Quel fenomeno che ogni giorno lavora 130.000 litri di latte…
Il presidente Dorigatti in visita all'azienda «Casearia Monti Trentini Spa» di Grigno
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La cosa che più colpisce nell’analisi di questa azienda l’abbiamo messa nel titolo: ogni giorno lavora 130.000 litri di latte, perlopiù trentino. E non si tratta solo di quantità, ma di un rilevante fatto economico-sociale, perché - contrariamente a molte altre aziende - l’azienda acquista il latte sempre e indipendentemente dalla necessità di mercato. Questo perché il latte non può attendere e deve essere lavorato al più presto.
Parliamo della «Casearia Monti Trentini», un’azienda che sorge a Grigno, in Valsugana, i cui numeri relativi al 2016 parlano da soli.
• Fatturato: 30,5 milioni di Euro • Quantità annua latte lavorato: 38.600 tonnellate • Addetti: 65 dipendenti fissi + 15 circa interinali • Indotto: circa 150 conferenti latte • Export in continuo aumento • Prodotti: Asiago DOP – Grana padano Dop – Provolone Valpadana DOP - FORMAGGI NOSTRANI (produzioni con ricette tradizionali) come LAGORAI, MONTI TRENTINI, FIOR VALSUGANA etc. |
Abbiamo accompagnato il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti nella visita di cortesia presso la Casearia Monti Trentini Spa, perché tra il nostro giornale e l’azienda di Grigno c’è un particolare rapporto di amicizia iniziato una decina di anni fa.
La Monti Trentini è nata nel 1989 con tre persone, i fratelli Fiorenzo e Fabio Finco e un operaio. Il papà aveva (e ha ancora) una malga a Enego, sull’altipiano di Asiago, dove produceva (e produce ancora) formaggi di alta qualità.
Decidendo di industrializzare l’attività acquistando latte di altri produttori, i fratelli hanno iniziato l’attività a Grigno che, essendo sulla statale della Valsugana, aveva una migliore posizione logistica.
Se nel 1989 avevano iniziato a lavorarci in tre, oggi l’azienda è una Spa, la superficie è di 60.000 metri quadrati, gli addetti sono un’ottantina, il fatturato sfiora i quaranta milioni e si rivolge a un mercato sul quale «non tramonta mai il sole», dato che abbraccia i cinque continenti.
La qualità, così come aveva insegnato (e insegna ancora) il papà, è rimasta alta. Tutte le certificazioni e tutti i protocolli di produzione e sono rispettati col massimo rigore e l’esperienza dell’uomo viene affiancata dallaprecisione offerta dalla tecnologia.
I loro prodotti solo l'Asiago, il Grana Padano, il Provolone Valpadana, oltre a una serie di formaggi tradizionali come Lagorai, Monti Trentini, Fior Valsugana, Vezzena e altri.
Il ciclo di produzione è completo, dai silos per la raccolta del latte alle vasche polivalenti che, partendo dal caglio e fermenti lattici, danno vita al formaggio, passando dalle varie fasi di lavorazione fino a concludersi nelle forme finali.
Qui i formaggi prendono due strade, quella dell’industria alimentare, che a sua volta confezionerà i prodotti per le proprie distribuzioni, e quella dello stoccaggio e della stagionatura.
Ed è qui che l’azienda possiede un vero e proprio tesoro. Parliamo del Grana Padano, che viene stagionato in capannoni attrezzati per il mantenimento costante della temperatura e dell’umidità.
Un «tesoro», dicevamo, perché la giacenza media è di 16.000 forme di grana, per un valore di circa 8 milioni di euro, finanziariamente immobilizzati per 10-11 mesi.
Ovviamente il grana non rimane fermo per quasi un anno, perché ogni forma viene girata più volte in modo che si stagioni in maniera uniforme. Insomma ha bisogno di cure anche mentre riposa.
La Monti Trentini Spa, come abbiamo visto, investe ogni anno gran parte dei propri ricavi.
Ultimamente ha acquistato una linea di controllo a Raggi X e una catena di macchinari capaci di grattugiare e confezionare il lavorato pronto per la grande distribuzione.
E il prossimo investimento di 1,3 milioni, effettuato anche con l’aiuto dei fondi previsti per i PSR (Fondi di Sviluppo Rurale), prevede un sistema di «trigenerazione» che consentirà di abbattere la produzione di biossido di carbonio per 1 milione di chili all'anno.
Dorigatti si sta adoperando molto per conoscere il tessuto produttivo del Trentino, cosa che un buon amministratore provinciale dovrebbe fare sempre.
Alla fine della visita, il Presidente Bruno Dorigatti si è complimentato con la famiglia Finco, rilevando come sia un'altra delle tante le realtà trentine di cui si sa poco ma che fanno grande il Trentino nel mondo.
Forse vale la pena ricordare in questa sede che agli inizi della nostra preziosa Autonomia il PIL del Trentino corrispondeva all’85% di quello medio nazionale, nella cui media - è bene ricordarlo - era compreso il profondo Meridione d’Italia. Insomma, eravamo poverissimi.
Nel 1970, alla nascita del Secondo Statuto, il PIL si era portato alla media nazionale. A quel punto eravamo solo poveri.
Oggi il PIL si attesta sul 130% del PIL nazionale. E questo è dovuto proprio al fatto che gli imprenditori trentini in questi anni hanno imparato a credere nelle proprie capacità, a crescere con la saggezza del buon padre di famiglia e rivolgersi all’esterno con la preparazione di chi si è fatto partendo dall’inizio, così come hanno fatto i fratelli Finco.
G. de Mozzi.