Trump ha fatto uscire gli Stati Uniti dal partnerariato Transpacifico
Per contro, la Cina ha promosso lo sviluppo del RCEP, un accordo di libero scambio che include Pechino, I Paesi del Sud Est Asiatico, Australia, India e Giappone
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Il 23 gennaio, a pochi giorni dal suo insediamento, il Presidente americano Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo (foto) per far uscire gli Stati Uniti dal Partenariato Transpacifico (TPP), accordo non ancora approvato dal Congresso, la cui ratifica era attesa per febbraio 2018.
Firmato un anno fa, durante l'amministrazione Obama, il trattato mirava a creare una zona di libero scambio nell’area dell’Oceano Pacifico.
I Paesi coinvolti erano 12 (Australia, Brunei, Canada, Giappone, Malesia, Cile, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam e Stati Uniti) che insieme avrebbero rappresentato il 40% dell'economia mondiale.
Secondo la strategia di Obama del «pivot to Asia», il trattato, da cui la Cina è stata esclusa, avrebbe avuto anche l'obiettivo di contrastare l'influenza economica e politica di Pechino nel Pacifico.
In contrasto al TTP, dal 2012 la Cina ha promosso lo sviluppo del RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership, Partenariato economico regionale comprensivo), un accordo di libero scambio che include Pechino, I Paesi dell'ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico), Australia, India e Giappone.
Usciti definitivamente dal TPP, gli Stati Uniti probabilmente tenderanno a prediligere accordi bilaterali con i singoli Paesi del Pacifico.
Tuttavia, ciò potrebbe portare ad un ridimensionamento dell’ influenza politico-economica di Washington all’interno della regione.
Se per Trump l'uscita dal TPP ha avuto lo scopo principale di dimostrare di mantenere le promesse fatte ai suoi elettori, infatti, il vuoto creato potrebbe essere colmato dalla Cina che sfrutterebbe l’occasione per rafforzare la propria leadership sia in ambito economico, sia dal punto di vista diplomatico.
Senza la controparte americana, la Cina, trovandosi in una posizione di forza nel tavolo negoziale, avrebbe l'opportunità di modificare i criteri degli accordi sul libero scambio a proprio vantaggio, vanificando così gli sforzi fatti dall’Amministrazione Obama, che aveva più volte criticato Pechino per la mancanza del rispetto dei diritti umani, ostacolando, quindi, la partecipazione cinese ad accordi economici internazionali.