Donne che pensano i robot e disegnano l’economia
Festival dell'Economia, Lavoro e tecnologie: un confronto per dare voce alle esperte italiane – Di Daniele Maurizio Bornancin
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Siamo giunti ormai alla tredicesima edizione del Festival dell’Economia, dove la città è nuovamente tinta di arancio, con lo scoiattolo nero che fa da padrone, il capoluogo trasformato con il centro che parla di futuro, questa l’immagine che gira nelle televisioni non solo italiane, una piacevole realtà che entusiasma tutti, dai giovani ai meno giovani, agli studiosi interessati, a chi vuole partecipare e capire.
Il linguaggio semplice, usato dai relatori durante gli oltre cento incontri di questa edizione, come anche degli anni scorsi, ha fatto sì che questo appuntamento diventasse nel tempo uno strumento di conoscenza popolare, alla portata di tutti, compreso da tutti i cittadini, questo è forse il segreto di questa iniziativa.
Uno dei confronti, che ha destato maggiore interesse è quello del mondo femminile, dal punto di vista di donne esperte, che hanno ragionato sulla rappresentanza femminile nel mondo del lavoro, con una particolare attenzione al sistema economico e tecnologico.
Giornata di avvio, che ha visto come protagoniste: Elsa Fornero, già Ministro del Lavoro e delle Pari Opportunità, Antonia Carparelli, Monia Azzalini, Barbara Caputo, Gaela Bernini, che hanno affrontato il tema delle «Donne che pensano i Robot e disegnano l'economia».
Evento questo a cura della Fondazione Bracco, dell'Associazione GIULIA, con il supporto della Commissione Europea e coordinato dalla giornalista Giovanna Pezzuoli.
L'Associazione «GIULIA - Giornaliste Unite Libere Autonome», è un'associazione nazionale di giornaliste con l’intento di difendere la libertà d'informazione tutelando l'art. 21 della Costituzione.
Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Organizzazione che nasce nel 2011, come piccolo gruppo di amiche e che oggi conta oltre 1000 adesioni; dalla quale è nato il progetto 100 donne contro gli stereotipi: uno strumento per dare voce alle esperte italiane.
Progetto, promosso dalle stesse realtà che hanno lanciato nel 2016 una banca dati online con 100 nomi di esperte di STEM (Science, Tehnology, Engineering and Mathematics – piattaforma utilizzabile per scrivere e confrontarsi con le esperte presenti nell’elenco, diviso per settori di studio e produttivi) ambiti quelli delle tecnologie e della matematica sottorappresentato dalle donne e che insieme all’economia rimangono strategici per lo sviluppo del nostro Paese.
Quest’assenza di donne nell’economia è tale anche per la mancanza di dialogo tra economia e politica, luogo dove si definiscono strategie e decisioni.
La giornalista Pezzuoli ha introdotto il pomeriggio di confronto presentando le relatrici e le caratteristiche di Giulia, i progetti effettuati dall’Osservatorio dell’Università di Pavia e della Comunità Europea, in tema di pari opportunità.
Gaela Bernini, della Fondazione Bracco, ha tracciato la storia dell’industria farmaceutica Bracco, fondata nel 1927, che opera nel campo di specialità medicinali di diagnostica dell’immagine biomedica con 3.450 dipendenti, e con un’attenzione particolare all’assunzione di donne.
La Fondazione, in collaborazione con Federchimica, promuove borse di studio per studenti universitari, per progetti educativi multimediali e sostiene start-up per iniziative rivolte alla crescita sostenibile e all’economia circolare.
Tutti progetti atti a modificare la cultura, indirizzandola maggiormente al sostegno della parità di genere.
Antonia Carparelli, rappresentante in Italia della Commissione Europea, ha evidenziato che ora in Italia ci sono più donne laureate in economia, anche se l’economia è dominata dagli uomini e questo, visti gli esempi delle situazioni economiche e finanziarie di alcune realtà del nostro paese, non sembra faccia tanto bene.
Ha anche affermato che l’Unione Europea negli anni è stata molto importante per le statistiche di genere e la nascita dell’Agenzia di genere ha contribuito a far crescere le coscienze su tale tema.
La comunicazione è importante e deve essere costantemente sostenuta con tutti i mezzi, anche perché l’apporto che le donne danno alla comunicazione economica e scientifica è spesso fondamentale per la crescita dei settori produttivi e di ricerca.
Monia Azzalini, dell’Osservatorio Universitario di Pavia, ha sintetizzato i dati dello studio sulle donne contro gli stereotipi e la scarsa visibilità delle donne nei media.
I dati analizzati, su 114 Paesi del mondo, indicano che nei settori della comunicazione sono mediamente occupati il 50% di donne e il 50% di uomini, ma nelle aree news, le donne sono il 24%, nelle funzioni di portavoce il 20% le esperte, il 19% le opinioniste popolari il 37%.
Ha quindi fatto riferimento ai principi della Conferenza di Pechino, che già nel 1995 indicava anche per i Paesi Europei, l’impegno a:
- accrescere la partecipazione delle donne nel sistema dei media;
- promuovere un’immagine equilibrata tra maschi e femmine nelle varie attività della comunicazione.
E’comunque importante, per questa studiosa a livello europeo, continuare con campagne di sensibilizzazione per la crescita della presenza femminile nei diversi settori.
In conclusione ha posto un obiettivo, che in tutto il mondo i mezzi di comunicazione di massa, devono contribuire molto e più attivamente al progresso delle donne e i giornalisti, in questo, hanno il potere e la responsabilità di farlo.
Questo, però, non deve rimanere solo un obiettivo, ma un vero impegno da parte di tutti.
Elsa Fornero, Docente di Economia all’Università di Torino ed Ex Ministro del Lavoro, nella sua conversazione ha subito sostenuto che in generale manca la cultura della parità.
Sulla domanda posta dalla moderatrice, in merito all’abolizione della Legge sulle pensioni conosciuta appunto come legge Fornero, ha così risposto così.
«Sono programmi del nuovo Governo, ma staremo a vedere. Sembra un pessimo inizio di questo governo che non ha inserito nemmeno una delega ad un ministro sulle parità di genere.
«Ho letto con molta attenzione anche le ultime versioni del Contratto tra i due partiti di governo, ma non ho riscontrato nessuna indicazione in termini di conciliazione tra generi.
«Sembra un modo di pensare che forse ci può portare indietro, rispetto ai passi avanti fatti negli ultimi anni.»
Come ex Ministro del Lavoro (2011 – 2013) la riforma tanto contestata, non era il mio esercizio del potere, ma una conseguenza di tantissimi incontri con le categorie economiche, le organizzazioni sindacali e altre realtà presenti sul territorio, su problemi sociali gravi e con possibilità di soluzione molto bassa. Ecco perché il mio compito era difficile, poi io in quel periodo, ma anche oggi, non sono mai stata una donna di potere, ma di dovere.
La mia riforma non è stata capita e compresa.
Questo, anche perché in parte sono mancati i partiti, che hanno il compito di fare da canale di trasmissione sulle cose buone della riforma, che nella mia esperienza di governo, è mancato perché i partiti erano e sono anche ora fortemente in crisi.
A una nuova domanda, se la riduzione progressiva delle ore di lavoro può avvicinare i lavoratori alla pensione, le Ministra ha sostenuto che il progetto del pensionamento graduale è allo studio da molto tempo in molti Paesi, è un’idea che dura da oltre vent’anni, mancano però le risorse per capire quali sono i costi.
Costi notevoli per le imprese per riorganizzare il lavoro, poi la flessibilità del lavoro, comportano tempi diversi rispetto alla produzione.
La formula che, ogni euro incamerato per la pensione serve per la pensione e se uno versa di meno, avrà meno pensione, non può essere tralasciata.
Alla domanda su quali sono i pregiudizi più diffusi che discriminano le donne, Fornero ha ricordato che la discriminazione esiste, che nel pubblico, sia nel privato; nel pubblico spesso sono incuneati nei concorsi, nei criteri di selezione, è sempre più necessario scegliere criteri e metodi che possano ridurre il peso della discrezionalità. L’onestà e l’equilibrio devono essere i cardini della valutazione per fare il bene delle istituzioni.
L’equilibrio è molto difficile da praticare, perché si guarda agli indicatori quantitativi più che a quelli qualitativi, ma nella valutazione si devono aggiungere anche l’assolvimento dei compiti di presenza e di cittadinanza.
Importante è la cultura, i giovani dopo gli studi non possono pensare di aver finito, ma è necessario continuare a conoscere il nuovo che avanza, anche per i settori economici e finanziari.
L’istruzione permanente è un compito di chi gestisce i territori, maggiori fondi per la ricerca, per l’istruzione, per la formazione, sono oggi indispensabili non solo per la crescita, ma anche per una giusta educazione economica e finanziaria.
Barbara Caputo, scienziata, ricercatrice dell’Istituto Italiano con esperienze all’estero rientrata in Italia, si occupa di Robotizzazione o meglio insegna ai Robot a usare Internet.
Ha creato nei laboratori dell’Istituto insieme ad altri giovani ricercatori, in prevalenza donne, un Robot ex novo.
Un Robot che sia capace di istruirsi da solo attraverso internet, per poi mettersi al servizio degli anziani e dei disabili, questi gli obiettivi di questa nostra studiosa, che si è aggiudicata l’importante premio Starting Grant European Research Council.
Nella sua illustrazione Caputo ha ricordato che lo studio in corso tiene presente il mondo visto dal sistema dei Robot. Il Robot fotografa una forma, ma non sa cosa fare. Ad esempio un bicchiere, ma non sa perché cosa è usato. Che cosa sia quest’oggetto. Noi usiamo il principio fisico della scomposizione degli elementi per far comprendere l’oggetto e traduciamo poi il sistema per farlo capire al Robot, trattandosi di un imprevisto.
Le esperienze americane ci hanno fornito esempi, dove il Robot riesce a spostare e portare un vassoio all’anziano, ma se è inserito un nuovo oggetto come un bicchiere, il Robot rallenta e si ferma. Adesso, quindi, i Robot non riescono a reagire agli imprevisti e non riescono a riconoscere oggetti nuovi e come utilizzarli e interagire con questi oggetti.
Scopo del progetto cui operiamo, è quello di creare algoritmi in grado di costruire delle rappresentazioni conosciute dal Web. Il progetto di questa ricerca, consentirà di avere molti impieghi nell’assistenza alle persone malate e in altri campi, compresa la raccolta della frutta.
Ha terminato con alcune considerazioni che riguardano il settore dei Robot e dell’intelligenza artificiale, che sono oggi in continua accelerazione. Processi nuovi con molti investimenti, ogni anno si affacciano in questo campo, tecniche di processi tecnologici ad alta capacità di visione e d’interpretazione dei dati. Tecnologie che fanno nascere nuove professioni, nuove tipologie di lavoratori, nuove competenze e nuova e diversa occupazione. Questo è il progresso.
In conclusione sono state fatte due domande a due nostre esperte e relatrici intervenute a questo importante incontro nell’ambito del Festival.
A Gaela Bernini della Fondazione Bracco: Come procede il settore farmaceutico in Italia e la Bracco in particolare?
Molto bene è un settore in crescita anche per l’incremento della ricerca, non solo nei nostri centri e laboratori, ma in genere in tante industrie presenti sul mercato. Investire in ricerca è creare progresso.
Nelle industrie Bracco operano molte ricercatrici di grande capacità, preparazione e conoscenza. La nostra Fondazione ogni anno crea nuovi progetti, in vari campi, per far crescere la cultura in generale, ma soprattutto per sostenere la parità di genere nel campo accademico.
A Barbara Caputo si è chiesto: La Robotizzazione dei sistemi produttivi tende a diminuire il numero dei lavoratori?
No, i recenti studi, ad esempio sulle ricadute del progetto di finanziamento nazionale alle imprese chiamato industria 4.o, hanno riscontrato che l’occupazione è aumentata, certo vi è una richiesta di competenze e conoscenze diverse in termini di tipologia del lavoro. Manca la cultura politica dell’importanza della ricerca, e sulla nascita di nuovi brevetti. Questi sono i nostri limiti rispetto ad altri Paesi europei.
Bisogna finanziare di più ricercatori e le ricerche per una nuova crescita economica, finanziaria e sociale, anche perché la rivoluzione industriale e scientifica è già in atto.
Da questa giornata si è capito chiaramente che il progresso e la trasformazione industriale è già avviata e che bisogna far sì che ci sia maggior occupazione femminile nel campo scientifico e della ricerca, matrici fondamentali dello sviluppo economico industriale e della crescita.
A cura di Bornancin Daniele Maurizio