Se i costi dell’energia rimangono così alti, salta il sistema
Il Trentino deve negoziare fin d’ora con lo Stato la restituzione dei nove decimi delle tassazioni dei «super profitti» generati dalle nostre 39 centrali idroelettriche
Se i costi dell’energia rimangono così alti, salta il sistema.
La maggior parte delle famiglie trentine non è in grado di sostenere le bollette dell’energia elettrica, che rispetto all’anno scorso sono triplicate.
Stesso discorso per le imprese perché, energivore o meno, si sono trovate gli aumenti a livelli stratosferici.
Non solo, questi aumenti hanno già fatto lievitare i combustibili tradizionali per il riscaldamento domescico, in particolare i pellets, raddoppiati rispetto l’anno scorso.
Se la situazione dovesse durare a lungo, le aziende dovranno inserire i nuovi costi nelle distinte base, aggiornando così i prezzi finali e contribuendo alla crescita dell’inflazione.
L’inflazione, come si sa, riduce il valore dei risparmi, fa aumentare la rendita dei BOT (che per lo Stato significa dover pagare molto di più gli interessi del debito), ma soprattutto riduce la capacità di spesa delle famiglie.
Tutto questo porterà a una forte svalutazione dell’euro. E visto che i prodotti energetici si pagano i dollari, il danno tende a crescere sempre di più.
Immaginiamo che l’Unione Europea riesca a porre fine a questo ciclo perverso, generato sì dalla guerra Rosso-ucraina, ma anche e soprattutto dalle speculazioni dei singoli produttori di gas.
Non a caso Putin ha minacciato di non fornire più gas a quegli stati che volessero porre un tetto al prezzo del gas. E, visto che molti stati hanno scorte sufficienti per superare l’inverno, Gazprom ha spalleggiato Putin affermando che invece senza il gas russo nessuno stato può farcela.
Il problema europeo è che la UE non ha spazi di manovra tali da imporre le proprie politiche agli stati membri. Deve limitarsi a chiedere.
In effetti può anche rompere, ma vediamo di farlo solo come ultima ratio.
L’Italia, che sfortunatamente si trova in una delicata fase di transizione politica con un cambio di governo nel momento peggiore, dovrà comunque fare la voce grossa.
Come stato fondatore dell’Europa, deve farsi promotrice di una costituzione europea condivisa da tutti gli stati, fatta in modo che il potere possa essere gestito dalla maggioranza e non dalla totalità.
Ma intanto l’Italia può solo recuperare quattrini tassandoli alle imprese che hanno avuto guadagni iperbolici e distribuirli a famiglie e imprese. Con il guaio che lo Stato è molto lento, mentre le bollette arrivano tutti i mesi.
E poi, per contrastare questo sconsiderato aumento dei costi, dovrebbe farlo tutti i mesi. E senza scostamento di bilancio.
Tutto questo premesso, diamo un’occhiata alla nostra preziosa Autonomia.
Il Trentino, come abbiamo detto più volte, ospita nel suo territorio 39 centrali idroelettriche con una capacità produttiva di 3.600 gigawatt annui. Una capacità ben superiore al fabbisogno trentino.
Per costruirle abbiamo dovuto rinunciare a intere vallate e in certi casi col deterioramento dei microclimi locali.
E adesso, non solo i Trentini si trovano a dover pagare l’energia elettrica al prezzo nazionale, ma vedono anche lo Stato che porta via alle centrali elettriche quelli che chiama superprofitti, perché i loro costi di produzione sono rimasti uguali agli anni passati.
Riteniamo però che, trattandosi di imposizioni fiscali, lo statuto di autonomia ci consente di recuperare i nove decimi del gettito.
È ben vero che lo Stato ha introdotto il principio della cosiddetta «Riserva per l’erario», per esclude da quei 9 decimi i proventi di imposizioni fiscali di emergenza.
Ma è altrettanto vero che la Provincia ha ottenuto il più delle volte il riconoscimento dalla Corte Costituzionale in questa materia. La sottile differenza che separa la manovra fiscale di bilancio dalle manovre di emergenza ha una geometria molto variabile.
In questo caso pensiamo che sia il caso di parlare con il governo senza attendere la legge di bilancio per il 2023.
La Provincia deve andare a Roma per farsi riconoscere questo fondamentale diritto particolare, proprio in quanto produttrice di grandi quantità di energia elettrica pulita, rinnovabile e a costi stabili.
Accertato questo principio e raggiunto un accordo, la Provincia può provvedere subito a contribuire mensilmente al sostenimento dei costi energetici di aziende e famiglie, perché i fondi verrebbero alimentati dai 9 decimi delle tassazioni dei «super redditi» delle nostre centrali elettriche.
L’unico grosso problema è che, come abbiamo detto sopra, l’Italia sta attraversando un delicato momento di transizione politica. Cioè non si sa ancora con chi parlare.
Ma non c’è tempo da perdere e il governo provinciale, che si trova politicamente dalla parte dei vincitori delle elezioni, deve iniziare subito a trattare.
Altrimenti salta il sistema Trentino insieme alle sue 39 centrali idroelettriche.
GdM