un fattore che – ha spiegato il presidente, Francesco Gurrieri – sta portando a modifiche sia nella scelta delle varietà, preferendo quelle più resistenti alle basse temperature, sia nelle modalità di produzione, con risparmi sui consumi, con effetti inevitabili anche sulla qualità.»
L’importante flessione dei prezzi che si sta registrando rispetto al 2021 è dovuta non solo ai consumi, sempre più orientati verso i prodotti più economici. Grande peso lo ricoprono le dinamiche di mercato.
«Le aste in Olanda, a cui partecipano garden center e Gdo, presentano prezzi non reali, – spiega Gurrieri. – Comprare alle aste può costare anche 1,5 euro a stelo, ma vendere attraverso questo canale rende molto di meno, fino ad arrivare per lo stesso prodotto a un massimo di 25 centesimi.»
Lo sbilanciamento è evidente.
«A ciò si aggiunga che l’offerta ai consumatori finali viaggia su prezzi che sono pari alla metà di quelli delle aste.»
Anche la domanda è calata in misura maggiore rispetto all’offerta, raggiungendo, per alcuni prodotti, la metà dei livelli 2021.
Apprensione anche in Sardegna, dove si punta molto sulle nuove risorse messe in moto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
«Il mercato sardo è vivacizzato dai molti progetti di forestazione urbana – ha spiegato Raimondo Congiu, numero uno della federazione isolana – come quelli presentati per la città di Cagliari, che prevedono la piantumazione di diverse migliaia di nuovi alberi.
«Il problema è la carenza sul mercato interno dell’offerta forestale, necessaria per lo sviluppo dei progetti per i quali è previsto l’uso di piante esclusivamente autoctone.
«Riponiamo le nostre speranze sulla possibilità di acquistare fuori regione concessa dai progetti dedicati ai parchi urbani.»
Stephan Kircher, presidente del comparto in Trentino, si dice pessimista sul periodo natalizio, vista la tendenza dei consumi a orientarsi più verso il tempo libero che verso l’acquisto di piante ornamentali e di fiori.
Dopo la festa di Ognissanti, in regione, la domanda di recisi è calata drasticamente e i timori, adesso, sono sulle produzioni particolarmente energivore.
«I costi del gas stanno imponendo la riduzione del calore immesso nelle serre – ha spiegato Kircher – e questo incide su varie specie come talee e stelle di Natale.»
A ciò si aggiunge il mancato arrivo, ancora ad oggi, degli aiuti per il comparto, messo in difficoltà anche dall’incremento del pellet, il cui prezzo è triplicato rendendo addirittura più conveniente il gasolio agricolo.
Un quadro a tinte fosche in cui, però, spicca anche un dato.
«L’incremento dei costi di produzione sta spingendo gli investimenti nella ricerca di soluzioni e modalità di riscaldamento più sostenibili», – ha spiegato il presidente regionale del comparto.
Segnali positivi per il settore della manutenzione del verde arrivano dalla forestazione.
«La disponibilità di prodotti sul mercato è bassa, – ha detto Luigi De Grecis, presidente dei florovivaisti pugliesi.
«Ma fortunatamente il PNRR e gli altri bandi stanno vivacizzando il comparto.
«Resta, però, il problema dei costi di produzione, la cui situazione è letteralmente impazzita.»
Buone notizie anche dal Piemonte.
«Abbiamo riscosso un importante successo con il corso di manutenzione a Novara, organizzato con il sostegno di Roma, sulla manutenzione del verde, – ha detto il presidente, Marco Castelli, durante la riunione della FNP. – La partecipazione è stata così alta che abbiamo dovuto organizzare due lezioni in parallelo.»
Vendite soddisfacenti, ma produzione più bassa in Lombardia. In particolare, per i crisantemi, «andati molto bene a Ognissanti», commenta Massimo Mattavelli, che si accoda alle preoccupazioni degli altri colleghi riguardo all’offerta delle stelle di Natale.
Bene anche le vendite dei fiori recisi e della vaseria.
«Nel settore della manutenzione preoccupa il tema dei sottoprodotti delle lavorazioni, ossia sfalci e potature – ha proseguito il presidente, – che attualmente vengono smaltiti come rifiuto.»
«Una perdita di valore e un aggravio di costi, visto che le discariche non sono sempre vicine ai luoghi in cui vengono prodotti gli scarti. Sarebbe molto meglio se venissero destinati alle caldaie delle serre.»
Nella regione del presidente della FNP nazionale, la Liguria, si registrano problematiche simili alle altre. A partire dai costi delle biomasse, con i gusci di nocciole passati da 10 euro a quintale a 20 euro.
«Con il 90% della produzione ligure – ha commentato Luca De Michelis – destinata all’export, ci preoccupa molto il calo delle prenotazioni, passate dal 60-70% degli anni scorsi al 5% di oggi.
«Le ragioni derivano fondamentalmente dalla contrazione dei consumi e dalle dinamiche inflattive.»
Forte richiesta per i fiori recisi e per le fronde, «ma ci rallentano i cambiamenti climatici.
«Basti pensare alle mimose, già vicine alla fioritura, invece del naturale appuntamento di fine febbraio inizio marzo.»
De Michelis è tornato anche su uno dei temi che aveva affrontato a settembre su
Mondo Agricolo: i cambiamenti nelle scelte produttive.
«Questo è un dato di fatto che non riguarda solo l’Italia. Abbiamo notizie che anche in Olanda e in Germania non si sta investendo a causa degli elevati costi di riscaldamento e del calo della domanda.»
Uno dei rischi è che anche questi Paesi possano spostare parte delle produzioni su specie meno energivore come le piante aromatiche «creando nuova concorrenza per il comparto italiano».