Ripassando il Festival dell’Economia/ 2 – Jigmi Y. Thinley
Se la cultura non cresce con il PIL, il Trentino non diventerà mai un Paese che brilla per la «Felicità interna lorda»
Per quanto plausibile, il sottotitolo di questo articolo non
riporta un assunto pronunciato dal premier del Bhutan, ma una
nostra formulazione del pensiero di Jigmi Y. Thinley adattato alla
realtà trentina.
Comunque sia, il personaggio che secondo noi più ha dato calore al
festival è stato il Primo ministro del Bhutan Thinley, con la sua
proposta disarmante di orientare la ricerca del benessere della
gente con parametri diversi dal PIL, la «Felicità interna lorda».
(vedi articolo).
In un incontro preliminare di cortesia avuto con il presidente
della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, aveva espresso
un commento e un auspicio.
«Perseguiamo questo modello da 37 anni - aveva Jigmi Y. Thinley, -
un modello basato su un approccio più umano e sostenibile. Mi è
stato detto che la vostra è una delle regioni più prospere
d'Europa, ma nonostante questo la vostra amministrazione è
impegnata nel promuovere iniziative per migliorarla ed è davvero
ammirevole. La nostra capitale e Trento hanno le stesse dimensioni,
spero che questa visita ci servirà per rafforzare le collaborazioni
reciproche e imparare a vicenda.»
Sabato 5 giugno Jigmi Y. Thinley ha quindi illustrato la filosofia
della «Gross national happiness» (la «Felicità interna lorda»),
modello di sviluppo alternativo ideato dal quarto re del Buthan,
basato sulla felicità dei propri abitanti.
«Il concetto di Felicità interna lorda - ha esordito il premier del
Bhutan (nelle foto) -
poggia su quattro pilastri. A loro volta sostengono 9 dimensioni,
che si articolano su 72 variabili.»
Il primo pilastro è uno sviluppo sociale equo e sostenibile, che
assicuri assistenza sociale, salute, istruzione, giustizia, in modo
tale da mettere ciascun cittadino nella condizione di perseguire la
sua personale via alla felicità.
«Il Bhutan si è aperto al mondo solo nel 1961, - ricorda Thinley. -
Prima eravamo un regno medioevale, feudale; sono lieto di poter
affermare oggi che ogni passo avanti sulla strada dello sviluppo è
stato compiuto tenendo a mente i criteri di giustizia e
sostenibilità.»
Il secondo pilastro è quello della sostenibilità ambientale. Il
Bhutan vive ai piedi dell'Himalaya, una catena montuosa giovane,
che sta ancora crescendo.
Con un ambiente così bisogna fare molta attenzione: se maltrattato
reagisce con alluvioni, valanghe, erosione dei pendii e così
via.
«Oggi siamo forse l'unico paese in via di sviluppo al mondo in cui
la copertura boscosa è cresciuta (oggi è pari al 72% del
territorio), - ricorda il premier - nonostante la crescita della
popolazione e delle attività economiche.»
Il terzo pilastro è la promozione della cultura, che implica anche
la conservazione della cultura. Vediamo la cultura come un insieme
di valori che servono a promuovere il progresso della società.
Anche pratiche che non sembrerebbero utili al progresso nel mondo
globalizzato noi pensiamo debbano essere conservate; al tempo
stesso, siamo pronti ad adottarne altre.
«Possiamo apparire un po' arcaici, come gli abiti che indossiamo, -
ha ammesso. - Ma noi in realtà vogliamo cambiare, anche questi
abiti cambiano. Crediamo però sia importante mantenere i legami
familiari e la rete delle relazioni. Quindi per noi la cultura ha a
che fare innanzitutto con le relazioni.»
Il quarto pilastro è il buon governo. La libertà è essenziale.
Libertà di scegliere il proprio destino, libertà di fare le proprie
scelte quotidianamente.
«La nostra è, credo, la democrazia più giovane al mondo. - Afferma.
- Ciononostante non possiamo non vedere i difetti di altre
democrazie, specie nei paesi in via di sviluppo. In queste
pseudodemocrazie la libertà è qualcosa che in realtà non
esiste.
Come si può misurare la felicità? Degli indicatori sono pur sempre
indispensabili.
«Abbiamo identificato - ha detto ancora il primo ministro - nove
ambiti in cui questa felicità si manifesta.»
E le ha così elencate.
- Tenore di vita (reddito disponibile, sicurezza del lavoro
ecc.);
- Stato di salute;
- Livello di istruzione;
- Ambiente e natura;
- Cultura; vitalità della comunità;
- Utilizzo del tempo (anche il tempo che si usa per stare da soli,
per pensare, per riflettere, un tempo che non adoperiamo per
ottenere dei vantaggi materiali);
- Benessere psicologico;
- Buon governo.
«Queste sono le 9 dimensioni, che hanno a loro volta 72 variabili.
Quindi, quando facciamo delle indagini sulla felicità nel nostro
paese, noi facciamo domande su 72 variabili.
«Tutti i progetti, tutte le politiche devono passare un esame per
stabilire se sono positive o negative rispetto a questi 9 ambiti.
Altrimenti tornano al parlamento e vengono ridiscusse.
«Nell'ultimo studio condotto in Bhutan le persone che hanno
dichiarato di essere felici erano il 52%, il 45% si sono dette
molto felici, il 3% non molto felici.
«Qualcuno ci chiede come si comportano questi valori rispetto alle
diversità culturali e religiose. Ma stiamo parlando di valori
universali, valori che tutti condividono.»
Essa è un concetto multidimensionale, che si basa perlomeno sulla
realizzazione dei propri desideri e sulla libertà di perseguirli.
Le 9 dimensioni proposte dal Bhutan possono essere discusse, ma
credo siamo tutti d'accordo col riconoscere che sono importanti e
la loro portata è i qualche modo universale, non attinente solo al
Bhutan o alla cultura buddista.
«Anche in Europa Abbiamo sviluppato esperienze del genere, per
quanto un europeo si troverebbe forse in difficoltà con il concetto
di karma.
«Quindi i 72 indicatori dovrebbero essere adattati alle diverse
realtà, ma le 9 dimensioni hanno una validità universale, che
supera i confini del Bhutan e può essere d'aiuto per l'intero
pianeta.»