Cartoline di Bruno Lucchi: Case a Graticcio, Bretagna Francia

C’è un druido che mescola la pozione magica nel suo calderone che mi dice…

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I ricordi, quale splendido bagaglio di vita. La fotografia, quale splendido strumento per far riaffiorare particolari nascosti nella mente e che vanno diritti al cuore.
Ogni qualvolta che penso alle bellezze del mondo mi vedo obbligato ad aprire la mia “memoria visiva” tramite le foto della mia vita. In questo mese fatato, dicembre, sento ancor più vicini questi luoghi incantati che mi parlano di gnomi, fate, di maghi e di streghe di cui in verità, la mia anima è in costante ricerca.
 
Farei foto all’infinito alle «Case a graticcio», mi piacciono, mi ricordano paesaggi fiabeschi.
Le ho fotografate in Germania in Belgio e Olanda, ma soprattutto in Francia, prima in Alsazia e qualche anno fa in Normandia, quest’anno in Bretagna mi sono davvero sbizzarrito scovandole nei centri storici, credo di averle trovate con i colori più brillanti che nelle altre regioni.
 
Le Case a graticcio, caratterizzano fortemente le strade e le città in Francia si chiamano maison à pans de bois (se i piani superiori sporgono rispetto al piano terra) oppure à colombage (se sono verticali e lineari).
La struttura portante è formata da travi di legno disposte secondo diversi orientamenti, gli spazi creati da questa particolare intelaiatura in legno vengono riempiti poi da materiali diversi, come argilla, pietra o laterizio.
 
È soprattutto durante il medioevo che questa tipica costruzione era in voga, ma ha continuato anche in epoche successive.
Le travi che costituiscono lo scheletro dell’edificio, assicurano stabilità alla casa e forti da sopportare le abbondanti nevicate in inverno e molto spesso diventavano parte integrante nella decorazione della casa che venivano arricchite con vari elementi decorativi, come intagli, nicchie, inclinazioni e rombi.
Questi elementi diventavano distintivi di alcuni artigiani e solo con un’attenta osservazione si possono scoprire.
 
Passeggiare naso all’insù per scoprire particolari inattesi. I miei occhi vogliono vedere, e vedono.
All’improvviso scorgo una fatina, incrociamo lo sguardo, lei si ritrae, poi rispunta ed è come se mi dicesse: «Eccomi, sono qua ti piace la mia casa? Il mio villaggio è magico per chi come te ne vede la magia» a questo punto escono tutti, tutti quanti.
Gli gnomi con i loro sacchi per la merenda tutti pronti per andare a prendere la legna.
 
C’è un druido che sta mescolando qualche pozione magica nel suo calderone e che mi dice: «Attento all’ultima casa al limitar del villaggio c’è una strega e se non saprai renderle omaggio ti indicherà la via più buia, se le mostrerai la tua anima ti indicherà la via del cuore.»
Eccomi qua arrivo all’ultima casa, dove, con il batticuore attendo l’incontro preannunciato.
Ultima Casa a graticcio, mi avvicino alla finestra ed eccola lì che consulta il suo librone sul leggio.
Alza lo sguardo (sapeva già del mio arrivo) mi fa cenno di entrare. La magia.
 
Qua mi fermo e lascio ad ognuno le proprie conclusioni…
 
Bruno Lucchi


























 


 Bruno Lucchi 
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