Pasquale Caputo ripercorre le orme paterne

Il suo itinerario di viaggio prevede 1.700 chilometri per 68 tappe che lo riporteranno a casa nel mese di luglio

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Pasquale Caputo ha 73 anni e dal 6 maggio è in viaggio per ripercorrere le orme paterne: rifare a piedi la strada da Monaco a Barletta che diede la libertà a suo padre, un internato militare italiano deportato nel lager di Dachau. Il suo itinerario di viaggio prevede 1.700 chilometri per 68 tappe che lo riporteranno a casa nel mese di luglio.
Questa mattina Caputo è stato ricevuto nella sua tappa trentina da una delegazione dell’Anpi  con il vicepresidente Enrico Paissan e Sergio Job, soffermandosi commosso presso la lapide che sul palazzo della Provincia in piazza Dante ricorda il sacrificio dei diecimila trentini ex IMI prigionieri nei lager, ottocento dei quali sacrificarono la vita senza cedere al ricatto nazista di ottenere la libertà in cambio dell’arruolamento nelle formazioni armate della sedicente repubblica sociale di Benito Mussolini.
 
La vicenda dei deportati italiani – complessivamente oltre seicentomila fatti prigionieri, dopo l’8 settembre del 1943 in Italia e negli altri teatri di operazioni militari, tra cui Francia del sud, Grecia, Jugoslavia – appartiene a pieno titolo alla storia della Resistenza: essi infatti seppero resistere alla violenza, agli stenti e alle lusinghe dei nazisti in nome dell’onore e della parola data, per riaffermare i valori della dignità, della libertà, della pace, valori che si ripropongono con drammatica attualità anche di fronte alle ingiustizie e alle guerre di oggi.
Caputo, a cui l’Anpi ha fatto omaggio di un volume su vicende e personaggi della Resistenza trentina, ha quindi ripreso il suo lungo cammino che lo riporterà in Puglia dai suoi figli e nipoti entro il mese di luglio.