110 anni fa la 1ª Battaglia della Marna: caddero 154.000 uomini

Dal 5 al 12 settembre 1914 si fronteggiarono 1.080.000 franco-inglesi e 754.000 tedeschi – Fu persa dai tedeschi e segnò una svolta nella storia della Grande Guerra

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La Prima Battaglia della Marna fu combattuta dal 5 al 12 settembre 1914 tra le truppe tedesche e quelle franco-inglesi nella regione compresa tra i fiumi Marna e Ourcq, a est di Parigi, a poco più di un mese dall’inizio delle ostilità della Prima guerra mondiale sul fronte occidentale.
L'esercito tedesco, impegnato nella grande offensiva generale prevista dal piano Schlieffen e arrivato fino a pochi chilometri dalla capitale francese, venne inaspettatamente contrattaccato dall'esercito francese che nonostante la lunga ritirata aveva mantenuto la coesione e lo spirito offensivo. Agli scontri parteciparono anche i soldati del piccolo Corpo di spedizione britannico.
La battaglia si svolse tra il 5 e il 12 settembre 1914 e si concluse con la vittoria anglo-francese grazie anche a una serie di errori strategici dell'Alto comando germanico.
I tedeschi dovettero ripiegare dietro la Marna e poi sull'Aisne. Ma, nonostante la sicurezza di vincere, i tedeschi avevano preparato il «piano B»: nel caso avessero perso la battaglia…
Per questo, anche se la battaglia si concluse con la vittoria del Francesi, la guerra era virtualmente giunta al pareggio e ci vollero altri quattro anni di inutili stragi per capirlo.
 

 
 Le operazioni dei Tedeschi
Alla fine di agosto 1914, dopo le battaglie di Le Cateau e di San Quintino, il generale von Moltke e gli altri generali tedeschi ritennero in un primo momento di aver ormai raggiunto la vittoria. Sia il generale von Kluck che il generale von Bülow inviarono rapporti in cui scrivevano di «disfatta decisiva inflitta al nemico» e di «vittoria totale». Il nemico era in «piena ritirata».
Il generale von Kluck, comandante della 1ª Armata considerava, dopo aver superato le difese nemiche a Le Cateau e dopo i segni di disgregazione delle forze avversarie in ritirata, di aver ormai definitivamente distrutto la capacità di resistenza del corpo di spedizione britannico.
La marcia dell'ala destra tedesca stava procedendo dal 29 agosto non più verso sud-ovest, in direzione della bassa Senna, come previsto dal piano Schlieffen originale, ma verso sud in una direzione generale a est di Parigi.
Notizie favorevoli provenivano anche dalle armate dell'ala sinistra: la 4ª Armata aveva superato la Mosa e il duca Albrecht parlava di«grande vittoria». Nel frattempo il generale von Kluck continuava ad avanzare e, trascurando le sollecitazioni del generale von Bülow a convergere verso est a Laon, marciava a sud verso Compiègne e Soissons.
All'inizio di settembre al quartier generale dell'OHL a Lussemburgo sorsero nuovi dubbi e incertezze; l'ottimismo del generale von Kluck non era completamente condiviso e lo stesso ministro della Guerra Erich von Falkenhayn aveva evidenziato che non c'erano segni di aver raggiunto una vittoria decisiva.
Il nemico si ritirava in buon ordine mantenendo la coesione e le truppe tedesche avevano catturato pochi prigionieri e armi abbandonate.
 
Il generale von Moltke diramò nuovi ordini generali il 2 settembre. Prevedevano che l'armata del generale von Kluck arrestasse la sua marcia verso sud e invece assumesse una posizione di sbarramento verso ovest per proteggere il fianco destro dell'armata del generale von Bülow contro possibili attacchi francesi provenienti dalla regione di Parigi.
In un primo momento il generale von Kluck non eseguì queste disposizioni e continuò ad avanzare verso sud.
Il 4 settembre il generale von Moltke diede quindi nuove disposizioni e inviò il tenente colonnello Richard Hentsch al quartier generale della 1ª Armata.
Il nuovo piano del comandante in capo prevedeva ancora che il generale von Kluck e il generale von Bülow fermassero la loro avanzata e si schierassero verso ovest e sud-ovest per coprire il fianco destro delle altre armate.
Sull'ala sinistra la 6ª e la 7ª Armata avrebbero dovuto agganciare le forze francesi in Lorena, mentre l'attacco principale sarebbe stato sferrato dalla 4ª e dalla 5ª Armata verso le Argonne in direzione di Verdun e Nancy.
Infine la 3ª Armata del generale von Hausen avrebbe dovuto eventualmente prestare appoggio sulla sua destra o sulla sinistra in caso di difficoltà delle armate schierate sulle ali.
Questa nuova direttiva, quindi, abbandonava definitivamente l'originale piano Schlieffen di aggiramento generale dell'esercito anglo-francese per mezzo di una manovra decisiva dell'ala destra e contribuiva a confondere ulteriormente i comandanti sul campo.
Alle ore 07.00 del 5 settembre i generali von Kluck e von Kuhl ricevettero i nuovi ordini dell'OHL.
I due comandanti sapevano che le loro truppe erano stanche e al limite delle loro capacità, ma in realtà al comando supremo prevaleva un certo ottimismo e si diede poca importanza ai rapporti sui movimenti di truppe francesi verso ovest, interpretati solo come azioni di retroguardie.
Insomma la grande battaglia stava per cominciare nella convinzione che la Francia era piegata. Ma quello fu solo uno degli errori commessi dai comandi tedeschi, tra i quali la totale sottovalutazione del carattere dei Francesi.


 
 Le operazioni dei Francesi
Il mattino del 6 settembre 1914, il generale Joffre emise il seguente comunicato destinato a tutti i soldati al suo comando.
«Nel momento in cui si inizia una battaglia dalla quale dipende la salvezza della Francia, tutti gli sforzi devono essere tesi ad assalire e respingere il nemico. Un reparto che non possa più avanzare dovrà, a qualunque costo, conservare il terreno conquistato e farsi uccidere sul posto anziché indietreggiare. Nelle circostanze attuali nessuna debolezza può essere accettata.»
Il messaggio ebbe il suo affetto, i soldati avrebbero combattuto fino all’ultimo uomo.
Ma dal punto di vista strategico Joffre non aveva perso di vista la situazione. Aveva visto che von Kluck aveva dilatato il proprio schieramento proprio all’altezza del campo trincerato di Parigi. Era giunto il momento di contrattaccare quel punto debole.
La sorpresa riuscì, perché i Tedeschi non si attendevano alcun attacco. Presi di sorpresa e nel clima di ottimismo generale che abbiamo visto, commisero una serie di errori.
Su tutto il fronte la resistenza francese colse di sorpresa i tedeschi, con il risultato che a fine giornata erano morti migliaia di soldati senza che nessuno dei due schieramenti avesse ottenuto risultati concreti.
Il che però, significava che i Tedeschi erano stati fermati.
 
Von Kluck, che si era visto attaccare nella parte dello schieramento più debole, manovrò con due corpi d’armata per contrastare la minaccia. Ma non ottenne i risultati che si era prefissato, perché durante la giornata del 6 settembre la 6ª Armata francese aveva ricevuto di rinforzo la 61ª Divisione di riserva.
Era una questione di vita o di morte che correva sulle capacità di movimento che avevano i due schieramenti. Ed è in questo clima di fervore patriottico francese che nella giornata del 7 settembre si verificò il famoso episodio dei «taxi della Marna».
Per accelerare al massimo il trasporto a nord dell'Ourcq del 4º Corpo d'armata, il governatore di Parigi - generale Gallieni - fece ricorso all'espediente improvvisato di trasferire a 50 chilometri a nord una parte della 7ª Divisione, appena arrivata esausta dopo una serie di marce forzate, sui taxi di Parigi, frettolosamente requisiti.
Circa 1.200 taxi principalmente di modello Renault AG e AG-1 furono radunati all'Hôtel des Invalides e caricarono nel sobborgo parigino di Livry-sur-Seine ciascuno quattro o cinque soldati del 103º e 104º Reggimento di fanteria. Le truppe, circa 4.000 soldati, giunsero a destinazione nella regione di Nanteuil alle ore 02.00 dell'8 settembre; durante il trasporto le unità si frammischiarono e raggiunsero il luogo di raggruppamento.
Questo trasferimento d'emergenza non rivestiva in realtà un ruolo decisivo ed ebbe limitata importanza per l'esito degli scontri, ma l'episodio e il patriottico impegno dei taxisti parigini divennero la rappresentazione simbolica più famosa della battaglia della Marna.
 
Il famoso taxi Renault di Parigi.

La situazione di crisi avvertita dai tedeschi venne superata nel peggiore dei modi. Intempestivi o inopportuni spostamenti di truppe da un’armata all’altra, permisero ai francesi di contrattaccare il nemico senza che il comando supremo tedesco riuscisse a farsi un quadro della situazione.
In realtà, però, anche i francesi avanzavano senza direttive precise e la situazione si presentò fluida e di difficile interpretazione. La stanchezza dei soldati da entrambe le parti aggravava la situazione.
Se il dover rallentare l’avanzata rappresentava di per sé un grosso smacco per i Tedeschi, a fine giornata dell’8 settembre  giunse il momento di prendere atto che la posizione isolata della 1ª Armata tedesca stava diventando sempre più pericolosa.
Al mattino del 9 settembre i generali von Kluck e von Kuhl appresero notizie precise dal generale von Bülow sulla ritirata verso la Marna della 2ª Armata, mentre la cavalleria tedesca comunicò che la situazione nel varco tra le due armate era sempre più critica.
Era giunto il momento di ripiegare per migliorare le proprie posizioni.

Il generale von Kluck organizzò una riunione con i suoi generali per esaltarne la risolutezza e accelerare l'attacco sull'ala settentrionale. E, come Joffre, diramò l’ordine del giorno che affermava che «ogni soldato doveva essere convinto della vittoria» e che se l'attacco avesse avuto successo «sarebbe stata raggiunta la vittoria finale».
Anche il generale von Quast era ottimista e ritenne che le forze francesi rimaste non sarebbero state in grado di fermare il suo attacco verso Parigi.
Ma le cose cambiarono completamente dopo le ore 11.30 quando al quartier generale della 1ª Armata a Mareuil-sur-Ourcq giunse il tenente colonnello Richard Hentsch, inviato dal generale von Moltke per valutare la situazione e prendere eventuali decisioni.
Era successo che a causa di gravi difficoltà di comunicazione, Moltke non era tempestivamente informato della situazione e, ricevendo solo notizie incomplete e poco chiare che accentuarono il suo pessimismo di fondo, decise di inviare il tenente colonnello Richard Hentsch di cui sopra, con la precisa autorizzazione di ordinare una ritirata «se fosse stata ritenuta indispensabile».
Il colonnello incaricato a rilevare lo stato della situazione, alla fine si convinse che il tutto fosse sotto controllo e lo comunicò via radio a Moltke.
 
Le cose cambiarono in serata quando Hentsch raggiunse il quartier generale della 2ª Armata dove trovò una situazione di scoramento e pessimismo tra gli ufficiali più alti in grado.
L'armata venne definita in «disgregazione» e venne deciso quindi con il pieno consenso dell'ufficiale di iniziare la ritirata generale.
Alle ore 13.15 del 9 settembre il generale von Kluck diede ordine alla 1ª Armata di arrestare gli attacchi e iniziare a ripiegare «in direzione di Soissons», mettendo così termine con un fallimento finale alla grande avanzata su Parigi.
Ovviamente, però la Battaglia della Marna non era ancora finita.
 
 

 L'incredibile ruolo di un semplice tenente colonnello
Il 10 settembre fallì l'ultimo attacco della 5ª Armata tedesca; da giorni i tedeschi stavano subendo pesanti perdite sotto il fuoco dei cannoni da 75 mm francesi diretti dal generale Frédéric-Georges Herr, comandante dell'artiglieria del VI Corpo d'armata del generale Martial Verraux.
Il generale Herr coordinò con abilità il fuoco dei suoi cannoni sfruttando le informazioni fornite dagli aerei da ricognizione e dai palloni aerostatici.
Per sopprimere il fuoco dei cannoni francesi, la 5ª Armata del Kronprinz decise di sferrare alle ore 02.00 del 10 settembre un attacco frontale in massa alla baionetta con tre corpi d'armata. Dopo alcune incertezze, il comando autorizzò questo rischioso assalto che terminò con un totale fallimento.
La fanteria tedesca, quasi 100.000 soldati, venne decimata durante l'avanzata a Vaux-Marie, a nord di Sainte-Menehould, dal micidiale fuoco dei cannoni da 75 mm francesi del V e del VI Corpo d'armata dell'armata del generale Sarrail.
Non solo, alle ore 07.45 i francesi contrattaccarono e i tedeschi diedero nuovamente segno di disgregazione e confusione e molte unità ripiegarono dopo aver subito perdite molto elevate. In alcuni reparti caddero fino al 40% degli uomini.
 
Il generale von Moltke ricevette il rapporto finale del tenente colonnello Hentsch dopo il ritorno dell'ufficiale al quartier generale di Lussemburgo alle ore 12.40 del 10 settembre.
Il capo di stato maggiore decise allora di recarsi di persona presso i comandi delle armate tedesche.
Trovò qualche generale ancora ottimista, ma qualcuno gli spiegò che le sue truppe non erano più in grado di combattere.
Quando il generale von Bülow dal quartier generale della 2ª Armata lo informò che i francesi stavano per sfondare sul fianco destro e sul centro della 3ª Armata, il generale von Moltke temette un crollo non solo dell'ala destra ma anche del centro dello schieramento e prese «la più difficile decisione della mia vita» e alle ore 13.30 del 11 settembre ordinò la ritirata generale di tutto l'esercito.
Il generale von Moltke, ormai completamente demoralizzato, ritornò al quartier generale dell'OHL a Lussemburgo alle ore 14.00 del 12 settembre.
Il 14 settembre il Kaiser Guglielmo II di Germania, deluso e irritato per la sconfitta e allertato dai suoi consiglieri del crollo nervoso del capo di stato maggiore, decise di destituirlo assegnando il comando supremo al Ministro della Guerra, generale Erich von Falkenhayn.
 

Joffre, Moltke e Falkenhayn.

 La guerra continua
cretò il fallimento del piano Schlieffen e cancellò per sempre la possibilità di una rapida vittoria tedesca sul fronte occidentale.
Molte polemiche sorsero quasi subito tra militari, esperti e storici, sulle cause e sulle responsabilità dell'esito negativo della battaglia per i tedeschi.
Alcuni ritennero che la sconfitta fosse dovuta soprattutto alle carenti doti di comando del generale von Moltke, alla sua insicurezza e al suo pessimismo.
Altri hanno considerato decisivo il ruolo del tenente colonnello Hentsch e hanno ritenuto stupefacente che un ufficiale di grado inferiore avesse potuto prendere decisioni importantissime da solo, imponendole ai generali comandanti d'armata.
Secondo molti storici gli errori più importanti da parte tedesca furono commessi dal generale von Kluck che di sua iniziativa deviò la marcia a sud-est di Parigi, non arrestò l'avanzata il 2 settembre e infine prese la rischiosa decisione di concentrare tutte le sue forze sull'Ourcq senza preoccuparsi di mantenere la coesione del fronte.
 
Il 12 settembre, preso atto che la grande battaglia era conclusa con la vittoria francese, il generale Joffre diramò un altro comunicato ai suoi soldati.
«Tutti, ufficiali, sottufficiali e soldati, avete risposto al mio appello. Tutti avete ben meritato la riconoscenza della patria
In realtà, però, i Tedeschi avevano in serbo una amara sorpresa crudele per gli alleati. Quando sferrarono la grande offensiva nel cuore della Francia, i Tedeschi erano certi di vincere.
Ciononostante, avevano previsto anche la sconfitta.
Poiché si allontanavano troppo e troppo in fretta dalle proprie posizioni fortificate, i Tedeschi avevano deciso di preparare una linea formidabile sulla quale le armate, eventualmente battute, avessero potuto ripiegare e sostenersi. Tanto di cappello.
Quando gli alleati venenro a ridosso delle linee tedesche, capirono che la guerra era ben lungi dall’essere vinta.
Cominciava così la guerra di posizione, quella che sarebbe costata centinaia di migliaia di morti senza risultati di sorta.
L’inutile strage continuava.
 
GdM

Si ringrazia Wikipedia per le foto e per parte dei dati.