Ucraina, questa corsa ai Leopard 2 non porta di certo alla pace

L’Europa potrebbe schierare 3.000 carri armati. Ma allora, perché non negoziare con la Russia? E perché non portare Zelensky a più miti consigli?

Gli stati europei che hanno nel proprio arsenale i Leopard 2 sono 23: Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Ungheria
Insieme possono disporne di 3.000 unità d Leopard 2.
L’Italia, la Francia e la Gran Bretagna hanno altri tipi di carri, rispettivamente gli Ariete, i Lecrerc e i Challenger. Il Regno unito invierà 14 di questi ultimi, ma difficilmente Italia e Francia metteranno in campo i loro mezzi corazzati, invieranno a Kiev altre forniture.
L’Italia invierà i missili anti missile. Pare - ma è solo una notizia che corre in questo momento - che potremmo fornire all’Ucraina anche i missili anti missile che stiamo assemblando per conto di Israele. Israele sarebbe d’accordo.
La scelta è scesa sul Leopard 2 di produzione tedesca perché, come detto, l’Europa ne possiede tanti e hanno tutti le stesse caratteristiche: vanno a gasolio e hanno lo stesso cannone. Fattori importanti perché avere un solo tipo di rifornimenti è un vantaggio formidabile.
 
Dopo la caduta della Cortina di Ferro, gli stati europei hanno rallentato un po’ la produzione di questi carri perché si era allontanato il pericolo di uno scontro con la Russia non più URSS.
Ma non hanno mai smesso di produrli e anzi li hanno dotati di tecnologie sofisticate.
Alla fine delle trattative ai vertici europei, si è deciso di inviare a Kiev 80 carri Leopard 2. Due battaglioni. Non sono tanti, ma non sono neanche pochi.
Ma il problema principale sta nell’addestramento degli equipaggi (quattro militari l’uno) che devono essere ucraini.
E soprattutto la scuola di guerra degli ufficiali comandanti. La Blitzkrieg della Seconda guerra mondiale funzionò bene grazie sì ai Panzer, ma soprattutto ai comandanti che li sapevano manovrare.
Ci vorranno tre mesi?

Intanto però Mosca sta scatenando una tempesta di missili sull’Ucraina. Un delitto contro l’umanità, paragonabile ai bombardamenti a tappeto che gli Alleati scatenarono contro le città tedesche nella Seconda Guerra.
Molti riescono ad abbatterli - grazie anche all’Italia - ma quelli che passano l’antiaerea fanno morti.
E Putin, non solo non sospende il lancio di missili, ma minaccia l’Occidente che scatenerebbe un conflitto mondiale se i Leopard 2 dovessero entrare in funzione. E proseguirebbe fino all’inevitabile «vittoria finale».
Vittoria che sarà garantita dalle alleanze di Bielorussia e di Corea del Nord che scenderebbero in guerra se gli 80 carri europei e i 31 Abrams americani venissero consegnati a Zelensky.
Insomma, siamo a due passi dalla Terza guerra mondiale? Certamente siamo davanti alla stessa escalation che nella Prina guerra Mondiale si consumò in una settimana. Adesso ci stiamo impiegando un anno, ma stiamo andando esattamente nella stessa direzione.

Si può fare qualcosa? Beh sì, anche se al momento solo il Vaticano parla di Pace.
Anzitutto, prima di consegnare quegli 80 carri l’Europa e i leader di tutti gli stati dell’Unione dovrebbero trattare ufficialmente e duramente sia con Mosca che con Kiev.
Va inviato a entrambe le parti un ultimatum: si deve imporre la cessazione delle ostilità.
La Russia non è in grado di contrastare gli armamenti degli Stati Occidentali, l’Ucraina senza le potenze occidentali sarebbe finita.
Si deve quindi convincere Zelensky a rinunciare parte della sovranità su alcuni territori fino a trovare un accordo con Putin, dignitoso per entrambe le parti, nei limiti del possibile.
Non sappiamo se sia più facile convincere Putin o Zelensky, ma questa è l’unica strada.
Mettiamoli davanti alla dura realtà. Proseguire la guerra porterebbe solo a un risultato certo: la morte di moltissime persone.
Inutilmente.

GdM