Storie di donne, letteratura di genere/ 547 – Di Luciana Grillo
Brunella Gasperini, «Rosso di sera» – È l’ultimo romanzo dell’autrice, quello che ha amato di più
Titolo: Rosso di sera
Autrice: Brunella Gasperini
Editore: GAEditori, 2021
Genere: Letteratura femminile contemporanea
Pagine: 200, Brossura
Prezzo di copertina: € 17,50
Trovare su un banchetto di libri usati l’ultimo romanzo di Brunella Gasperini che – dopo questo – avrebbe scritto solo testi autobiografici, per altro molto interessanti, è stata una bella sorpresa!
Non lo avevo mai vstoi, l’ho comprato immediatamente e finalmente l’ho letto, sentendomi un po’ adolescente, con il gusto di ritrovarmi in un ambiente che mi sembra di aver conosciuto: una città di provincia, un gruppo di adolescenti, una «matrigna» chiacchierata, un padre primario con cui per il giovane protagonista è difficile andare d’accordo.
C’è anche il nonno paterno che il nipote ama e che frequenta quasi di nascosto perché il primario lo ha allontanato dalla sua vita: troppo amante della poesia questo anziano che ogni tanto beve un grappino.
Brunella Gasperini ha il dono di scrivere con leggerezza, anche quando l’argomento sono i contrasti intergenerazionali che diventano duri; ha la capacità di raccontare le insicurezze, le ribellioni, le passioni, la tenerezza degli adolescenti; ha il coraggio di scrivere un romanzo che tratta di depressione e di morte, di un amore nato e finito velocemente, di una sorellina scomparsa troppo presto… forse perché il grande primario non ha saputo curarla. Non c’è però solo questo, c’è l’amore per la musica, la volontà di crescere, l’incomprensione tra fratelli.
Perciò questo romanzo, scritto nel 1963, è di un’attualità disarmante, di una chiarezza esemplare, ad esempio, come quando il vecchio nonno dice al nipote: «Sono i padri che devono capire. Non i figli. Tu ti sforzi forse di capire tuo padre?... Se un figlio è stupido, è un guaio perché è stupido. Se è intelligente, è un guaio perché ti giudica. Ci vorrebbe un figlio speciale. Un figlio intelligente, che ti vede come sei, con tutti i tuoi difetti e le tue miserie, ma vuole capirti perché vuole amarti. Vallo a trovare, un figlio così».
Il nipote riflette. A volte ha voglia di provocare suo padre, poi dopo uno scontro duro gli confessa: «Mi rincresce di averti fatto arrabbiare. Non ne avevo l’intenzione».
E il padre: «Neanch’io volevo arrabbiarmi. Né dire quello che ho detto. Volevo dirti bravo per gli esami… ma tu riesci sempre a farmi dire tutto il contrario…».
Rosso e i suoi acerbi diciotto anni mi hanno fatto sorridere e commuovere. Mi è sembrato di vederlo correre in motorino con una tuba, saltare un muro per raggiungere Federica, sorridere a Giovanna che era stata amica della sua sorellina scomparsa, infine trovarsi nel buio sul sentiero…
«Non so come arrivai giù, rotolando, scivolando, strisciando lungo non so che dirupo, aggrappandomi a tutto quello che trovavo, sassi, cespugli, spine, graffiandomi e ferendomi e desiderando – ma non abbastanza – di sfracellarmi anch’io là sotto».
Il dramma si è compiuto, Brunella Gasperini racconta la disperazione e la voglia di arrivare laggiù, ma non sa essere solo drammatica, quel «ma non abbastanza» è leggero, ironico, sdrammatizzante.
È tenera quando descrive Rosso che torna a casa «dopo aver riso, cantato bevuto ballato… Buio il parco, buia la mia stanza, buia la collina dell’infanzia… Mi stendo sul letto, con la finestra aperta, e aspetto. A poco a poco, dal buio stellato nasce odore di gelsomino, l’aria rabbrividisce e il mio cuore si riempie di sussurri… Sei tu?»
Dopo quanto ho scritto, spero che le case editrici riscoprano e ripubblichino gli scritti di Brunella Gasperini.
Luciana Grillo - [email protected]
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