De Vigili, azienda agricola Mezzolombardo

Storia, conoscenza e passione – A cura di Daniele Maurizio Bornancin

Luca Moser e Francesco Devigili.

La rubrica scenari con questa descrizione entra nel vivo del comparto vitivinicolo dei Vignaioli del Trentino.
Un settore che rappresenta la storia, le caratteristiche di una coltivazione artigianale, imperniata da diverse generazioni su piccole aziende sparse nel territorio trentino, tramandate da nonni a figli e nipoti.
Una realtà fatta di passione, di amore per la terra, di prove e sperimentazioni per produrre uve mature nel rispetto delle vigne e dell’ambiente che, dopo attenta lavorazione in cantina, ne nascono vini di ottima qualità.
Anche in Trentino sono operative cantine di questo tipo, spinte verso la qualità del prodotto, della tradizione e della storia.
 
Si tratta dell’artigianato del vino, stimato da studiosi, storici ed appassionati, che considerano la vinificazione di questi piccoli produttori: arte, passione e cultura.
Per entrare meglio in questo comparto, ho incontrato nella sede della cantina De Vigili a Mezzolombardo, i protagonisti di questa realtà situata a ridosso delle Dolomiti, in un territorio ritenuto la culla del Teroldego.
Uno spaccato di un’azienda tutta trentina, che ha attivato criteri di qualità e precisione, per interpretare il nostro sistema enoico.
Ne è emerso un incontro chiaro, ricco di conoscenza e preparazione, caratterizzato da domande cui hanno risposto il titolare della cantina Francesco De Vigili e l’enotecnico Luca Moser, che di seguito vengono esposte.
 

                  
Francesco, come titolare, può descrivere la storia e la nascita della vostra cantina?
«La cantina ha posto le basi, le sue forti e profonde radici nel 1900, quando mio bisnonno Ottavio che possedeva i primi due ettari di viti di Teroldego, vite già allora considerata come pergola trentina, produceva il vino che vendeva sfuso all’impero Austroungarico.
«Durante le due guerre poi la vinificazione è stata sospesa e nel 1939 gran parte della proprietà dei vigneti è stata ceduta.
«Molti anni dopo mio nonno e mio papà, hanno riacquistato quei terreni, riprendendo in mano la coltivazione delle vigne e la relativa produzione.
«Nel 2015, pur essendomi laureato in Giurisprudenza all’Università di Trento, rendendomi conto di avere in mano come proprietario dei vigneti in zona Pasquari, luogo più vocato di Mezzolombardo per coltivare viti, ho avviato in un piccolo magazzino una produzione di circa 1500 bottiglie di Teroldego all’anno. Una concreta rinascita per l’azienda agricola.
«Da questa esperienza, che ha visto un forte apprezzamento dei consumatori che di anno in anno sono aumentati, si è impostato un percorso che è sfociato nel riportare in azienda tutte le uve che venivano conferite in Cantina Sociale.
«Oggi nella nostra cantina situata in una struttura moderna ed adeguata, oltre a me lavorano altri tre collaboratori, con un’età che non supera i trent’anni e provenienti da studi in agraria e specializzazioni in viticoltura ed enologia. La nostra piccola cantina fa parte del Consorzio dei Vignaioli indipendenti del Trentino, con attuale Presidente Clementina Balter, dell’omonima cantina, intervistata dal vostro giornale nel 2021.
«Il nostro obiettivo è quello di valorizzare il territorio attraverso la produzione di un vino che possa rappresentare al meglio la zona, la nostra identità territoriale, con una vinificazione sempre più attenta, scrupolosamente controllata e con una continua ricerca, per migliorare la coltivazione delle viti e delle uve, ai fini di offrire ai consumatori vini di assoluta qualità.
«Per quanto riguarda le caratteristiche produttive e le tipologie dei vini, ho incontrato l’enologo Luca Moser,
che così ha spiegato l’attuale capacità aziendale.»
 

 
Luca, come enologo, può spiegare le varietà di vini attualmente prodotti dalla cantina De Vigili?
«I nostri vini sono inseriti in tre linee dove la punta della piramide qualitativa della prima fascia è rappresentata dal Teroldego Rotaliano Superiore Riserva DOC, denominato Ottavio, che prende il nome dal bisnonno della famiglia, fondatore della cantina. Questo vino proviene da vigneti piantati dal fondatore oltre cento anni or sono.
«In seconda fascia abbiamo il Tonalite Teroldego Rotaliano DOC, che prende il nome dalla roccia che si trova nel sottosuolo delle campagne di Mezzolombardo. Tonalite infatti deriva dal Tonale, che è una roccia granitica, tipica della regione montuosa in cui viviamo. Inoltre, vi è una selezione di Chardonnay denominata Terre Bianche.
«La terza fascia, chiamata Controcorrente, oltre dal Teroldego Rotaliano è rappresentata dal Pinot Grigio e dal Rosato di Teroldego Rotaliano, vinificato in bianco con la pressatura dell’uva a grappolo intero.
«Infine, produciamo ART, lo spumante Trento DOC bollicine di montagna al 100% di uve chardonnay, con 5.000 bottiglie/anno.
«La cantina nelle varietà prese in considerazione produce 40.000 bottiglie/anno, con una prevalenza di Teroldego. La nostra attività si caratterizza anche per continue ricerche, studi ed approfondimenti sul sistema di coltivazione delle viti, sulle più innovative tecniche di vinificazione ed inoltre, con costanti sperimentazioni, anche attraverso l’uso di strumenti e macchinari ad alta tecnologia.
«Un modo di essere di una piccola cantina che incarna il proprio quotidiano operare nella ricerca di una maggior qualità del prodotto, nel rispetto della storia e della tradizione vinicola della famiglia, non dimenticando mai la cura e la valorizzazione del territorio e dell’ambiente, nel solco della qualità dell’agricoltura di montagna.»
      

 
Francesco, oltre ad essere il responsabile dell’amministrazione della cantina, si occupa anche della vendita dei vini. Attraverso quali canali viene effettuata la commercializzazione dei vostri vini?
«Noi lavoriamo su due canali: attraverso la vendita diretta in cantina, parte fondamentale, per far vivere agli ospiti la zona e il territorio. In questo ambito organizziamo specifici eventi ed incontri con visite guidate in campagna e in cantina per una completa informazione sulle caratteristiche dei nostri territori.
«Quel toccare con mano un’azienda che ha portato al centro la qualità per divenire un punto di riferimento fondamentale che unisce a sé le qualità culturali, agricole, enoiche, artistiche ed architettoniche, con una visione del presente ma con un occhio sempre rivolto al futuro, è il nostro impegno costante, che custodiamo da tempo.
«Il secondo canale è rappresentato da un distributore a livello nazionale per l’area HORECA: hotel, ristoranti e catering. Attraverso questa forma di commercializzazione raggiungiamo tutte le regioni italiane.
«L’export viene curato direttamente dall’azienda in particolare in Francia, Paesi Bassi e Germania, dove viene venduto maggiormente il Teroldego. L’azienda ha iniziato ad operare nel 2017, con la vendita e lo sviluppo produttivo completo del sistema vinicolo Rotaliano, con una crescita esponenziale in questi sei anni per raggiungere la vendita di più di 40.000 bottiglie all’anno. La nostra realtà artigianale è una unità in continua evoluzione e in crescita complessiva.
«Sia nella struttura aziendale, che tra le vigne, anche per dare più forza al messaggio del nostro essere cantina, abbiamo inserito le opere d’arte di Paolo Colombini, artista cembrano, creando così un’unità tra il porfido e la vite nell’ambito di un progetto chiamato Arte in Vigna, che ha destato molta attenzione ed interesse da parte dei visitatori.»
 
Per finire, la vera mission aziendale in che cosa si distingue?
«La nostra mission è di dare valore al vino Teroldego, una delle poche varietà autoctone, non dimenticando che l’organizzazione aziendale e i prodotti si identificano con un elevato standard qualitativo.
«Il nostro obiettivo per questa ragione è quello di dare un giusto e autorevole riconoscimento a questa varietà vinicola.
«Valorizzare il Teroldego significa far diventare questo vino bandiera del sistema Trentino e pertanto anche simbolo del territorio Rotaliano.
«L’impegno e il lavoro quotidiano di tutti noi sta viaggiando su questo binario, con un metodo di collaborazione e di condivisione su ogni idea, strategia e progetto che l’azienda intraprende.»
 


Questa realtà può essere intesa come una Start Up nel mondo del vino, considerato che tali nuove iniziative produttive, di norma, avviano la propria attività produttiva e si lanciano sul mercato sull’onda di una nuova idea, non prima del quinto anno di studi, ricerche e prove.
La cantina De Vigili ha superato degnamente questo termine e, di fatto, è una nuova unità produttiva nel settore della vitienologia che rappresenta anche la storia del sistema agricolo trentino. Questa intervista a due giovani coraggiosi e preparati, vuole essere una semplice informazione o meglio una finestra sul mondo vinicolo della terra trentina.
Un doveroso grazie a Francesco De Vigili e a Luca Moser per la loro disponibilità e cortesia.

A cura di Maurizio M. Bornancin – [email protected]