Il Nobel Kremer: «Prepararsi per le prossime pandemie»

Per l’economista serve uno sforzo mondiale per aumentare la capacità produttiva e evitare il nazionalismo dei vaccini

Aumentare la capacità produttiva dei vaccini da parte degli Stati per potersi preparare alle prossime pandemie, essere più veloci nel tutelare la popolazione e garantire l’accesso a tutti i Paesi, compresi quelli più poveri, alla copertura vaccinale.
Il premio Nobel per l’economia del 2019 Michael Kremer ha sollecitato la comunità mondiale a trarre degli insegnamenti dalla pandemia da Coronavirus in modo da farsi trovare pronti per casi simili che accadessero in futuro.
Kremer lo ha evidenziato partecipando da remoto all’appuntamento del Festival dell’Economia dal titolo «Economia e politica di vaccini e pandemia» moderato dal direttore scientifico Tito Boeri e che ha visto partecipare sempre in videocollegamento anche Rino Rappuoli, direttore scientifico di GlaxoSmithKline Vaccines di Siena.
 
«Il vaccino è stato prodotto a un ritmo incredibile ma non abbastanza veloce, perché in alcuni Paesi siamo in ritardo – ha detto Kremer – Dovremo prepararci per le pandemie del futuro per garantire una capacità di produzione adatta e avere una ricerca e sviluppo e la filiera a posto.»
Kremer ha spiegato come la maggior parte dei vaccini candidati non è andata a buon fine e che “molti esperti dicevano che per la fine del 2021 non si sarebbero approvati vaccini o che al massimo se ne sarebbero prodotti 100 milioni, mentre in realtà siamo andati oltre queste previsioni”.
Ricordando come la pandemia abbia comportato fino a 500 miliardi di dollari di perdita mensile del Pil mondiale, Kremer ha sottolineato come decisiva sia stata l’azione dei «governi che hanno speso per aumentare la capacità produttiva, come il Regno Unito e gli Usa, e questo ha dato il la all’aumento della capacità produttiva mondiale».
 
«La velocità nella vaccinazione è un fattore molto importante – ha aggiunto Kremer – e serve un aumento della capacità produttiva, perché l’aumento dell’offerta potrà dare vantaggi a tutti i Paesi, dato che così non si creano carenze di scorte e non si aumentano i prezzi”.
Fondamentale per il Premio Nobel prepararsi ora perché «non sappiamo dove spunterà una nuova pandemia e dovremo prevedere una capacità che si può ampliare in caso di necessità per essere in grado di vaccinare rapidamente il mondo».
Avere un numero elevato di dosi permette anche di «superare il problema del nazionalismo dei vaccini. Ci vuole uno sforzo mondiale per aumentare la capacità produttiva».
 
Kremer ha poi sottolineato come occorra incentivare la ricerca e l’innovazione nel settore dei vaccini, evitando il monopolio di chi produce perché ciò riduce l’accesso al farmaco.
Il modello da sostenere è quello della «contrattazione preliminare, come quella messa in campo nel caso del vaccino contro le malattie pneumococciche.
«Qui ci sono stati investimenti pubblici per 1,5 miliardi di dollari e sono stati messi a punto 3 vaccini diversi che hanno salvato 700.000 vite.
«Tale approccio della contrattazione preliminare per avere un numero di vaccini tale da coprire tutta la popolazione mondiale ha avuto successo e può guidare ricerca e sviluppo per garantire l'accesso ai vaccini.»
 
Rappuoli, da parte sua, ha sottolineato di essere «contento di avere avuto torto» sui tempi dei vaccini, «visto che i primi vaccini si sono sviluppati in 10 mesi e non nei 3 anni previsti inizialmente. Per quali ragioni?
«Il vaccino per il Covid è risultato molto facile da produrre e un’altra condizione fondamentale è stato l’investimento enorme messo in campo dal settore pubblico.»