Israele avvia le operazioni da terra. Il mondo è in pericolo
Netanyahu precisa che si tratta solo di «operazioni allargate», ma Hamas chiama alle armi i palestinesi in Cisgiordania e gli Hezbollah del Libano
Nella serata di venerdì, Israele ha lanciato bombardamenti molto più violenti dei giorni precedenti, poi ha dato il via ai carri armati affinché entrino in Palestina.
Netanyahu ha annunciato che questa è la «Notte della rabbia», però ha anche precisato che si tratta di un’operazione a target mirato, nel senso che l’attacco sarebbe finalizzato alla distruzione di Hamas.
E gli Stati Uniti hanno tracciato delle «linee rosse» che non possono essere superate dagli israeliani.
Come si sa, tuttavia, nelle operazioni militari non va mai nulla come previsto.
Da parte sua, Hamas ha chiamato alle armi i Palestinesi della Cisgiordania e gli Hezbollah del Libano, annunciando che è pronto ad affrontare gli israeliani con tutte le sue forze.
Entrambi gli alleati di Hamas sono sostenuti dall’Iran, ma gli USA hanno attaccato alcune basi in Cisgiordania in quanto rappresentavano una minaccia per le forze armate statunitensi.
A questo punto, le sorti del mondo sono appese alle operazioni da terra di Israele. Se non oltrepasseranno le citate linee rosse, tutto potrebbe ancora rientrare, altrimenti potrebbe essere guerra aperta.
E non sarebbe localizzata.
Appesa a un filo anche la vita degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.
Ci pare evidente che le trattative per la loro liberazione siano saltate, anche se il Qatar afferma il contrario.
Ma se davvero Hamas, in cambio della liberazione degli ostaggi, vuole la liberazione di 6.000 palestinesi presenti nelle prigioni di Israele, ci pare impossibile che possano giungere a un accordo.
Mosca, Turchia e Cina parteggiano per Hamas e questo non è certamente rassicurante, perché gli Stati Uniti non possono sostenere da soli i tre teatri di crisi (il terzo è Taiwan).