La presa di castel Dante a Rovereto – Di Paolo Pedri

Non c’è una ricorrenza imminente, ma per chi è trentino, in particolare del basso Trentino, può essere interessante conoscere cosa accadde il 27 dicembre 1915

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Perché la salita che da Lizzana porta a Castel Dante (l’Ossario) oggi si chiama via Brigata Mantova?
Perché davanti all’attuale Ossario vi è una profonda trincea con una targa dedicata a questa Brigata?
Ce lo siamo mai chiesti seriamente?
Recentemente, mi è capitato di trovare una medaglia al Valor Militare in argento riportante come luogo «Castel Dante» e come data 27 dicembre 1915.


DE ROMANIS Giovanni, da Roma, Capitano nel 114° Reggimento di Fanteria (Brigata Mantova), comandante della 1ª Compagnia. - Primo davanti ai suoi uomini, esempio ad essi di calma, energia e coraggio, sotto un intenso fuoco, li guidava abilmente in posizione adatta per controbattere il nemico.
Ferito gravemente ad un braccio, manteneva ugualmente il comando della compagnia, incitando i dipendenti con la parola e con l’esempio, finché cadde esausto. - Castel Dante, 27 dicembre 1915.

In ossequio alle intenzioni del Comando Supremo il Comandante della 1ª Armata Generale R. Brusati emanava le direttive per le operazioni invernali ordinando che
«I Corpi d’Armata debbano anzitutto provvedere perché le linee di difesa lungo tutta la fronte... siano moltiplicate e rese saldissime, in guisa che risulti costruita una muraglia tanto solida e profonda da poter dare al Comando Supremo l’assoluta certezza che essa non riuscirà ad essere sfondata in nessun tratto, per quanto rilevanti possano supporsi le forze con le quali l’avversario si proponesse di agire offensivamente.
«Si dovrà poi continuare con la massima alacrità il completamento della sistemazione difensiva delle posizioni avanzate, ultime occupate.
«Il V Corpo d’Armata manterrà su tutta la fronte una benintesa attività, che oltre a tener desto lo spirito offensivo delle nostre truppe, permetterà di raggiungere proficui risultati parziali, intesi a migliorare la nostra linea di occupazione.»
 
Di conseguenza, la Brigata Mantova si apprestava a migliorare la collocazione del fronte completando l’avanzamento effettuato a ottobre e novembre per diminuire il disagio delle truppe nella stagione invernale e forse nella celata prospettiva di nuove operazioni.
Il 16 dicembre venivano occupati dai reparti del 113° la linea Mori Nuovo - Seghe - quota 163 sull’Adige, spingendo pattuglie anche sulle pendici del monte Biaena.
Il 18 la linea venne consolidata con l’occupazione di Madonna di mont’Albano, nonostante i contrattacchi dell’avversario.
Il medesimo giorno al 114° fanteria fu comunicato l’ordine d’operazioni per l'occupazione, in sinistra d’Adige, della linea Castel Dante - Cocuzzolo 418 - Corna Calda.
 
Il 24 dicembre al 113° vennero comunicate direttive per le operazioni da svolgersi il giorno successivo in appoggio all’azione principale che avrebbero svolto il 114° e l’80° (Brigata Roma) per conquistare Castel Dante e Corna Calda.
Sarà quella del 114° Fanteria la prima azione importante effettuata dalla Brigata dopo la presa di Ala nel mese di maggio.
 
 Dal diario della Brigata Mantova  
27 dicembre 1915: Notte tranquilla.
Sin dal mattino l’artiglieria apre il fuoco sulle posizioni Castel Dante (418). La fanteria sta in attesa del momento propizio per muovere all’attacco com’è stato convenuto dal Colonello Gialdroni.
Segue cioè lo svolgimento dell’azione: occupazione prima del cocuzzolo ad oriente di 418 e procedere quindi verso 418 dall’alto, minacciando contemporaneamente Castel Dante che si attaccherà per ultimo dall’alto e dal basso da S. Anna.
 
La situazione attuale ore sette su questo tratto della fronte è la seguente: 3ª Compagnia del 114° ad est di S. Anna, due plotoni della 6^ dell’80° allo sbocco del canalone ad Est di 418, due plotoni della 6ª dell’80° in movimento da 751 su 418.
L’attacco procede nel modo indicato e verso le ore 12.30 il cocuzzolo ad est di 418 è occupato dalla 3ª Comp. del 114° mentre la 2ª Comp. del 114° serra da presso 418 e la 1ª Comp. punta su Castel Dante.
A quell’ora l’artiglieria nemica di grosso calibro (305) batte, senza recare grandi danni, le regioni di Albaredo, Corna Calda e S. Anna.
 
Alle ore 17 la 2ª Comp. del 114° riesce ad occupare 418 e la 1ª Comp. del 114° sta per giungere su Castel Dante, intensamente battuto dalle batterie dello Zuech, contro la quale posizione continuano a dirigersi i tiri di medio calibro.
Alle ore 18 Castel Dante è occupato.
L’azione è così compiuta collo svolgimento graduale di attacco come era stato fissato da questo comando e la nostra occupazione è definitivamente portata sulla muova linea stabilita Sich - C. Calda - Castel Dante, sulla quale le truppe iniziano alacremente lavori di difesa e sistemazione ricoveri.
Le truppe che hanno preso parte all’azione pernottano nelle posizioni conquistate.
 
L’operazione d’attacco si svolse con successo nei giorni dal 25 al 27 dicembre 1915, in condizioni meteorologiche avverse, e si concluse il 28 dicembre con un violentissimo contrattacco austriaco respinto con coraggio, alla baionetta, dai soldati della Mantova.
Con estenuante lavoro notturno, gli italiani riuscirono ad allestire una cintura fortificata, in vista delle posizioni avversarie, e a respingere ogni assalto, mentre le postazioni rimasero esposte al violento tiro dell’artiglieria avversaria.
Le perdite subite nelle giornate di combattimento che portarono alla conquista di Castel Dante sono state di 3 soldati uccisi e 19 feriti; mentre, tra gli ufficiali, vennero feriti il Capitano della 1ª Compagnia, Giovanni De Romanis (vedi medaglia) e l’Aspirante Ferrero Angelo.
 
L’aver portato la prima linea a ridosso di Rovereto non costituì certamente uno di quegli «atti di parziale e limitata offensiva che abbiano per risultato di migliorare le condizioni della difesa» ma piuttosto un’azione esclusivamente «finalizzata a mantenere desto lo spirito combattivo delle truppe» per assecondare l’ambizione di Brusati che forse pensava di arrivare a Trento.
Quello che accadrà nei primi giorni dell’offensiva austriaca del maggio 1916 dimostrerà che l’azione del dicembre 1915 non aveva di certo migliorato le condizioni della difesa ma, al contrario, condotto le nostre truppe su posizioni dominate dal tiro delle mitragliatrici e artiglierie nemiche, collocate in postazioni incavernate e protette da reticolati, il cui fuoco riuscì a colpire i nostri soldati anche sui fianchi. Esattamente il contrario di quello intendeva Cadorna.
 
Il Generale Zoppi, nelle sue direttive dell’8 dicembre, riferendosi alle posizioni tra Castel Dante e Corna Calda, ammetteva che la linea prestava il fianco al tiro dell’artiglieria nemica, ma sosteneva che procedendo l’avanzata con oculatezza la conformazione del terreno sarebbe stata tale da permettere una buona Sistemazione.
Precisava inoltre che non era necessaria la predisposizione di una lunga linea di trincee ma che sarebbe stata sufficiente la costruzione di capisaldi che costringesse il nemico a dirigersi verso zone nelle quali la nostra controffensiva lo avrebbe bloccato.
Le mappe di questo settore evidenziano infatti la costruzione delle linee di difesa con capisaldi e non con una linea continua di trincee, si vedrà cinque mesi dopo l’infondatezza della convinzione del Generale Zoppi.

Paolo Pedri