Festival dell’Economia 2014: è partita la nona edizione
Cerimonia di inaugurazione in Sala Depero con Andreatta, Boeri, De Felice, de Pretis, Laterza e il presidente Rossi
L'auspicio, condiviso, è che la nona edizione del Festival dell'economia - inaugurata pochi minuti fa nella sala Depero della Provincia autonoma di Trento - serva soprattutto a delineare compiti e responsabilità per dare una mano all'Europa, in quello che appare un momento di grande difficoltà.
E lo potrà fare proprio a partire dal tema di quest'anno, di stringente attualità: classi dirigenti, crescita e bene comune. Lo hanno ribadito gli interventi che hanno scandito la cerimonia, all'insegna dell'essenzialità nelle parole di chi, da nove anni, con ruoli diversi, è comunque protagonista dell'avventura del Festival.
Alessandro Andreatta, sindaco di Trento; Tito Boeri, curatore scientifico del Festival; Gregorio De Felice, chief economist Intesa San Paolo; Daria de Pretis, rettore dell'Università di Trento; Giuseppe Laterza, editore.
E lo ha sottolineato Ugo Rossi, il presidente della Provincia autonoma di Trento, che ha riaffermato la convinta adesione di «un territorio piccolo e orgoglioso» nell'organizzazione di un evento che vive soprattutto grazie all'apporto dei volontari - a loro il «grazie» più importante - e la cui utilità è «nei contenuti ma anche in termine di promozione e ricaduta economica» ma, ancora di più, «nelle opportunità di riflessione e crescita per le classi dirigenti».
Questo il cuore, ha detto Rossi: «Il Festival è utile perché vissuto e partecipato in misura davvero importante da quei giovani che vogliono essere la classe dirigente del futuro».
Tre le parole chiave individuate da Rossi: «La responsabilità di una classe dirigente che deve essere disponibile a farsi misurare tutti i giorni. L'innovazione che deve essere scomoda e dare fastidio, altrimenti non è innovazione. La libertà di prendere decisioni che non mettano il consenso al centro, perché quel che conta non è essere rieletti bensì il bene comune».
Dopo l'introduzione di Giampaolo Pedrotti, capo ufficio stampa della Provincia, che ha aggiunto il concetto di «cambiamento» sotteso al titolo dell'edizione di quest'anno («Classi dirigenti, crescita e bene comune» - vedi nostro servizio sui contenuti), il sindaco Alessandro Andreatta ha ricordato come il Festival sia «una grande opportunità per i giovani, quattro giorni di lezioni eccellenti, purché la partecipazione sia vera e non dichiarata» così come, a fronte «della classe politica più vecchia d'Europa, è il caso dell'Italia, e della necessità di un cambiamento serve soprattutto la volontà di cambiare».
Tito Boeri ha parlato di una «riflessione che continua tra le diverse edizioni, in un momento segnato da un'Europa acefala e popolata dagli euroscettici, una realtà della quale tenere conto. Ancora una volta il Festival cercherà di capire come cambiare le istituzioni e le regole più che parlare dei nomi. Centrale sarà poi affrontare il tema di come valorizzare il ruolo delle donne».
Daria de Pretis ha ribadito la convinzione dell'Università nell'essere parte di questo evento, «sia per il ritorno che ne riceve sia perché ha da dire qualcosa, in particolare su questo tema, avendo come sua missione proprio la formazione e la selezione della classe dirigente. Continuiamo d assolvere a questo ruolo importante di ascensore sociale e quel che cerchiamo di trasmettere ai nostri studenti è capacità di leadership, senso di libertà e dimensione etica.»
Gregorio De Felice ha parlato della «forte gratitudine per il volontariato, in un Trentino che ha il record italiano in fatto di straordinaria generosità» e ha poi messo in guardia sulla «frattura tra gli interessi privati e il bene comune che trova esempio nel dilagare dei fenomeni di corruzione che non garantiscono l'interesse collettivo».
Infine Giuseppe Laterza. «Nel programma si mette a frutto quello che abbiamo imparato nelle precedenti edizioni. Sono le persone che vengono al festival la classe dirigente potenziale di domani perché i giovani sono più importanti dei soldi e delle cariche, specie in momento nel quale vi è la necessità urgente e drammatica di ripensare l’Europa e i suoi necessari spazi di libertà.»
A questo il Festival può dare il suo «esaltante contributo».