Il Cammino portoghese/ 8 – Di Elena Casagrande
Passando dai luoghi dove predicò Santiago e dove attraccò la barca con le sue spoglie, finalmente arriviamo alle porte di Compostela. Manca poco alla meta
Il pettine di conchiglie lungo la Ria di Vigo.
(Link alla puntata precedente)
Si cammina lungo las Rias Baixas, dove mare e fiumi si incontrano
La sveglia stamane è un incubo. Il ragazzo che dorme vicino a noi, alle 5 e mezza si butta giù dal letto a castello, calpesta tutto quello che trova e si mette a rifare lo zaino in camera, aprendo e chiudendo sacchetti e cerniere.
Fa parte di un gruppo di Alicantini che ha iniziato ieri il cammino. Deve essere parecchio eccitato: non sta nella pelle e si sente. Quando ci svegliamo noi, alle 7, lo ritroviamo ancora in ostello.
Teo gli dà il consiglio di rifare lo zaino fuori dalla camerata, ma lui non la prende bene.
Dopo un cola-cao (latte e cacao) inizia la giornata anche per noi. Dall’alto la Ria di Vigo è stupenda.
Albeggia e un pettine di conchiglie di San Giacomo ci dà il buongiorno. Ho fame. A Pontesampaio, borgo marinaro con ponte e rive piene di barche colorate, sento un profumo buonissimo di pane fragrante, ma - purtroppo - non riesco a trovare il forno.
Dopo Figueirido, per fortuna, c’è un chiosco dove fare un piccolo descanso (pausa). Da qui manca poco al paese di O Pobo e all’albergo di Pontevedra, che dista un chilometro e mezzo dal centro.
Il polpo alla galiziana.
Da Pontevedra la Madonna Pellegrina benedice i nostri passi fino a Compostela
È ancora chiuso quando arriviamo. Il bar-ristorante lì vicino è aperto. Nell’attesa ci mangiamo un ottimo pulpo a feira o alla galiziana (polpo con paprika).
Dopo esserci lavati corriamo in centro. Aspetto di vedere da tempo uno dei simboli di questo cammino, la Chiesa della Vergine Pellegrina, un capolavoro barocco a pianta di vieira (conchiglia di San Giacomo).
La statua della Divina Peregrina, che vi si conserva, è la patrona di questo Cammino (oltreché della provincia).
La Vergine, col mantello dei pellegrini medievali e las conchas (le conchiglie) sulle spalle, ci fa battere il cuore.
Stiamo in città sino all’ora di cena. Visitiamo la piazza porticata de Ferrería e le rovine del Monastero dei Domenicani.
Al parco dell’Alameda ci gustiamo, in tranquillità, la torta del posto, una sorta di sfoglia con meringa, mandorle e burro: proprio una cosetta leggera!
In albergo ritroviamo gli Alicantini e ci mettiamo a chiacchierare sereni. Domani ci aspetta una tappa tranquilla, nelle campagne galiziane, tra boschetti e campi di mais e tra i vigneti delle Rias Baixas.
La Chiesa de la Virgen Peregrina di Pontevedra.
Le terme, valorizzate dagli antichi romani, attirano ancora oggi molti turisti
Oggi ci fermiamo solo nel paese di Amaro, poi tiriamo fino a Caldas de Reis. Dopo un bel cruceiro (croce di pietra, con la statua del Cristo su un lato e, sull’atro, con quello della Madonna), vicino all’antico ponte sul rio Umía, c’è il nostro albergo.
Non si può entrare perché, nonostante il caos delle frecce lungo la via, siamo arrivati troppo presto.
Pranziamo da Roquiño: peperoni ripieni di besciamella e tonno e prosciutto arrosto con patate. Poi visitiamo il borgo, famoso per le sue acque terapeutiche, già note ai romani, che qui costruirono la mansio (stazione di sosta) di Aquae Celenae.
Accanto al Balneario Dávila (ovverosia il centro termale della città), ci sono le fonti di acqua calda di Las Burgas. Sono aperte e gratuite: l’ideale per rinfrancare i piedi affaticati. Lo stile liberty (in Spagna chiamato modernismo), che abbellisce le tipiche facciate finestrate galiziane, è presente in molti degli edifici della città.
Il Cruceiro di Caldas de Reis.
A Padrón si sente ed è viva la presenza di Santiago Apostolo
Oggi il libro-guida del cammino consiglia di fare tappa a Padrón, uno dei luoghi più emblematici di questo pellegrinaggio. Ci arriviamo presto.
Finalmente siamo davanti alla Chiesa di Santiago, famosa per il suo mitico padrón (pietra cilindrica), ove si narra che venne ormeggiata la barca con i resti mortali di Santiago, accompagnato in Galizia dai suoi due discepoli Attanasio e Teodoro, dopo la decapitazione.
Purtroppo è ancora chiusa. Il proprietario dal bar-ristorante Don Pepe chiama il custode per noi. Ci dice di aspettare ancora un’oretta e poi potremmo vedere la famosa pietra.
Nel frattempo andiamo alla Fuente del Carmen e poi saliamo a Santiaguiño do Monte, dove Santiago iniziò la sua predicazione in queste terre.
Finalmente ci siamo. Arriva il custode. Sotto l’altare ci apre una sorta di scrigno ligneo a pavimento. Sotto è conservata l’antica pietra romana toccò il corpo dell’Apostolo.
Quasi quasi mi viene da piangere. Sembra di sentirne la presenza e la descrizione ritmata e lenta del signore che ce la illustra, non fa che aumentare il pathos del momento.
La pietra custodita nella Chiesa di Santiago di Padrón.
Un bacio in fronte e via, verso gli ultimi chilometri di questo cammino
Usciti dalla Chiesa torniamo da Don Pepe. Ringraziamo il gestore. Solo grazie a lui abbiamo potuto venerare questa reliquia giacobea così importante.
Gli diciamo che vogliamo proseguire. Ci dà un bacio in fronte e ci augura buon cammino.
È la prima volta che mi capita ed è qualcosa che mi “smuove” qualcosa dentro. In pochissimo tempo arriviamo a Iria Flavia, il cui vescovo Teodomiro venne incaricato, da Re Alfonso II, di confermare la veridicità della scoperta della tomba dell’Apostolo da parte dell’eremita Pelagio nell’anno 813.
Santiago, all’epoca, era sotto la diocesi di Iria Flavia. La sua collegiata di Santa Maria de Adina è imponente.
Vorremmo fermarci, ma siamo spinti dall’impeto di arrivare a Teo, dove hanno aperto un nuovissimo albergo dei pellegrini.
Da lì mancheranno pochissimi chilometri a Santiago. Nello zaino ho caricato i mitici peperoni verdi di Padrón, una famosa specialità della cucina galiziana e spagnola. Li cucinerò stasera.
Elena Casagrande
(La 9ª puntata del Cammino portoghese sarà pubblicata mercoledì 1 febbraio 2023)
La Collegiata di Iria Flavia.