Camilla Lunelli e le Cantine Ferrari «To the Maximum»
Intervista a Camilla Lunelli, Responsabile Comunicazione di Cantine Ferrari che fa parte del Gruppo Lunelli – Di Astrid Panizza

Camilla Lunelli.
Per antica tradizione il mondo del vino è sempre stato dominato e gestito dagli uomini, ma negli ultimi vent'anni ci sono stati parecchi cambiamenti.
In particolare, alcune aziende hanno vissuto il passaggio generazionale per cui ora non è più così raro trovare alla guida di realtà importanti ragazze molto in gamba, capaci e preparate.
Questa è la storia di Camilla Lunelli, Responsabile Comunicazione di Cantine Ferrari che fa parte del Gruppo Lunelli.
Alessandro Marcello Matteo e Camilla Lunelli - Credit ph Ronny Kiaulehn.
Donne e vino, un binomio tradizionalmente appannaggio del mondo maschile. La tua carriera in questo settore e il ruolo prestigioso che ricopri in azienda sembra rompere un monopolio secolare. Un risultato di buon auspicio per le cosiddette quote rosa, non ti pare?
«Gli ultimi dati che ho visto stimano ad oggi un 30% di cantine italiane guidate da donne, che tutto sommato non è un dato negativo rispetto ad altri settori.
«Oltretutto le cantine condotte da donne generalmente producono vini di qualità superiore, molto più spesso DOC, DOCG, biologici o comunque con una particolare predisposizione alla sostenibilità, quindi anche qualitativamente ci sono segnali molto interessanti in tal senso.
«Tuttavia la verità è che personalmente sarò soddisfatta solo quando raggiungeremo il 50% di presenza femminile nelle aziende italiane. Non il 50+1 perché non sarebbe poi giusto per la controparte maschile. Uguaglianza, questo è ciò in cui credo.
«La mia sensazione è comunque positiva perché sono convinta che questo trend sia in continua crescita e quindi che vi sia ampio margine per arrivare a buone percentuali di presenza femminile nel prossimo futuro.
«È anche vero, però, che un tema fondamentale in azienda è quello dei ruoli. Le donne sono presenti sì, ma spesso si trovano solo in alcune aree, come ad esempio nel settore del marketing o della comunicazione. In produzione, o nell'area finanziaria, resta invece maggioritaria, se non assoluta, la presenza maschile.
«Per questa ragione, nel mio settore tutto sommato non mi ritengo una figura anomala o innovativa. In merito al il mio team, devo dirti che nella comunicazione siamo tutte donne, ho davvero la fortuna di avere delle ragazze molto in gamba che lavorano con me.»
E per quanto riguarda il tuo ruolo, come ti senti cambiata negli anni?
«È chiaro che si acquisisce molta consapevolezza, soprattutto in un settore come quello della comunicazione. In generale tutto il mondo del vino è costruito sulle relazioni e per quanto riguarda la realtà italiana ci muoviamo in uno spazio relativamente piccolo, quindi è bello presenziare agli eventi perché si trovano persone conosciute da tanti anni con le quali si è venuto a creare un rapporto di fiducia e rispetto reciproco. In tal modo diventa quindi più semplice e piacevole lavorare.
«Altra cosa sono i rapporti con l’estero. Infatti, la sfida per noi oggi è quella di andare a costruire, o meglio, a rafforzare il network che abbiamo all'estero, anche se devo dire che già il mercato italiano continua a crescere e a darci grandissime soddisfazioni. Per questa ragione vedo il mio ruolo necessariamente sempre più proiettato verso l'esterno sia in termini territoriali che virtuali, puntando in particolare sulle piattaforme digitali in continua espansione.»
Uno sguardo internazionale, quindi, senza dimenticarsi del locale. Presumo vada in questa direzione anche il progetto «Ferrari Incontri» che andrà ad ampliare l'area di accoglienza nelle nuove cantine Ferrari di prossima realizzazione. È così?
«Sicuramente questo sarà un progetto importante su cui investiremo moltissimo ed è stato molto bello in questa circostanza l'incontro avvenuto fra pubblico e privato, due realtà che spesso tendono a viaggiare su propri binari, a volte pure sgomitando.
«In questo caso, però, ci si è resi conto che il progetto andava incontro alle esigenze aziendali di valorizzazione del territorio, dando particolare importanza al Trento Doc.
«Non è stata poi sottovalutata - anzi la si vuole valorizzare - la viticoltura di montagna tipica del nostro Trentino. Per questo, nelle intenzioni, il luogo dovrà diventare un simbolo di valorizzazione del territorio e l’occasione per creare un volano che darà ulteriore sviluppo con la creazione di un indotto importante.
«Con esso si verranno a promuovere occasioni di occupazione in diversi ambiti. In quello della comunicazione, ad esempio, ma anche in altri settori, decisamente non nostri, come quello della viabilità stradale, esigenza questa molto sentita dall'amministrazione pubblica e per la quale non si era finora riusciti a trovare una risposta adeguata.
«Infatti, con il nuovo tracciato della strada realizzeremo a spese nostre la rotatoria che finalmente sarà la soluzione definitiva al problema viario sia per noi che per l'Amministrazione Comunale. Un progetto importante a favore di tutti, per il quale investiremo passione e risorse, una marcia in più per continuare a crescere.»
Villa Margon.
Parlando del tuo passato e della tua esperienza nella cooperazione internazionale, perché hai deciso di tornare alle tue radici e cosa ti ha lasciato quel periodo?
«Partendo dal presupposto che sono contentissima dei tre anni passati in Africa, ritengo che umanamente mi abbiano arricchito lasciandomi un senso delle priorità.
«È proprio questo che mi aiuta a tenere i piedi per terra, soprattutto in un lavoro come il mio dove si parte dalla vigna, ma si raggiungono ambienti di alto livello, come gli Emmy Awards di Hollywood, i party della Juventus o Casa Italia durante le Olimpiadi, tutti eventi dove Ferrari è partner ufficiale. Se da una parte si ha occasione di frequentare molti mondi privilegiati che possiamo definire glamour, dall’altra, qui sarebbe anche facile perdersi.
«Per questo motivo avere un senso delle priorità è importante. Sto parlando per esempio di tutto ciò che ruota attorno alla sostenibilità, tema che negli ultimi anni è diventato punto focale della nostra azienda.
«Lo facciamo a partire dai metodi di lavorazione in vigna, dalla certificazione biologica che hanno tutti i nostri vigneti e dal continuo lavoro sulla biodiversità che ci impegniamo a sostenere, tutti elementi coerenti con lo spirito che porto dentro di me lasciatomi dall'esperienza in Africa. Trovo in questa maniera una continuità di valori declinando le motivazioni della cooperazione nel fare impresa.»
Come vedi il futuro di Ferrari?
«Un'azienda che si appresta ad investire nella propria realtà tanti milioni di euro deve essere per forza ottimista e noi lo siamo non solo per questo, ma per mille altre ragioni.
«Innanzitutto il comparto delle bollicine ad oggi è un segmento che cresce, incontra il favore del pubblico, piacendo sempre di più ai giovani e alle donne, consumatori presenti e importanti. Ferrari si impegna da molto tempo a performare al massimo un comparto già positivo e devo ammettere che ad oggi il brand si trova in un momento in cui si lavora molto bene sia in Italia che all'estero.
«Certo, al momento abbiamo qualche incognita sul tema delle tariffe e dei dazi, però pensiamo che siano comunque situazioni congiunturali che non dureranno per sempre.
«Siamo assolutamente positivi e a questo sentimento si affianca un discorso più di sistema generale, che riguarda l'appeal del made in Italy, il piacere cioè di tutto quello che è prodotto italiano di alta gamma, molto apprezzato nel mondo. Questo è un fattore che ci sostiene e che teniamo a portare sempre di più to the maximum, ovvero al massimo.»
Astrid Panizza – [email protected]
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Foto Romano Magrone.