Le regole – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

«Regolano» in nostro stare insieme fornendo precise indicazioni da seguire

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Le regole, spiega l’etimologia, sono piccole assi di legno così chiamate in latino, con le quali puoi andar diritto quando devi tracciare una linea.
Per estensione allora sono tracce, istruzioni, inviti o norme condivise che hanno la funzione di guidare e dar forma ai comportamenti. Per meglio dire regolarli, cioè renderli conformi alle aspettative degli altri e della vita in comune.
Le regole, dice Gherardo Colombo, l’ex magistrato di Mani Pulite, più che importanti sono essenziali in quanto costituiscono «Un complesso di indicazioni attraverso le quali possiamo vivere insieme e arrivare a fidarci gli uni degli altri».
 
Non possiamo fare a meno delle regole, insiste Colombo dicendo che «per fare le regole ci vogliono regole».
Proprio con questa frase inizia un suo libro istruttivo e pratico dal titolo «Anche per giocare servono le regole» (Ed. Chiarelettere) con un sottotitolo decisivo «Per diventare cittadini».
Allora è una necessità l’educazione alle regole e il loro insegnamento, che è un lasciare segni o esempi insieme a indicazioni capaci di dire con chiarezza quanto esse non siano limitazioni della libertà, neppure divieti, ma strumenti capaci di aiutare a raggiungere un risultato.
 
La cura delle regole è primaria nell’educazione, perché è cura delle persone, attenzione alle relazioni, sviluppo di dialogo che, diversamente dal monologo e dalle prescrizioni, non ostacola la comprensione, ma porta a condividerle in un lungo processo di mediazione e negoziazione.
Ma usciamo dall’equivoco che le regole siano sanzioni.
Non lo sono, ribadisce Colombo, anche perché la trasgressione di una regola non prevede sempre una punizione.
Anzi potrebbe non esserci la sanzione, per quanto apertamente ne vada sempre richiesto il rispetto.
 
Trasgredire a volte è anche auspicabile. Serve a far acquisire la responsabilità e far crescere l’autonomia, perché per diventare responsabili bisogna esercitare l’autonomia.
Quello che non può mancare è la conoscenza delle regole e la loro comprensione.
La condivisione dei contenuti poi permette di osservarle, unicamente perché si vuole e non perché si deve.
In ogni caso le regole devono essere adeguate all’età dei figli.
Dovrebbero essere alla portata di chi deve rispettarle, spiegate, chiarite e discusse insieme con i figli più grandi, in modo che essi sappiano cosa ci si aspetta da loro.
 
Prendiamo un gioco qualsiasi che fanno i bambini e sappiamo, per averlo osservato, che i piccoli quando giocano tra di loro, sanno da soli che in ogni gioco c’è bisogno di indicazioni precise a cui tutti devono ad attenersi. Altrimenti senza regole si litiga!
Se ci sono trasgressioni la cosa più importante è quella di non farsi trovare impreparati di fronte ai tentativi di manipolazione, quanto piuttosto chiarire che si è capito l’inganno parlandone con calma.
 
È invece molto utile esplicitare il dispiacere che proviamo per la trasgressione o esprimere in modo adeguato il proprio disappunto dicendo che ci aspettiamo non accada più. In questo modo consentiamo a un figlio di riconoscere la nostra coerenza e le nostre convinzioni.

Giuseppe Maiolo – psicoanalista
Università di Trento