Lavoro e innovazione in Trentino – Di Maurizio Bornancin
Amartya Sen: «L’economia è un motore di cui si possono conoscere tutti i pezzi, ma che non va avanti da solo»
Il premio Nobel per l'economia Amartya Sen - Foto l'Adigetto.it 2011.
L’ISPAT della Provincia ha appena presentato i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione in Trentino, riferiti al secondo trimestre 2015.
Emerge un quadro, dopo un inizio d’anno complesso, che indica un aumento dell’occupazione e che pone le basi per un futuro migliore. Questo a dimostrare il continuo movimento del mercato del lavoro.
Si è davanti a un sistema di creazione di nuove opportunità di lavoro, però inserite in un periodo dove l’economia stenta a crescere e a migliorare le proprie posizioni.
È un argomento vecchio questo dell’occupazione e della disoccupazione che è stato oggetto di varie interpretazioni.
Negli ultimi anni infatti, il problema della disoccupazione si è parecchio aggravato e le persone che cercano un lavoro e non lo trovano sono diventate sempre di più.
È una preoccupazione che viene da lontano, si può dire che essa sia nata assieme al capitalismo e che sia appunto un figlio, infelice, della moderna organizzazione economica.
Un capitalismo oggi opaco, che presenta un qualcosa che si è guastato dentro l’impresa, in centro di creazione di ricchezza, qualcosa che non funziona più nello spirito del rischio, nella produzione d’innovazione, nelle relazioni tra le imprese e la società, tra le aziende e le istituzioni e il sistema delle regole.
Da anni, infatti, l’Italia si è impantanata in una situazione di non crescita e larghe fasce della popolazione sono costrette a sacrificare i consumi e i risparmi.
Tutti auspicano nuove regole, anche nel mondo del lavoro. Nuovi passi in questi ultimi tempi sono stati fatti sia in Italia sia nel Trentino.
Un rallentamento della disoccupazione con una stabilizzazione della crescita incentrata su valori bassi sono alcuni fotogrammi del patrimonio economico produttivo di questo territorio, dell’autonomia, ad esempio solo il turismo mostra segnali incoraggianti anche per il futuro.
In Trentino, in questo secondo trimestre 2015, le forze lavoro hanno raggiunto le 234 mila unità, con un incremento del 2% rispetto all’ultimo trimestre 2014 e con un aumento dell’occupazione femminile del + 5,0.
L’occupazione femminile nella nostra provincia è di circa 100 mila unità e corrisponde al 45% della forza lavoro. Gli occupati sono divisi tra 130 mila maschi e 104 mila femmine.
La ripartizione tra i vari settori registra un 4,5% per l’agricoltura, un 25% per l’industria e oltre il 70% per i servizi. Un mercato del lavoro quindi, che evidenzia una costante e continua terziarizzazione del tessuto economico e sociale.
Il buon andamento della stagione turistica rispetto a quella piovosa del 2014 ha fatto crescere questo settore, infatti, i comparti della ristorazione, del commercio e dell’alberghiero, indicano un aumento dell’8% rispetto al precedente anno.
L’industria registra una diminuzione del 6%, causata dalla crisi del comparto edile.
La disoccupazione complessiva ha raggiunto la quota di diciottomila unità, mentre negli ultimi due trimestri 2014 i disoccupati avevano superato le 20.000 unità.
Nell’area dell’occupazione diminuiscono i disoccupati ex occupati e crescono i disoccupati inattivi +32%, ossia quelli che delusi non cercano lavoro. Il tasso di disoccupazione in Trentino è del 7,2%, in Italia del 12,1%.
La situazione della mancanza di lavoro si presenta certo ancora contenuta, ma comunque è un dato che in realtà è in aumento negli ultimi anni.
Dobbiamo anche dire che i diciotto mila disoccupati sono inseriti nel contesto di 535 mila abitanti pari all’1% della popolazione nazionale (2012), con un incremento nel 2014 di circa quattordici mila persone.
Un dato positivo viene anche dalla cassa integrazione, che in un anno ha subito un calo del 16,41%, passando da 477 mila ora a 232 mila.
Dati questi, che si orientano verso la positività e altri che permangono negativi, in un comparto quello del lavoro spesso di difficile gestione e organizzazione.
Gli strumenti e le nuove norme, compresi i recenti decreti messi in campo sia dallo Stato sia dalla Provincia, sono diversi e numerosi: dalla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, al reddito di attivazione, al sostegno al reddito per disoccupati, al fondo di solidarietà, al JOBS Act, solo per citarne alcuni.
Tutte misure volte alla salvaguardia e all’aumento dell’occupazione atte anche ad evitare i licenziamenti, che comunque in certi settori rimangono.
Il decreto attuativo appena approvato dal Governo centrale, che concede il benestare all’istituzione del fondo trentino di solidarietà, va anche in questa direzione.
Un fondo apposito di solidarietà territoriale, intersettoriale (artigianato, commercio, servizi, cooperazione, agricoltura, industria) strumento atteso, unico nel suo genere a livello italiano, che garantisce ai lavoratori di tutte le imprese, anche quelle piccole, un’integrazione del salario nel caso in cui fossero sospesi dal lavoro per crisi aziendale.
Nell’insieme sono tutti segnali positivi, ma che spesso viaggiano sul binario comunque della disoccupazione.
La politica trentina nel suo massimo organismo del Consiglio provinciale in una visione di corresponsabilizzazione delle problematiche che toccano anche il Trentino il 3 settembre scorso ha approvato con voto unanime una risoluzione che impegna in sintesi la Giunta a:
- Indirizzare la politica industriale attuale e futura verso progetti di sviluppo aziendale e d’incremento della produttività per creare i presupposti di crescita anche qualitativa dei livelli occupazionali;
- Favorire l’insediamento di nuove realtà imprenditoriali, con attenzione alle imprese innovative e con produzioni ad alto valore aggiunto, che garantiscano buone e solide occupazioni.
Questo, in una prima lettura è un segnale di condivisione che oltrepassa le differenze politiche o dei partiti, ma che su alcuni temi cruciali del nostro tempo cerca di unificare le forze verso uno e unico obiettivo che è e rimane quello della crescita e dell’occupazione del Trentino.
Crescita che passa solo attraverso la nascita di nuove piccole e medie imprese in particolare dei comparti dell’industria e dell’artigianato, oltre che dei servizi e del commercio e turismo, in un’ottica che i servizi possono crescere solo se cresce tutto il sistema produttivo.
Crescita che si realizza positivamente se nell’imprenditoria aumenta quella cultura basata, sulla ricerca, non solo a matrice scientifica, ma anche incentrata su nuove tecnologie e innovazioni, su miglioramenti di prodotti e di processi produttivi, in altri termini la quotidianità della qualità aziendale.
Tutto questo si facilita se anche in Trentino si abbandonano i localismi e i personalismi, ma si crea un contesto ed un terreno fertile ed attraente per nuove imprese e per far ricadere in loco gli ampi finanziamenti in ricerca e innovazione da anni versati alle società del sistema trentino e agli istituti di ricerca a matrice pubblica.
Il recente atto firmato tra Università, FEM, FBK e Trentino Sviluppo di costituzione del nuovo «HIT» viste le premesse, dovrebbe servire anche ad agire da anello di congiunzione tra imprese e soggetti della ricerca e tradurre le scoperte tecnico-scientifiche in invenzioni e in brevetti e, nello stesso tempo, favorire così come auspicato dal Consiglio provinciale l’insediamento in Trentino di nuove realtà imprenditoriali.
La situazione attuale, anche per la nostra provincia, ci suggerisce però che per consentire a più persone, in particolare ai giovani laureati e diplomati, di entrare nel mondo del lavoro e per migliorare la qualità del lavoro stesso, è giunto il tempo di rinnovare, accorpare e semplificare i molti e diversi strumenti che da anni caratterizzano il patrimonio legislativo del sistema della ricerca e del lavoro.
Questo perché l’innovazione principale per l’economia è il miglioramento e il rinnovamento delle regole e delle disposizioni legislative necessarie alla vita produttiva e sociale di ogni comunità.
Infatti, dobbiamo convincerci tutti, parafrasando una citazione del Nobel dell’economia Amartya Sen, «l’economia è un motore di cui si possono conoscere tutti i pezzi, ma non va avanti da solo».
È una questione di responsabilità.
È una questione di scelte. È una questione di guida.
Tutto questo può e deve valere anche per il Trentino.
Maurizio Bornancin