Aldo Pancheri, uno sguardo sul futuro – Di Daniela Larentis
L’ideatore del Movimento Arte Timbrica continua il suo viaggio nel colore e nel segno, in vista di importanti esposizioni rinviate a causa della pandemia – L’intervista
Aldo Pancheri.
Aldo Pancheri, artista apprezzato a livello nazionale e internazionale, in questa torrida estate sta continuando con immutata passione a dare vita a opere meravigliose, lavorando alacremente.
A causa della pandemia aveva a suo tempo rinviato gran parte dei progetti fissati in agenda, fra cui due importanti esposizioni, una a New York e l’altra in Giappone.
L’ultima personale, risalente a settembre 2020, era stata organizzata al Gran Hotel Trento, a un anno di distanza da «Viaggio nel colore e nel segno», la prestigiosa mostra allestita a Palazzo delle Albere, Trento, dedicata a due importanti pittori del panorama trentino: Renato Pancheri, a dieci anni dalla sua scomparsa, e allo stesso Aldo Pancheri, figlio di Renato.
La famiglia Pancheri è una famiglia di noti artisti, Gino, Renato e Aldo Pancheri, fratelli i primi due, dei quali Aldo è rispettivamente nipote e figlio. A tutti e tre la Galleria Civica di Trento dedicò anni fa una bella mostra accompagnata da un prezioso catalogo (nel 1989 a Gino Pancheri, nel 1993 a Renato e Aldo). Risale a una trentina di anni fa la mostra “I Pancheri: una casa di pittori”, organizzata a Milano presso Palazzo della Permanente.
Riassumiamo in maniera sintetica i passi salienti del suo percorso artistico. Appena tredicenne, Aldo Pancheri viene presentato da Alfonso Gatto in un’esposizione personale alla Sala degli Specchi di Trento.
Aldo Pancheri, Inondato di luce, 2015, acrilici, pastelli, pasta acrilica e timbri su tela, cm 100x120.
Studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna nella scuola di Virgilio Guidi e colleziona una serie di importanti premi (il primo premio Diomira nella X edizione e due secondi premi al San Fedele, a Milano). Insegna disegno architettonico e ornamentale a Trento, città in cui per un anno condivide l’atelier con il pittore Aldo Schmid.
Negli anni 70 si trasferisce a Milano, entra in amicizia con l’architetto Luciano Baldessari, artista di fama internazionale, il quale lo introduce nell’articolato mondo dei collezionisti. Espone a Venezia alla galleria «Il Traghetto», Gianni De Marco diventa il suo gallerista.
Negli anni 80 collabora con lo stampatore Giorgio Upiglio in tecniche sperimentali con composti plastici di sua invenzione. L’artista trentino di adozione milanese mantiene il forte legame con le sue radici in questi lunghi anni di intensa e incessante attività.
Fra i molti critici che hanno parlato della sua opera ricordiamo Gabriella Belli, Roberto Senesi, Giorgio Mascherpa, Marco Valsecchi, Elena Pontiggia, Claudio Cerritelli e l’artista Sergio Dangelo.
Nel 2014 dà vita al Movimento Arte Timbrica, risultato di molti anni di espressività nell’ambito della pittura segnica. Sue opere si trovano in prestigiose gallerie e sedi istituzionali, sia in Italia che all’estero.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di porgergli alcune domande.
Aldo Pancheri, A ferro e fuoco, 2017, pastelli, pasta acrilica e timbri su tavola, 70x70 cm.
Lei è l’ideatore del MAT, «Movimento Arte Timbrica». Come potremmo definire in maniera sintetica questa corrente artistica?
«Come ho ricordato in altre occasioni, quest’arte ha lo scopo principale di fare dialogare artisti di diverse provenienze culturali e geografiche, i quali non rinunciando al loro mondo poetico sono accomunati dall’invenzione grafica di un proprio timbro.
«Preferisco comunque non dare definizioni, facendo mio il pensiero del poeta Stéphane Mallarmé, secondo il quale “definire è uccidere, suggerire è creare”. Il timbro gioca con l’opera d’arte, potrebbe anche essere pensato come una sorta di copyright contemporaneo che identifica l’autore dell’opera.»
Nella sua lunga carriera ha sperimentato vari linguaggi, potrebbe ricordare alcuni passaggi che hanno caratterizzato il suo percorso artistico?
«Sono passato dall’informale all’astratto geometrico, al figurativo inteso in senso multimediale. Il mio percorso è segnato da vari passaggi, sono partito con una pittura a olio su tela per passare a pastelli, colori e paste acriliche, pigmenti di origine minerale.»
Aldo Pancheri, Percorsi nel tramonto, 2019, acrilici, pastelli, pasta acrilica e timbri su tela, cm 60x80.
Come sta vivendo da artista la pandemia?
«Ho passato un brutto periodo nel 2020, fortunatamente superato. La pandemia ha comportato un cambiamento degli stili di vita generalizzato, io stesso cerco di proteggermi e di proteggere gli altri per poterci lasciare presto alle spalle questa situazione.
«Purtroppo a causa del Coronavirus ho dovuto rinviare le mostre programmate in Giappone e negli Stati Uniti, sto comunque continuando a lavorare, anche questa è una grande fortuna.»
A cosa sta lavorando?
«In questo momento mi sto dedicando prevalentemente alla digital fine art, mi sto preparando in vista di alcune importanti esposizioni a livello internazionale che riguardano l’arte timbrica.»
Aldo Pancheri, Sotto la linea del vento, 2015, pastelli, pasta acrilica e timbri su tela, cm 80x80.
Qualche anno fa lei ha partecipato a diverse mostre sia nazionali che internazionali. Ne citiamo una a titolo esemplificativo, «Viaggio nel colore e nel segno», la prestigiosa esposizione allestita a Palazzo delle Albere a Trento. Tornerà a esporre a Trento?
«Ho in programma diverse esposizioni, rimandate, come ho detto, proprio a causa della pandemia. L’idea sarebbe quella di esporre sia a Trento che in contesti più ampi, coinvolgendo artisti nazionali e internazionali.»
Può condividere un ricordo legato alla sua giovinezza?
«Da giovane studiavo le cose che mi piacevano, per esempio mi viene in mente una nota poesia di Giacomo Leopardi, “Il tramonto della luna”, scritta poco prima di morire. Una poesia che affronta il tema della vecchiaia, ne ricordo ancora i versi finali: “Ma la vita mortal, poi che la bella| giovinezza sparì, non si colora| d’altra luce giammai, né d’altra aurora.| Vedova è insino al fine; ed alla notte| che l'altre etadi oscura,| segno poser gli Dei la sepoltura.»
Lei ha organizzato in passato aste benefiche collaborando con suo fratello, il dott. Paolo Pancheri…
«Mio fratello Paolo era pediatra, si spendeva molto per i malati di fibrosi cistica. Lo scopo delle aste era quello di raccogliere dei fondi a favore delle persone colpite da questa malattia, frequente nel nostro Paese, che colpisce moltissimi bambini. Era una persona davvero generosa, lo ricordo sempre con molto affetto.»
Daniela Larentis – [email protected]