Il Fojaneghe compie 60 anni – Di Giuseppe Casagrande

Primo storico bordolese italiano, è il vino icona della Vallagarina ed è considerato il Sassicaia ante litteram dell'enologia italiana

Le Contesse Bossi Fedrigotti.
 
Buon compleanno Fojaneghe: 60 anni portati con la baldanza di un giovanotto di belle speranze e l'eleganza (noblesse oblige) di un personaggio aristocratico d'altri tempi. Il vino icona dei Conti Bossi Fedrigotti, la storica famiglia trentina presente a Borgo Sacco fin dal XV secolo e che da più di 300 anni coltiva le viti, vide infatti la luce nell'autunno del 1961 grazie ad una felice intuizione del conte Federico Bossi Fedrigotti e dell'enologo Leonello Letrari.
Primo storico uvaggio bordolese italiano è considerato il Sassicaia ante litteram dell'enologia italiana dal momento che ha emesso i primi vagiti in Vallagarina molto, molto tempo prima che esplodesse la moda dei «Supertuscan».
Tra gli estimatori più famosi Luigi Veronelli e Sandro Boscaini, patron del Gruppo Masi, che oggi a distanza di anni intende rilanciarlo sul mercato internazionale.
Prodotto nell’omonimo vigneto da uve Cabernet e Merlot, Fojaneghe racchiude in sé un pezzo di storia dell’enologia italiana, rappresentata da una nobile presenza della famiglia Bossi Fedrigotti, oggi tutta al femminile, con la giornalista e scrittrice Isabella, la sorella Maria José e la nipote Valérie.
 

 
I Conti Bossi Fedrigotti sono radicati in Trentino, a Rovereto, da quasi 600 anni e da più di 300 sono attivi nel mondo del vino.
Il Conte Federico, padre e nonno delle attuali proprietarie, dimostrando il suo spirito pionieristico, comprese per primo le potenzialità delle uve bordolesi Cabernet e Merlot, vitigni presenti da almeno cento anni nella regione, dove esprimevano le loro migliori caratteristiche.
Avendo intuito per primo che questi vitigni potevano essere valorizzati anche in Italia attraverso un sapiente uso del legno, a lui si deve anche l’introduzione della barrique. Una scelta coraggiosa ma lungimirante.
Nel 1961 fu creato il Fojaneghe, primo vino italiano di stile bordolese, che si è fatto notare da subito e ha segnato una svolta innovativa nel panorama enologico italiano e internazionale, non solo per l’uvaggio, le scelte viticole ed enologiche, ma anche per avere proposto come etichetta del vino il nome del suo vigneto d’origine.
 

 
«Papà Federico – racconta Isabella Bossi Fedrigotti – nel 1957, alla guida di un gruppo di viticoltori trentini partì alla volta di Bordeaux per carpire qualche segreto ai colleghi francesi della zona.
«Scoprì così le barrique, le botesèle come furono chiamate in dialetto trentino, che dopo lunga ricerca riuscì a procurarsi.
«Quattro anni dopo era pronto il Foianeghe.»
Nel 2007, anno che suggella la partnership tra Conti Bossi Fedrigotti e il Gruppo Masi, il Fojaneghe viene ulteriormente rinnovato attraverso il supporto del Gruppo Tecnico Masi.
Da allora si è consolidata un’unione fondata sullo «scambio di cultura del vino», dove l’innovazione si sposa con il rispetto della tradizione e la valorizzazione del grande patrimonio enologico del territorio.
Una scommessa che, nel corso di oltre mezzo secolo, è risultata vincente e apprezzata dal pubblico e dagli esperti di settore.
 
Sandro Boscaini, presidente del gruppo Masi, è entusiasta.
«Il Fojaneghe, che ha anticipato in tempi non sospetti il Supertuscan ispirato ai bordolesi, è anch’esso legato alla storia di nobili famiglie che hanno saputo riconoscere le potenzialità delle uve internazionali.
«Vino territoriale per eccellenza, il Fojaneghe diventa così il primo esempio italiano di vino “glocal”: unione tra la cultura trentina e quella bordolese.»
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Giuseppe Casagrande - [email protected]