I novant’anni de «La Sportiva» – Di Daniele Maurizio Bornancin

Quasi un secolo di impegno lavorativo e di crescita, un cammino giunto, con passione, alla quarta generazione

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Con questa intervista ci trasferiamo a Ziano di Fiemme per conoscere un’importante azienda, leader per le calzature e l’abbigliamento sportivo, sia in Italia che all’estero: La Sportiva SpA, che con impegno e tenacia è attiva da ben novant’anni.
Una realtà industriale che si è adeguata costantemente ai tempi ed ha saputo migliorare il sistema organizzativo e gestionale diventando così leader mondiale, per qualità e innovazione, nel settore outdoor.

È un’azienda trentina che produce calzature e abbigliamento tecnico invernale ed estivo di alta qualità e si distingue per la vendita di scarpette da arrampicata su roccia, scarponi da sci, da escursione e da arrampicata sul ghiaccio, attrezzature per lo sci alpinismo, scarpe da trail - running e abbigliamento specifico per le varie discipline sportive praticate in montagna.
La sede principale è a Ziano di Fiemme, altri due centri di produzione sono a Montebellluna (TV) e in Cina.

Per avvicinarci a quest’azienda e conoscerne meglio la storia e l’organizzazione abbiamo incontrato Giulia Delladio, che rappresenta la quarta generazione essendo figlia di Lorenzo Delladio Amministratore della Società.
 

 
Giulia, parliamo della vostra azienda: della storia, delle caratteristiche e della Sua esperienza come esponente della quarta generazione.
«Le prime mosse della nostra azienda risalgono al 1928 quando il bisnonno Narciso fondò un laboratorio artigianale per la riparazione e in seguito per la produzione di zoccoli e scarponi di legno e pelle.
«Siamo nel periodo della guerra e questi scarponi furono usati dai boscaioli della Val di Fiemme, dagli agricoltori delle zone del Trentino, nonché dai soldati. L’azienda allora si chiamava Calzoleria Sportiva e in quell’anno Narciso partecipò alla Fiera Campionaria di Milano con successo.
«La fine della guerra portò una nuova crescita della domanda di scarponi che lo spinse ad assumere dei collaboratori.
«Negli anni quaranta e cinquanta entrò in azienda il figlio Francesco (che rappresenta la seconda generazione), mio nonno, e si aprì un nuovo laboratorio a Tesero, dove s’iniziò la produzione di scarponi da sci e il nome fu cambiato in La Sportiva.
«Da subito l’azienda si fece conoscere anche nei Paesi europei, grazie a un campionario invernale ed estivo innovativo e piacevole.
«Nel 1970 entrarono i figli di nonno Francesco (la terza generazione della famiglia Delladio) ossia: Lorenzo (mio padre) e gli zii Marco e Luciano, e si realizzò la produzione degli scarponi da montagna. Negli anni ottanta, con la collaborazione dei più importanti atleti del mondo, sono nate le produzioni di scarpette da arrampicata.
«Nel 1991 è stato acquisito il 50% di una società francese e nasce La Sportiva France per la produzione e commercializzazione in Francia dei prodotti di casa Delladio. Nel 1996 è stato inaugurato il modernissimo stabilimento di Ziano. L’anno successivo Luciano esce dall’azienda.
«L’azienda cresce negli anni, ampliando le categorie di prodotto e i modelli presentati, con nuove soluzioni tecniche e approccio comunicativo al passo con i tempi.
«Con un accordo firmato nel 2011 con una società cinese La Sportiva sbarca anche in quelle terre e nel 2017 mio papà Lorenzo rileva le quote dello zio Marco e diventa così l’unico socio e amministratore dell’impresa. L’azienda si espande sempre più e nell’assortimento si inseriscono le calzature per l’alpinismo estremo, realizzate con tecniche moderne e materiali di alta qualità.
«Ufficialmente io entro in azienda nel 2007 e faccio parte del gruppo degli addetti al settore marketing e promozione.»
 

 
Veniamo ora alla sua esperienza in azienda.
«La nostra casa era sopra gli uffici dello stabilimento, quindi sopra l’azienda e si sentivano i rumori del magazzino, delle macchine e degli impianti, così mi è nata la curiosità di capire e vedere cosa succedeva. Quest’ambiente è nel tempo diventato la mia casa.
«Da ciò è nata la passione che poi è continuata a crescere in me. Ricordo che già dalle elementari, con mio padre e per mia volontà andavo alle Fiere dove aiutavo a fare il caffè per i visitatori nel nostro stand accogliendo i clienti. Ho poi trascorso vari periodi estivi a inserire fatture o a fare vari lavoretti d’ufficio o altre piccole collaborazioni nei vari settori, per avere così una conoscenza completa della gestione aziendale.
«Nel 2007 mi sono laureata in Economia e Marketing Internazionale all’Università di Modena, poi ho perfezionato gli studi all’estero e con esperienze lavorative in Colorado e in Canada.
«Attualmente ricopro l’incarico di Corporate Marketing Manager: insieme al team che coordino, curiamo gli eventi, i rapporti con gli atleti, le promozioni e tutto quanto ruota attorno ai nostri prodotti, dai meeting, alle conferenze stampa, allo studio dei materiali, dei colori delle calzature e dell’abbigliamento, che poi sono sviluppati dal nostro Centro ricerca.
«Personalmente mi occupo delle indagini sulle tendenze, delle analisi di mercato dei vari Paesi, degli studi sui prodotti, dei progetti europei e delle strategie dei mercati internazionali della nostra azienda. Sono Consigliere dell’Associazione Nazionale Produttori di Articoli Sportivi (Assosport), che aderisce a Confindustria e valorizza e tutela le aziende che producono abbigliamento, calzature e attrezzature sportive.
«Da poco è entrato in azienda anche mio Fratello Francesco che ha terminato gli studi e sta facendo l’esperienza a rotazione nelle varie aree dell’azienda per poi entrare con uno specifico ruolo nell’assetto organizzativo-aziendale; con lui rappresentiamo la quarta generazione.
«Posso dire che l’azienda è diventata la mia famiglia, io faccio parte di essa ed essa di me.»
 

 
In ambito di generazioni impegnate nel lavoro, può descrivere il riconoscimento da lei ottenuto: «Di padre in figlio»?
«Il premio Di padre in figlio giunto alla 9ª edizione è un riconoscimento dedicato alle imprese italiane che hanno saputo gestire al meglio il passaggio generazionale. La nostra azienda, da me rappresentata in quell’occasione, faceva parte dei 47 finalisti suddivisi in otto categorie. A La Sportiva leader mondiale nella produzione di calzature e abbigliamento Outdoor è andato il premio per l’internazionalizzazione, dedicato al passaggio generazionale in azienda a forte presenza sui mercati esteri, capace di distinguersi sullo scenario globale, senza perdere l’anima data dalla gestione familiare, tutta trentina.
«Una storia di molti anni che ha portato una cultura calzaturiera basata sull’innovazione tecnica per gli amanti della montagna. Un equilibrio fra tradizione e mantenimento dei valori, che sono l’ossatura dell’azienda e uno sguardo costante al futuro. Tutto questo ci ha permesso di ottenere questo significativo premio, che ci stimola a lavorare sempre più con impegno e sempre al meglio, per soddisfare la nostra clientela. Stimola
«La cerimonia di premiazione che mi ha visto protagonista di tale momento di emozione e gioia, mi ha anche permesso di conoscere giovani donne e uomini operanti in altri settori del patrimonio industriale italiano.»
 
Qualche altro aspetto dello sviluppo aziendale?
«La Sportiva occupa complessivamente 375 persone con un’età media di 36 anni e con il 57% di donne. Il personale proviene in prevalenza dalla Val di Fiemme, poi dalla provincia di Bolzano, da Trento, da Montebelluna (distretto delle calzature) e da altre regioni. L’80% del fatturato è dato dall’Export.
«Quest’anno, complesso per le attività commerciali e per il turismo, ma anche caratterizzato da un desiderio delle persone di scoprire o riscoprire le attività sportive o le semplici camminate all’aria aperta a contatto con la natura, (anche come reazione alle chiusure conseguenza del Covid) ci ha persuaso ad aprire un nuovo negozio a Courmayeur; il nostro decimo punto vendita con marchio La Sportiva, che copre tutte le discipline sportive con un assortimento per le quattro stagioni.
«Sebbene la crisi abbia colpito tutti i settori chiuderemo l’anno in corso con una leggera crescita, salvo non sopravvengano nuove chiusure in alcuni Stati europei, tali da non permetterci di consegnare e spedire gli ordini già in casa.
«Diciamo che il nostro settore è positivo, il mercato pure. Certo, alcuni negozianti hanno tanta merce in deposito, certamente questo potrebbe creare qualche rischio per il futuro.»
 

 
Dal suo osservatorio, come vede il futuro del Trentino?
«La tranquillità data in prevalenza dal turismo non c’è più. Il Trentino non può essere solo turismo, ma è e deve essere anche artigianato, commercio, agricoltura, industria e servizi, settori tutti che devono essere valorizzati. Bisogna trovare un’alternativa al turismo.
«È necessario creare delle aree strutturate per singole attività all’aperto in sicurezza: non solo momenti sportivi legati allo sci alpino, ma offrire al turista moderno, idee e attività nuove. Il progetto Passo Rolle, proposto dal mio papà, non può rimanere fermo per restare un’idea incompiuta.
«Oggi è importante cercare e proporre attività aggiuntive legate al turismo organizzato, per le varie esigenze delle persone, chiaramente il tutto fatto in assoluta sicurezza e con un occhio di riguardo alla sostenibilità.»
 
Grazie Giulia e buon lavoro.
 
Un’azienda in un settore particolare che ha raggiunto un successo anche fuori dai confini provinciali, nota a livello mondiale, dove l’impegno e la volontà sono stati i reali protagonisti negli anni.
Un esempio di un passaggio generazionale ben riuscito, che sprigiona passione ed è rivolto con entusiasmo e vivacità al futuro, non solo della propria azienda, ma anche della comunità tutta.
Un piccolo affresco della storia locale, una testimonianza di ricordi, di spontaneità e di freschezza.
Una successione cronologica che ha visto la crescita della cultura imprenditoriale trentina.
Un modo di fare impresa basato sulla condivisione, sulla responsabilità e sostenibilità.
Tutto questo è, di fatto, lo spirito e il sistema de «La Sportiva».

Daniele Maurizio Bornancin – [email protected]