«Cercare la pace, senza mai perdere la speranza»
Mondo a pezzi, ecco la ricetta del cardinale Matteo Maria Zuppi per ricomporlo
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Consapevolezza, dialogo e continua ricerca della pace. Senza mai perdere la speranza. È la bussola del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, per orientarsi in un mondo a pezzi.
«Una situazione – secondo il religioso – creata dall'individualismo e preesistente alle guerre in Ucraina e a Gaza.
«I conflitti non fanno altro che aumentare questa frammentazione e creare contrapposizioni.»
Il capo dei vescovi italiani ha contribuito alla fine della guerriglia in Mozambico e per provare a far cessare la guerra in Ucraina ha incontrato anche il patriarca di Mosca Kirill.
«Quando anni fa Papa Francesco parlò di guerra mondiale a pezzi, destò qualche dubbio. Poi con la pandemia abbiamo capito.
«La storia è una grande maestra, ma la studiamo poco. E purtroppo spesso capiamo solo quando andiamo a sbattere. Bisognerebbe fermarsi e trarre consapevolezza.»
Così il cardinale Matteo Maria Zuppi, al Teatro Sociale quasi al completo, ha risposto a una sollecitazione del professor Marco Magnani, docente di International Economics e di Monetary and Financial Economics all'Università Luiss, sul mondo in frantumi.
Il capo dei vescovi italiani vede la speranza sempre presente, anche se a volte è sepolta dall'adrenalina dello scontro.
La sua ricetta è chiara: «Per terminare la guerra è necessario negoziare. È necessario risolvere le ragioni, ma non con le armi.
«Non a caso dalla consapevolezza è nata l'Onu, espressione della seconda parte dell'art.11 della Costituzione italiana. Importante rifiutare che la guerra sia il modo in cui risolvere i conflitti.
«Bisogna arrivare a una pace giusta e sicura.»
E la ricerca della pace è proprio la sua stella polare.
Quando incontrò Kirill, il patriarca al vertice della chiesa ortodossa russa, molti gli dissero:
«Ma vai a parlare con quello?»
E lui rispose: «E con chi fai la pace?»
Indicando come soluzione il capire la logica del conflitto e il cominciare ad aprire degli spazi.
«C'è la convinzione – ha continuato il religioso – che parlare voglia dire dare ragione.
«Ma ciò è falso. Gesù parlava con i pubblicani, senza essere uno di loro. Però per alcuni chi cerca il dialogo o non si rende conto di chi è l'interlocutore o ne è complice.»
Per il cardinale Zuppi, la predisposizione alla ricomposizione dei conflitti viene da lontano.
In Mozambico, il 4 ottobre 1992, quando era ancora Don Matteo, dopo 17 anni di guerriglia, grazie alla sua mediazione è stata raggiunta la pace:
«È importante la formula: vuol dire che la pace è possibile. E le procedure di sminamento e la pacificazione delle zone rurali sono la via per rendere la pace duratura», – ha sottolineato il capo della Cei.
In ogni caso, è consapevole che purtroppo molte guerre si sono cronicizzate, ma in alcuni casi le cure palliative sono importanti: «Bisogna essere creativi e inventarsi qualsiasi cosa pur di raggiungere l'obiettivo».
Sollecitato dal professor Magnani, Zuppi non si è sottratto e ha affrontato anche i temi del declino demografico e dell'intelligenza artificiale.
La bassa natalità si sta riflettendo nel mondo del lavoro, mentre riguardo alla tecnologia – ha spiegato il religioso – è importante come utilizziamo lo strumento e chiedersi chi comanda: «Il caso del lavoratore licenziato tramite sms rappresenta una stortura nell'uso di questi dispositivi».
Non poteva mancare la crisi climatica. Per l'economista della Luiss basterebbe coltivare e custodire l'ambiente, il compito dato da Dio all'essere umano nel giardino dell'Eden.
Il presidente della Conferenza episcopale italiana precisa che «L'errore consiste nel pensare di essere se stessi senza l'altro. Consumismo ed egoismo sono i problemi.
«Quando si verificano le alluvioni, bisognerebbe leggere la cronaca in una prospettiva che guardi un po' lontano.»
E cita Vittorio Gallese, uno dei due scienziati che ha scoperto i neuroni a specchio: «È come giocare a biliardo senza le sponde».
Per Zuppi «con lo sfruttamento perdi il gioco tu e chi verrà dopo di te, se verrà».