La nostra amata Rovereto/ 7 – Di Paolo Farinati
Intervista a Walter Tomio, titolare di «Exquisita», sotto i portici di via Fontana
>
Lascio il nobile Corso Rosmini e percorro l’elegante galleria che fiancheggia la via Fontana, dedicata ai due fratelli Felice e Gregorio, nati a Pomarolo nella prima metà del Settecento, e che in pieno Illuminismo divennero studiosi e docenti, il primo nelle scienze naturali e il secondo nella matematica, noti e apprezzati in tutta Italia e in gran parte dell’Europa.
Dopo meno di cento metri posso ammirare le esclusive luminose vetrine di Exquisita, un ampio spazio commerciale molto originale e famoso in città e non solo.
Mi viene incontro il titolare Walter Tomio, che conosco e stimo da parecchi anni.
Caro Walter, buon giorno. Innanzitutto i miei più sinceri complimenti per la tua azienda, luogo ricco di storia e punto di eccellenza per tutta la città di Rovereto. Racconmtaci in breve la storia di questa tua attività. Dove e quando nasce? Quali sono oggi i protagonisti dell'azienda?
«Exquisita è un progetto che nasce nell’estate 1992, quando sono andato da solo a Hidden Valley, nel deserto della California. Qui ho vissuto per un mese appoggiandomi all’accoglienza dell’Ashram, fondato in quella zona da Paramahansa Yogananda: guidato da un silenzio tanto schiacciante quanto affascinante, tenevo ogni sera un diario al quale confidavo i miei pensieri.
«Qualche anno dopo, mentre sfogliavo quelle pagine con la mia primogenita Chiara sulle ginocchia, mi imbattei in una frase che neanche ricordavo più di aver scritto: Vorrei far sorridere la gente della mia città con il cioccolato.
«Ecco, è proprio da quella semplice frase che iniziai a fantasticare, finendo per innamorarmi di quel sogno.
«Le mani in pasta le avevo già: all’epoca, quasi trentenne, ero un formatore professionale e consulente d’impresa che girava l’Italia per diversi studi e committenti. Era giunto il momento di costruire la mia d’impresa.»
Quali sono i prodotti e i servizi che voi offrite alla clientela?
Ogni nostro prodotto non è altro che la trasformazione tangibile di un pensiero, di un’intuizione, di un concetto, di una ricerca.
«Partiamo da questi per creare qualcosa di unico e sorprendente, aggiungendo di volta in volta gli altri ingredienti: il cacao ed ecco una pralina, la farina ed ecco un panettone o un biscotto.
«D’altronde lo dice un po’ il nome stesso: Exquisita, termine di origine latina, è ricerca, scoperta.»
Il cioccolato tanto amato da grandi e piccoli. Come nasce questa originale passione?
«La passione per il cioccolato è per me qualcosa di viscerale e di indescrivibile.
«La cosa ha radici lontane: quando ero piccolo, mamma e papà avevano una bottega di dolciumi e uno dei miei passatempi preferiti era rubare di nascosto i cioccolatini e gustarmeli in assoluto segreto e silenzio.»
Quali sono le emozioni che provi ogni giorno nel fare il tuo lavoro?
«Ci occupiamo di creatività, e l’emozione è quella bellissima del creare, del generare qualcosa che prima non esisteva.
«Non esagero se dico che è quasi un po’ come ridiventare padre ogni volta. Penso per esempio alla nascita dell’ormai ventenne Panettone al vino San Martim, che ci permette ogni anno di portare la terra trentina in nuove città sia italiane che estere. O alle tantissime praline inventate su commissione, a partire dal MART fino a Palazzo Ducale di Venezia.
«E qui ho un’anteprima per te, caro Paolo, e per i tuoi lettori: l’anno scorso il FAI ci ha commissionato il progetto di una pralina dedicata al Castello di Avio. Pensa che bello, narrare un castello con una pralina.
«Ebbene, dopo approfonditi studi e coinvolgendo anche il botanico del Museo Civico di Rovereto, siamo pronti, la pralina sarà in vendita da domani ed è realizzata in due versioni: una in cioccolato bianco ed una in cioccolato fondente.
«Non ti svelo di più, ma ti anticipo che abbiamo lavorato per individuare le botaniche in uso nelle cucine del Castello nel Medioevo e abbiamo giocato con il senso del fluire del tempo, da allora fino ai nostri giorni.»
Tu sei imprenditore del commercio conosciuto e stimato in città. Cosa chiedi alla nuova Amministrazione comunale per migliorare la nostra Rovereto? E in particolare il suo piccolo ma affascinante centro storico?
«Rovereto è una cittadina molto bella e vivibile, dove ci si conosce un po’ tutti. Per mia natura non sono abituato a chiedere o men che meno aspettarmi cose importanti dalle amministrazioni, anzi sono in genere preoccupato quando leggo proposte che si preannunciano come coraggiose.
«La città la fanno i cittadini, le persone che soprattutto in silenzio e fuori dai riflettori si occupano di fare, di migliorare, di accogliere, di cercare la bellezza in quello che fanno. Quindi per me, se l’amministrazione si limita ad amministrare con saggezza e rispetto le bellezze e la storia di questo borgo senza inseguire il consenso, beh, è già tanta roba e non ho altro da chiederle.
«Parlando del nostro Centro Storico, credo che, una volta sistemato Piazzale Follone con illuminazione e segnaletica anche verticale adeguate, sarebbe opportuno pensare a un progressivo e consistente ampliamento dell’area pedonale.
«È però opportuno non confondere lo strumento con la strategia: la pedonalizzazione non andrebbe vista come un fine ma come uno dei tanti mezzi in un più ampio progetto culturale che esalti la lentezza come valore. Partiamo, quindi, prima da un progetto serio e credibile.
Tu fai parte del Consorzio Rovereto In Centro. Come far conoscere le straordinarie tradizioni e bellezze della nostra città?
«Guarda Paolo, ascolto la gente che viene a Rovereto, sento i commenti che fanno i turisti: la nostra cittadina piace molto per davvero.
«Ora, posto che la città è bella, penso che ci sia da tenerla molto pulita e ordinata e che, soprattutto, ci sia da credere di più nel MART.
«Il nostro museo è in grado di attirare gente disposta a fare 200 Km di strada per godere della sua bellezza; gente che ama e crea cultura contaminante, che parla altre lingue e ha altri modi di vedere; gente, infine, che porta un valore aggiunto alla nostra città, non solo economico ma anche sociale e culturale.
«Il MART è tutto questo. In quest’ottica, l’investimento più importante per il Consorzio non consisterebbe quindi nell’organizzare eventi tanto per portare gente a spese dei contribuenti, bensì nello spronare l’amministrazione e gli stessi cittadini alla cura e pulizia della città e nel progettare strategie per attrarre cervelli e investimenti sulla città. Sarà poi il passaparola a far conoscere sempre più la nostra bella realtà.»
I nostri giovani, come coinvolgerli in attività commerciali e artigianali preziose e stimolanti come la tua?
«Lavorando sulla cultura d’impresa, di cui abbiamo tutti tanto bisogno. Sono tuttora formatore per l’Accademia d’Impresa di Trento, e nelle aule trovo ancora tanti allievi che aspirano a diventare imprenditori perché credono che significhi tanti soldi e tempo libero. Ma la realtà è davvero ben diversa.
«Cito l’Accademia della Crusca: la parola imprenditore viene dal latino imprendere, cioè intraprendere, prendere su di sé. Significa responsabilità, fatica e rischio, ma certamente anche spazio per la creatività e la fantasia.
«Significa lavorare al servizio degli altri, e farlo giorno dopo giorno, con pazienza e coraggio, alla ricerca del miglioramento continuo.»
La parola innovazione è per te il pane quotidiano. Quale è il vero motore di questa filosofia aziendale e personale?
«La passione per la ricerca della bellezza nei dettagli, la volontà di trasformare. Ed è così non solo per me, ma anche per la maggior parte degli imprenditori che conosco.»
La convivenza con il Covid19 non è semplice. Voi come vi siete organizzati?
«Il Covid19 ha rimesso velocemente in discussione tante cose e tante certezze. La nostra è una risposta pensata su più livelli:
- sul piano mentale abbiamo avuto bisogno di tanto equilibrio e tanta forza d’animo, tanti stimoli. Personalmente li ho cercati nel tempo dedicato ai bei film, alle passeggiate in montagna e nei boschi, alla Mindfulness, alle poesie di Giacomo Leopardi;
- sul piano organizzativo abbiamo pensato turni differenziati con coppie stabili di lavoratori al fine di evitare possibili contagi per l’intera squadra, adottando le misure previste dai protocolli e investendo su sanificazioni, lampade UVC, fotocatalisi e costante ricambio d’aria del locale;
- sul piano strategico siamo rimasti ben aggrappati a uno dei pilastri fondamentali nel management, a noi tanto caro: differenziarsi o perire;
- sul piano commerciale abbiamo aumentato l’investimento nel nostro sito di e-commerce, con il quale eravamo operativi già da molti anni;
- sul piano economico abbiamo rivisto e modificato il nostro business plan.
«Exquisita pre-Covid era una cosa, Exquisita in epoca Covid è un po’ diversa e Exquisita post-Covid sarà diversa ancora. Un po’ come tutti noi, d’altronde.»
Ti chiedo, infine, un messaggio di fiducia da far arrivare a tutti i nostri concittadini.
«Passerà anche questa, come tutte le cose del mondo. In questo anno terribile ci sono alcune categorie di cittadini, tra cui gli imprenditori, chiamate a versare un enorme contributo, in alcuni casi anche in termini di vita, alla causa comune. Ma affrontiamo il presente provando, ostinatamente, ad apprezzare ciò che abbiamo e a guardare lontano.
Un grazie sincero a Walter Tomio.
Paolo Farinati – [email protected]