«Le giornate del Turismo Montano», chiusura con Neri Marcorè

Le tre parole chiave per un turismo a quattro stagioni: paesaggio abitato, comunità sorridente, ecosistema turistico

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BITM ha chiuso la sua XXIV edizione, con gli ingredienti per dare gambe al «Turismo a quattro stagioni».
Tre gli ambiti di lavoro su cui si dovrà lavorare: il paesaggio abitato, la comunità sorridente, l’ecosistema turistico.
Promossa da Confesercenti del Trentino, assieme alla Provincia autonoma di Trento, al Comune di Trento, alla Camera di Commercio e con la partecipazione delle rappresentanze sociali, lavorative, economiche e di sviluppo del territorio, BITM nelle quattro giornate di iniziative e convegni al MUSE di Trento, ha stimolato riflessioni, visioni, domande grazie agli interventi di esperti, studiosi, attori del comparto economico, lavorativo e sociale del territorio locale e nazionale.
 
Oggi la giornata ha visto la presenza e la partecipazione dei rappresentanti delle categorie economiche, la sintesi conclusiva di Alessandro Franceschini, direttore scientifico della Bitm discussa con Umberto Martini, professore di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Trento; la straordinaria partecipazione dell’attore Neri Marcorè, che ha divertito e incantato anche il giovane pubblico con una narrazione composta da parole e musica; l’intervento di Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti Nazionale.
 

 
«Vengo con piacere alla BITM – ha detto Messina – perché arriva in un momento importante dell’anno, quando tiriamo le somme e ci avviamo verso la stagione invernale.
«Qui si ragiona, si riflette, e il turismo a 4 stagioni è la svolta. Destagionalizzazione è un termine ormai vecchio, perché cercavamo di portare i turisti nei momenti in cui non eravamo forti, in cui avevamo necessità di tenere aperte le strutture.
«Oggi il turismo a 4 stagioni è qualcosa di necessario; avremo necessità di rimodulare la stagionalità, non più legata ai mesi dello sci, ai mesi del mare, ma ampliando l’offerta, che diventa a 4 stagioni.
«Come è andata nel 2023? Credevamo potesse andare meglio, l’anno si era presentato con una serie di ponti, ci aveva convinto di poter affrontare la stagione estiva stracciando tutte le migliori.
«Non è stato questo. Perché il turismo è troppo sensibile ai fattori esterni. Da maggio a giugno il Nord è stato devastato dalle bombe d’acqua, il sud dal caldo. La stagione è in realtà partita la seconda settimana di luglio.
«Poi abbiamo conosciuto un prolungamento della stagione e siamo riusciti a recuperare senza fare i numeri delle aspettative. Ecco perché dobbiamo ragionare su 365 giorni.»
 

 
Ad intervenire anche Mauro Paissan, presidente di Confesercenti del Trentino.
«Vittorio Messina ci invita ad accantonare un po’ il termine obsoleto di destagionalizzazione, perché è effettivamente superato come concetto. Il fenomeno turistico è cambiato, la società è cambiata, l’economia è cambiata.
«È già un dato di fatto, è un presupposto da cui bisogna partire, non possiamo più partire da un turismo su due stagioni. Per motivi di sostenibilità ambientale, per sostenibilità sociale, perché c’è un problema di lavoro, e per sostenibilità economica.
«Si sposta così l’attenzione dalla destagionalizzazione alle quattro stagioni, come rotta da continuare a coltivare. Le 4 stagioni non sono oggi dal punto di vista turistico un progetto realizzato, si tratta di un work in progress.
«A proposito di work in progress un altro concetto che mi pare evidente è che se noi vogliamo realizzare un nuovo turismo, questo turismo a 4 stagioni, deve esserci un lavoro di squadra, una risposta che il sistema nel suo complesso deve essere in grado di dare.
«Non si può pensare a un Trentino turistico che pensa e lavora a comparti stagni. Deve per forza essere un ecosistema fatto di soggetti, nessuno escluso, che lavorano per realizzare questo progetto.»
 

 
Nella sua relazione di sintesi Alessandro Franceschini, insieme a Umberto Martini, ha tirato le fila dei concetti emersi durante le giornate individuando tre chiavi di lettura:
Il paesaggio abitato: l’idea che una comunità si insedi nel proprio ambiente di vita e attraverso il lavoro dà origine a quello che noi chiamiamo paesaggio, è una ricchezza.
In questo momento storico è importante per l’approccio, il paesaggio deve essere conservato, nutrito, progettato; ma rimanda anche all’idea dell’unicità dei luoghi; all’unicità che possiamo valorizzare.
La comunità sorridente: non esiste un turismo autentico e reale se non c’è una comunità che si offre soddisfatta di sé stessa. Quello che ormai il turista evita sono i pacchetti preconfezionati.

L’ecosistema turistico: «Dobbiamo imparare a cambiare le parole, non parlare più di località turistica, non di destinazione, ma di ecosistema turistico, che significa un caleidoscopio di offerte… sono tutti tasselli di un ecosistema di diversità, un ecosistema che è anche lavoro, è anche qualità dell’abitare, è anche infrastruttura, è anche formazione.
Cosi Umberto Martini: «Diversi anni fa abbiamo gestito un progetto di ricerca nazionale, dove abbiamo lavorato sul concetto di sistema locale di offerta turistica, un concetto che nel tempo ha avuto in aumento di rilevanza e applicazione: l’idea è che autenticità significa che il turismo non è una messa in scena. Quando si entra in un paesino e leggiamo località turistica fino a qualche anno fa era indicatore quasi di valore; poi però sembra una cosa finta, virtuale, costruita. Certe volte il turismo è un palcoscenico, dove si mette in scena una realtà diversa. Tutto oggi depone verso un recupero dell’autenticità, possibile solo se la comunità ospitante si relaziona con i turisti.»
 

 
Ospite d’eccezione Neri Marcorè, in dialogo con Alessandro Franceschini e Linda Pisani.
«Oggi è tutto un all you can see – ha detto Marcorè – parlare e discutere insieme per capire come migliorare il futuro, in questo caso il futuro del turismo, penso sia importantissimo.»
L’artista ha anche raccontato del suo legame con il Trentino e con i Suoni delle Dolomiti.
«Volendo fare qualcosa di concreto per le comunità delle Marche – da cui provengo – colpite dal terremoto ho pensato a un festival ecosostenibile e itinerante, in zone diverse non antropizzate, di pomeriggio, senza usare luci artificiali, un’amplificazione minima, senza transenne.
«Ho preso spunto dai Suoni delle Dolomiti, con tutte le variazioni del caso. Un festival a cui ho partecipato varie volte, di cui ho sempre apprezzato la mancanza di confini tra artista, gente, luogo, paesaggio, senza righe, ogni cosa in armonia.»
Marcorè ha poi ricordato gli inizi della sua carriera di artista guardando i tanti giovani in sala.
«Quell’interessamento che avevo mi ha creato un bagaglio tecnico che è stato importante proprio perché l’avevo curato a prescindere dal fine. A voi ragazzi dico che è quasi più importante il percorso che il traguardo, in qualsiasi forma di viaggio.
«Imparate ad apprezzare tutto quello che di bello e di buono incontrerete sulla strada e portatelo dietro, perché non saprete mai quando e come vi sarà utile.»
 
A portare i saluti istituzionali della città di Trento Elisabetta Bozzarelli, vicesindaca del Comune di Trento con delega alla cultura e al turismo che ha ricordato come da domani aprirà il Natale in città.
«La città sta lavorando in modo da unire l’esperienza culturale dei turisti e quella dei cittadini. Questa peculiarità della città si realizza e si può vedere in particolare in alcuni momenti dell’anno: domani si inaugura Trento Città del Natale. Abbiamo lavorato affinché Trento mostri quello che è, mostri la sua autenticità.»
Mentre Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival, ha ricordato la fragilità del territorio.
«Diciamo spesso che la montagna è un sensore dei cambiamenti climatici. I cambiamenti si percepiscono prima in montagna. Fino a Vaia molti di noi non se ne sono accorti, non ci facevamo caso. Dopo quello che è successo forse abbiamo capito che in realtà c’è una situazione che va corretta.»