Discriminazione, fenomeno selettivo che tende a sprecare il capitale umano
Oggi pomeriggio, a Palazzo Geremia, Nicola Persico ha affrontato il fenomeno delle minoranze svantaggiate. - Quale sarà il loro futuro in Italia?
Discriminazione al centro del
dibattito a palazzo Geremia. Introdotto dal direttore della
«Nuova Venezia», Paolo Possamai, ne ha
parlato il professor Nicola Persico, giovane
docente di economia alla University of Pennsylvania e collaboratore
dell'«International Eonomic Review».
«Quando ho contattato Persico per definire il tema dell'incontro -
dice Possamai - fin da subito il professore ha voluto sottolineare
il taglio informale della sua relazione e, in linea con la
filosofia del Festival, la totale disponibilità al dibattito con il
pubblico.»
Poi ha definito la discriminazione come un fenomeno selettivo che
tende a sprecare il capitale umano provocando così un processo
negativo all'interno dell'economia di una nazione.
Da qui è partita la relazione di Persico. Quali sono i segnali di
allarme della nascita di una minoranza svantaggiata ? Quando
possiamo parlare di minoranza svantaggiata ?
«Quando una minoranza, che non accumula capitale, comincia a essere
segregata socialmente e residenzialmente, - ha detto - quando
soffre di maggiore disoccupazione, quando ci sono fenomeni di
malessere sociale (dissoluzione della famiglia e altro), quando si
cominciano a creare delle sottoculture di minoranza, isolate e di
conseguenza ostili alla cultura del paese.
«Mentre per gli Stati Uniti ci sono molti dati disponibili
soprattutto per quanto riguarda la situazione dei neri, - ha
aggiunto - per l'Italia e la Francia è difficile dire quale sia la
reale situazione delle minoranze di immigrati; è possibile però
farsi una impressione generale.
«Segregazione sociale residenziale e malessere sociale sono
caratteristiche presenti solo negli USA e in Francia; la maggiore
disoccupazione e la criminalità nella nazione francese negli Stati
Uniti ma anche in Italia, per quanto riguarda invece, la presenza
di sottoculture ostili e segregate, questo è un fenomeno solamente
francese.»«I rischi di un fenomeno di questo tipo sono tanti: il
capitale umano non accumulato, la creazione di un proletariato
disperato e conseguenti dimostrazioni violente.
Perché in Europa generalmente mancano di dati più elementari per lo
studio delle minoranze ?
Secondo il professor Persico - che di recente ha vinto quello che
viene considerato il più prestigioso premio italiano per economisti
under 40 - le cause sono da individuare nel fatto che larga parte
degli immigrati sono illegalmente residenti (in Italia il novanta
per cento circa). Altro problema sono le leggi sulla privacy, che
certamente non aiutano al reperimento di dati e talvolta anche la
cultura di una nazione: in Francia è illegale fare un qualsiasi
tipo di classificazione in etnie o razze.
Il professore porta l'attenzione sulla situazione negli Stati
Uniti.
«Qui i dati ci sono, il problema della discriminazione tra bianchi
e neri c'è da tanti anni ed ha accompagnato nascita e crescita
della nazione. Studiamo l'esperienza della popolazione nera così da
imparare qualcosa e prevenire certe situazioni.»
«Un punto importante da analizzare riguarda il capitale umano
perduto, suddiviso in cinque aspetti: la famiglia, l'educazione, la
disoccupazione, criminalità e il reddito. Per quanto riguarda il
primo aspetto la tendenza, che si è consolidata negli ultimi dieci
anni è la seguente: i bambini che vivono in una famiglia non
completa, cioè solo con la madre o con i nonni, sono il sessantadue
per cento per la popolazione nera, contro il venti per cento per la
popolazione dei bianchi. Riguardo all'educazione, il numero di neri
che completano gli studi universitari è nettamente inferiore a
quello dei bianchi: parliamo del dieci, undici per cento dei primi
contro il venticinque per cento dei secondi. Per l'occupazione il
dodici per cento contro il cinque, ma il dato più impressionante
riguarda la criminalità: i neri, che sono il dodici per cento della
popolazione, per il quarantatre percento vivono nelle carceri. Sul
reddito anche qui la differenza è schiacciante. Infatti la famiglia
media bianca guadagna circa quarantacinquemila dollari annui mentre
quella nera solo venticinquemila.»
Persico è poi passato alle possibili cause della mancata
accumulazione di capitale da parte della popolazione nera.
«Ci sono due posizioni principali contrastanti. Secondo la prima
esiste un gusto discriminatorio, che spinge un datore di lavoro a
rispondere prevalentemente ai curriculum che hanno nomi tipicamente
"da bianchi" e a eliminare più frequentemente quelli che hanno nomi
usati prevalentemente da neri, in modo tale che i primi ricevono
circa il cinquanta per cento in più di risposte. La seconda
sostiene che non c'è discriminazione ma più semplicemente una
differente attitudine, dipendente soprattutto dall'educazione
familiare e dagli studi fatti.»
Affianco a queste ve ne è una terza.
«Negli USA - ha ricordato Persico - circa il cinquanta percento
degli occupati ha trovato il suo lavoro attraverso una rete di
conoscenze: familiari, parenti, amici e altro; ciò è a svantaggio
dei neri il cui quarantatre per cento, come abbiamo già detto, è in
carcere. Inoltre la qualità delle scuole, che coincide con la
ricchezza del quartiere in cui sono situate, e la mancanza di
informazione da parte delle famiglie, aumenta il gap scolare fra le
due razze e aumenta la differenza a livello formativo.»
I rimedi?
«In particolare la politica culturale: operazione che prevede
l'eliminazione del problema alla radice, purgando il discorso
sociale di ogni riferimento offensivo o critico del comportamento
delle minoranze, cercando così di sradicare gusto discriminatorio.
Questo richiede una forte volontà politica da parte della
maggioranza , e potere politico della minoranza. Negli Stati Uniti
questa volontà in effetti c'è, a causa del forte senso di colpa,
che è molto diffuso tra i bianchi. Ciò ha reso possibile lo
sviluppo di un sistema ricco di leggi che proteggano le minoranze.
Secondo una parte di economisti è giusto ridurre lo svantaggio con
provvedimenti specifici, ma solo se si ritiene, che esista davvero
un gusto discriminatorio.»
Come sono le leggi in Europa ?
«Effettivamente - dice Persico - le leggi ci sono, ma saranno
applicate? Molte non lo sono e non si sa perché. In Italia per
mancanza di dati non è possibile fare un'analisi.»
Alla domanda «Quale sarà il futuro delle minoranze in Italia?», il
giovane professore risponde «Bisogna eliminare ogni ostacolo che
impedisca il reperimento di dati, per adesso non posso fare
previsioni. Una cosa posso dire: che l'Italia, purtroppo, per una
questione culturale, andrà più facilmente verso la direzione
francese piuttosto che verso quella americana.»