Femminicidio di Rovereto, altri commenti dei politici

Lucia Coppola, Donatella Conzatti, Claudio Civettini, Marco Rizzo, Mario Raffaelli, Massimiliano Mazzarella, Paolo Farinati, Domenico Catalano e Mario Cossali

Pubblichiamo senza distinzione i messaggi giunti in redazione a commento del secondo femminicidio avvenuto a Rovereto.
Desideriamo però disapprovare quelli che fanno riferimenti politici in questo momento così vicino alla tragedia.
Il migliore commento risulta quello inviato come lettera al direttore da un privato cittadino di Rovereto (vedi)

Lucia Coppola: «Basta tragedie annunciate!»
Chi ha distrutto l'accoglienza diffusa, che manteneva un controllo anche sui migranti problematici e con problemi psichici, e ha buttato allo sbaraglio decine di persone uscite da ogni contesto sociale inclusivo è il vero colpevole dei gravissimi fatti di sangue accaduti a Rovereto.
La Lega che è responsabile dello sfascio Trentino ora si straccia le vesti. Ipocrisia e malafede.
Queste tragedie hanno un nome e un cognome e non è quello del sindaco di Rovereto, come affermato dalle anime belle della Lega e del centro destra.

Ma più in generale, come è possibile che queste persone, spesso segnalate per violenza, siano comunque lasciate libere di macchiarsi di delitti atroci? Cosa si sta facendo per prevenire? Sono troppe le donne uccise, troppe le richieste di aiuto non adeguatamente e tempestivamente raccolte.
Tutti siamo consapevoli che oltre al controllo che devono esercitare le forze dell'ordine, le Asl a cui arrivano le segnalazioni di disagio, il lavoro lodevole e difficile dei volontari di strada, i luoghi sono davvero tutelati quando sono vivi e vissuti, perché allora viene esercitato il controllo sociale da parte di tutta la comunità.

L' estate, in particolare, dovrebbe essere un’occasione per organizzare attività all' aperto, anche nella fascia serale, proprio dove maggiori sono i rischi di appropriazione del territorio da parte della piccola malavita o di individui violenti o con disturbi psichici e del comportamento.
Facciamo in modo che il sacrificio di questa povera signora e delle altre vittime di femminicidio, diventi occasione di confronto tra le istituzioni per un cambio di passo ormai improcrastinabile.
La vita è troppo preziosa per essere lasciata al caso e all' ignominia di una tragedia probabilmente annunciata.
 
Donatella Conzatti: «I problemi si affrontano mettendo in campo interventi efficaci, non a suon di propaganda»
La scomparsa di Iris Setti ha sconvolto una comunità.
Rinnovo il mio cordoglio alla madre, alla famiglia e agli amici.
Purtroppo in questi anni abbiamo assistito ad un graduale smantellamento da parte delle destre degli strumenti di integrazione, protezione, di educazione al rispetto, di presa in carico dei maltrattanti, di collaborazione e sinergia con le Forze dell'ordine e la Procura.
Ed ora sono le donne a pagarne le conseguenze più devastanti, è la nostra comunità a pagarne le conseguenze.

Dobbiamo rapidamente e senza giri di parole rimettere in campo strumenti efficaci nella lotta contro la violenza anche di genere, muovendoci contemporaneamente su due fronti.
Capire innanzitutto dove e se la rete di sicurezza è venuta meno, individuando le norme assenti o gli interventi che hanno impedito di perseguire, seguire, medicalizzare o rieducare soggetti violenti e/o psichiatrici.
A riguardo sono note le prese di posizione degli psichiatri che lamentano assenza di posti letto e di un tentativo di riforma dei servizi psichiatrici provinciali che non va nella giusta direzione.

Il secondo aspetto da indagare è la stessa società trentina e roveretana.
I crescenti disagi economici, di relazione, di socializzazione - complici le crisi economiche, energetiche e lo smantellamento di servizi di prevenzione e protezione che erano avanguardie nazionali, come ad esempio l'integrazione, l'insegnamento alla lingua italiana per gli stranieri – hanno indebolito e incattivito un tessuto sociale e comunitario.
Bisogna rimettere rapidamente in campo questi servizi e potenziare al tempo stesso punti di ascolto, psicologico, fisici e/o virtuali, così come una strategia in piena sinergia con le istituzioni preposte all’ordine pubblico e le nuove tecnologie potranno sicuramente essere utili.

Oggi c'è la necessita anche di comunicare gli strumenti già esistenti e operanti per la sicurezza, oltre che quelli che verranno messi in campo, perché la comunità roveretana e trentina è profondamente scossa e va rassicurata.
Resta inoltre, e non per ultimo, prepotentemente da indagare il tema della violenza contro le donne. Anche in questo caso, l’aver depotenziato i servizi, i corsi di educazione al rispetto nelle scuole di ogni ordine e grado, il mancato rifinanziamento dei centri per la rieducazione degli uomini maltrattanti non ha di certo giovato ad un tessuto sociale fragile.
Se c’è un problema lo si affronta mettendo in campo tutti i migliori interventi noti e non a suon di propaganda.

L’autonomia ha potestà legislativa in molte materie così come nelle risorse da destinare ed è quindi maggiormente colpevole governare senza mettere in campo tutti gli interventi di prevenzione e protezione necessari.
Ed è per questo che consiglio alle destre di finirla con la deplorevole campagna sulla pelle dei cittadini, dato che negli ultimi cinque anni di governo hanno dimostrato di non esserne stati capaci.
 
Claudio Civettini: «Non ci sono parole, per leggere i feroci femminicidi in pochi giorni A Rovereto.»
L’unica cosa certa, è l’espressione di vicinanza alla Famiglia e una preghiera per la Signora brutalmente assassinata, evitando i pensieri scontati, di sicura rabbia, che sono sicuramente transitati nei pensieri di tanta gente.
Certo, fa specie la speculazione politica cui sono ricorsi i soliti noti, oggi al Governo della Provincia che, se da un lato, fissano delle colpe gestionali che parrebbero essere sfuggite agli organi deputati, dall’altra, si dimenticano che, oltre al Sindaco, agli organi di Giustizia e alle Forze dell’Ordine, sempre in numero esiguo presenti sul territorio, anche al Presidente della Provincia, spetta il ruolo di coordinare, anticipare ed emettere provvedimenti, nei confronti di persone che avessero già in passato, manifestato situazioni aggressive e violente, come parrebbe nel caso della persona oggi in questione.

Un Presidente, che aveva promesso tante cose, ma fatte poche e che - ad esempio - in data 13.06.2020, alle ore 10, trovò il tempo di segnalare al Corpo di Polizia Municipale di Avio, attivando la Pattuglia per il controllo, la «presenza presso la Famiglia Cooperativa di Avio, di un cittadino extracomunitario», provocandone l’allontanamento, solo perché - almeno così parrebbe- era lì presente!
Ora, se il Presidente della Provincia attivò, come si evince dalla «relazione di servizio» allegata della pattuglia di Vigili Urbani del luogo, su un tema tanto banale, ora almeno la creanza di tacere e di non speculare su un fatto tanto grave come quello occorso a Rovereto, impegnandosi a lavorare, lui e il ministro leghista dell’Interno ad pena esemplare per il presunto colpevole, stendendo un pietoso velo sull’inerzia dell’azione operativa e preventiva della politica.

Infatti, se il presunto assassino era in libertà, nonostante i precedenti, ciò è dovuto a leggi troppo approssimative che non garantiscono la certezza della pena e che espongono i cittadini ad inutili rischi personali.
 
Marco Rizzo: «L’assassinio terribile della donna a Rovereto da parte di un migrante impone due priorità.»
«L’assassinio terribile della donna a Rovereto da parte di un migrante ci chiede due cose: più sicurezza, pene certe, campi di lavoro riabilitativi per i delitti efferati e poi, soprattutto, fermare queste migrazioni che servono a UE e multinazionali per abbattere i salari dei lavoratori occidentali.
Come? Combattendo l’imperialismo ed il colonialismo che impongono scambi economici diseguali a quei paesi. Dalla parte del Niger, per l’indipendenza dei Paesi Africani.
 
Mario Raffaelli, Massimiliano Mazzarella, Paolo Farinati e Domenico Catalano: «L’essere umano e la democrazia hanno bisogno di sicurezza, o meglio, di più sicurezze.»
Nel corso della sua vita ogni essere umano cerca sicurezza, o meglio cerca una serie di sicurezze al fine di rendere la sua esistenza serena il giusto.
Ognuno di noi cerca la sicurezza della salute, ad ogni età e in qualcuno luogo egli viva. Cerchiamo la sicurezza di un’adeguata istruzione, al fine di avere quella necessaria conoscenza che ci rende liberi. Cerchiamo la sicurezza di un lavoro, strumentale a darci dignità innanzi a tutti e a tutto.
Cerchiamo la sicurezza dell’incolumità fisica, per poter vivere in ogni luogo, in città e nella natura, con la massima serenità. Cerchiamo la sicurezza di una vecchiaia in una solidale compagnia. E potremmo aggiungere altre ricerche di sicurezza che ogni donna e ogni uomo desidera.

Come possiamo intuire, sono in sintesi la ricerca di una serie di diritti a cui l’uomo ha sempre aspirato.
E lo ha fatto e continua a farlo mediante la politica, quale governo di qualsiasi polis, grande o piccola che sia, e costruendo in ogni dove comunità con rispetto, coraggio e determinazione. E qui ognuno di noi è chiamato responsabilmente in causa, quale cellula fondamentale di quella comunità.
Questa premessa ci serve per addivenire ad alcune considerazioni sulla tragica settimana, l’ultima, vissuta dalla città di Rovereto.
Due fatti di sangue simili nel loro tragico epilogo, ma dalle premesse assai diverse.
L’omicidio della signora Mara a Noriglio è la drammatica conclusione di contrasti esasperati tra due persone. La vile uccisione della signora Iris in un giardino cittadino ha, invece, quale premessa il comportamento patologico e criminale dell’assassino.

Una cosa, però, unisce i due fatti: entrambi i responsabili erano noti alle forze dell’ordine. A questo aggiungiamo che le vittime sono due donne.
L’augurio di tutti noi è che la giustizia faccia il suo corso, in tempi brevi e con la necessaria severità che la legge impone in questi casi.
È certamente un’amara consolazione quanto chiediamo, ma lo dobbiamo a Mara, ad Iris e ai loro familiari.
Lo chiediamo come cittadini, che esigono e vogliono salvaguardare le molte sicurezze che abbiamo citato in premessa.
È un universale diritto di tutti. Sono le fondamenta della nostra democrazia. È giustissimo rivendicare la sicurezza e l’incolumità fisica in ogni luogo, ma lo dobbiamo fare senza speculazioni, men che meno politiche, ma con rispetto e con autorevolezza nella ricerca di eventuali responsabilità.
Una piccola comunità come Rovereto, ma possiamo parlare anche del Trentino, deve poter vivere in sicurezza. Abbiamo le leggi, le risorse e gli organismi preposti che devono garantircela sempre. L’imprevedibile e l’incerto sono parti essenziali della vita, ma molto di essa può essere governato meglio.

La nostra Provincia Autonoma ha uno specifico Comitato preposto alla Sicurezza del territorio: sia più costante nel suo agire e nel suo decidere.
Il Commissario del Governo e tutte le forze dell’ordine hanno in loro la precisa responsabilità di tutelare la legalità e la sicurezza di tutti: lo facciano anche nella prevenzione di fatti criminosi.
La pubblica amministrazione ha anch’essa dei poteri – doveri in merito alla sicurezza, quale ad esempio la gestione della polizia municipale: la organizzi meglio sul territorio.
Infine, ma non per ultimo, il tema del ruolo della magistratura che forse dovrebbe essere più efficace nella gestione della piccola criminalità per evitare casi come questo dove persone di accertata pericolosità non sono messe in condizione di non nuocere.
 
Sono solo alcuni spunti, che nascono, purtroppo, ex post, ovvero quando il bisogno di sicurezza si è già evidenziato tragicamente.
E qui ci appelliamo ad un altro soggetto determinante: la nostra comunità. Certo, ognuno di noi è chiamato in causa, ognuno di noi deve, seppur in parte, sentirsi coinvolto.
Non bastano le telecamere e le pattuglie delle forze dell’ordine sulle strade e nelle piazze per garantirci una serena convivenza.
Ad ognuno di noi compete il dare uno sguardo anche al di fuori dei propri metri quadri più familiari. Facciamo parte per l’appunto di una comunità, la dobbiamo tutelare, anche segnalando fatti e comportamenti che offendono i valori condivisi.

Quando giocavamo in piazza da bambini e combinavamo una marachella, da una finestra partiva quasi sempre una voce: «Varda che gh’el digo a to mama!». Bastava questo! Può sembrare un banale esempio, ma ci da’ la conferma che vi era una comunità viva.
Cerchiamo di far rivivere questi atteggiamenti. Sono il segno concreto della responsabilità che ognuno di noi deve riservare alla propria comunità.
Dopo il doveroso silenzio di saluto a Mara e Iris, impegniamoci tutti in questa direzione: cittadini, politici, forze dell’ordine.
Senza speculazioni, bensì con rispetto.

Mario Cossali: «Assenza di coordinamento tra giustizia, sicurezza, salute, protezione sociale.»
Sconcerto, dolore, solidarietà, ma non basta, per Mara e per Iris, non basta perché è apparsa molto grave la mancanza di responsabilità sociale, perché si è manifestata a tutti gli effetti l’assenza di coordinamento tra i diversi attori: giustizia, sicurezza, salute, protezione sociale.
Nessuno può chiamarsi fuori, perché proprio il coordinamento avrebbe realisticamente impedito le due morti che ci hanno travolto.
C’è da lavorare molto proprio per dare forza ad una rete permanente e in ogni caso bisogna capire l’origine dei grossi buchi che hanno accompagnato le tragedie di questi giorni.
Non servono prediche e requisitorie: è cambiato il volto della città, ora è tempo di ricostruire con determinazione, con severa assunzione di responsabilità.